lunedì 3 settembre 2012

Anemone giapponese o autunnale



Dell'anemone abbiamo già parlato, ma questa è una varietà diversa:
Uno dei più famosi “cacciatori di piante” anglosassoni della prima metà del XIX secolo fu lo scozzese Robert Fortune, che nel 1842 intraprese un lungo viaggio in Cina, dove era stato inviato con compiti precisi, fra cui quello di mettere le mani sui peschi coltivati a Pechino nel giardino dell’imperatore. Compiuta la missione, egli tornò a Londra nel 1846, carico di piante nuovissime che furono subito introdotte nel giardino della Horticultural Society, allora a Chiswick.




Qualche tempo dopo, quando Fortune ebbe occasione di ammirare in quel luogo una massa di anemoni tardivi, in piena fioritura, che lui stesso aveva portato in patria, non poté trattenersi dallo scrivere che essi: “…erano belli e rigogliosi tali e quali li avevo visti crescere sulle tombe dei cinesi, nei pressi dei bastioni di Shangai”.



Si trattava di Anemone hupehensis var. japonica, una varietà probabilmente spontanea dotata di un numero di petali assai maggiore rispetto alla specie-tipo, che di norma vive fra le rocce dei rilievi montuosi di alcune province cinesi, fino alla quota di 2.500 m. Entrambe le piante, in ogni caso, hanno la proprietà di fiorire tra agosto e novembre, quando tutti gli altri anemoni sono andati a riposare ormai da un pezzo. Se infatti esiste, in natura, un genere con un amplissimo spettro dei tempi di fioritura per i suoi numerosi membri, questo è proprio Anemone, che apre la stagione primaverile con alcune specie precocissime, come A. nemorosa, e la chiude appunto verso novembre, dulcis in fundo, con altre piante (le due citate, ma anche A. tomentosa ed A. vitifolia) e con tutti gli ibridi tardivi ottenuti mediante pazienti incroci.
Gli anemoni tardivi sono detti genericamente “giapponesi”, perché la prima pianta menzionata in epoca moderna fu un esemplare registrato nel 1695 come “pianta del Giappone”, in quanto scorrettamente ritenuto originario di quel Paese. L’errore fu tuttavia accettato anche dai botanici dei secoli seguenti, peraltro consapevoli che invece A. hupehensis var. japonica era una varietà sfuggita alla coltivazione e poi naturalizzatasi sia in Cina sia in Giappone






             Narra il mito che Anemone era una ninfa della corte di
             Chloris, la dea dei fiori. Un giorno Zefiro e Borea
             s’invaghirono di lei. Chloris, indispettita, la punì
             mutandola in un fiore.
 


Un altro mito, invece, racconta che Marte, per gelosia, uccise l'amante di Venere .



La disperata Afrodite corse col coccio trainato dai cigni fino al prato dove egli giaceva e,piangendo sul giovane morente, disse:
 “Vivrai per sempre, Adone, e il ricordo del mio lutto e l'immagine
 della tua morte, rinnovandosi ogni anno, saranno l'espressione del mio dolore”.
Poi versò una sostanza magica sul sangue dell'amato da cui nacque l'anemone, un fiore di brevissima durata perchè i venti lo privano dei petali. Questa sua caratteristica è testimoniata anche dal noime che deriva dal greco anemon, cioè vento.





Nessun commento:

Posta un commento