giovedì 9 gennaio 2020

I doratori

Pensavo che l'arte di decorare il legno con la foglia d'oro fosse una tradizione tutta fiorentina, dato che per casa giravano oggetti come quelli che seguono, comperati nelle varie visite della città






e invece, nel documentarmi, ho scoperto che Venezia è la capitale della doratura dei mobili, anche se preservare oggetti rivestendoli d'oro è una tradizione antichissima, di cui si hanno notizie fin dal neolitico. Gli antichi romani facevano uso di tutte le tecniche di doratura, e rivestivano d'oro oggetti di legno, marmo, vetro, stoffa, cuoio e avorio. Nei secoli del cristianesimo si diffuse l'uso dell'oro nelle opere sacre, raffigurava la luce divina, come rappresentazione visiva dell'invisibile: la luce divina, la sacralità di Dio. Perciò veniva usato sempre oro zecchino, mai oro finto.

Eredità del mondo bizantino, la foglia d’oro veniva impiegata a Venezia non solo per i mosaici, ma anche per decorare gli esterni e interni degli edifici. I veneziani, amanti della decorazione e dello sfarzo rivestivano con l’oro marmi, metalli e legno ostentando la loro ricchezza, pur sempre in modo molto raffinato. Basti pensare alla Scala d’Oro, così chiamata per le dorature in foglia d’oro, o alla Ca’ D’Oro (casa dorata), la cui facciata un tempo presentava decorazioni dorate.










Venezia non è solo la città delle gondole e del Carnevale: addentrandosi tra i canali e i carruggi popolati da ghiotti bacari, si scopre qualcosa di magico che racconta il fascino delle arti minori che hanno contribuito a trasformare la bellezza lagunare in una città ricca di inestimabili tesori. Parliamo dei doradori, una classe lavorativa altamente specializzata che si avvaleva della foglia d’oro zecchino per impreziosire manufatti lignei con ornamenti delicati ed eleganti, testimonianze di un illustre passato che, fortunatamente, vive ancora nel presente.


LA TRADIZIONE I Doradori altro non sono che artigiani che, con le loro abilità manuali, riuscirono a celebrare, nel migliore dei modi, il lusso e la ricchezza di Venezia; nel tardo barocco si contavano in città circa 33 botteghe attive nel settore per un totale di 64 maestri, 70 lavoranti e 10 garzoni. Fu il Settecento, periodo di grande splendore nel campo delle arti, che vide la massima fioritura di questo mestiere: dopo il grande boom, a smorzare i toni fu l’arrivo della crisi economico-sociale che colpì Venezia a partire dal 1797 mettendo in difficoltà il perpetuare dell’attività degli intagliatori e doratori che, non essendo più tutelati dalla normativa corporativa soppressa da Napoleone nel 1807, chiusero molte dell'attività. Poche, pochissime, circa una decina quelle che sopravvissero nel corso dell'Ottocento.


LE CARATTERISTICHE Grazie alla passione dei maestri artigiani veneziani che, di generazione in generazione hanno trasmesso il prezioso sapere, l'amore per la professione si è conservato nel tempo. Protagonista assoluta la foglia d'oro zecchino che, attraverso un lungo processo scaglionato in fasi ben precise, porta alla realizzazione di un prodotto di grande pregio. Si parte dalla stesura del gesso e, dopo aver aggiunto argilla rossa, chiara d’uovo e colla di pesce, si passa alla doratura e alla brunitura con pietra d’agata in grado di lucidare l'oro una volta asciutto. Con la foglia d'oro zecchino si vanno a decorare navi da parata o di rappresentanza, come il dogale Bucintoro, costruito nel 1731 quale "reggia galleggiante" dei Savoia per navigare le acque del Po. Tra gli altri oggetti lavorati spiccano anche cassoni, testiere di letti e baldacchini, cornici e, soprattutto, soffitti come quelli della Scuola di San Rocco di Palazzo Ducale o quelli dell’antica Scuola di Carità; da non dimenticare inoltre il fascino esercitato dalle parti lignee dei teatri come la Fenice, il principale teatro lirico di Venezia, edificato nella seconda metà del ‘700 su disegno di Giannantonio Selva. Nonostante venne distrutto e ricostruito per due volte causa incendi, tutt’oggi gli interni della location conservano un fascino senza tempo.

















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