lunedì 26 febbraio 2018

The Man with a Golden Typewriter


Qualche giorno fa, leggendo la storia  di Christie's, ho appreso che tra il numero infinito di oggetti  più o meno preziosi o stravaganti battuti all'asta, ci fu anche questa spettacolare macchina da scrivere placcata oro, usata da Ian Fleming per scrivere i  romanzi con cui diede vita  al celebre personaggio  James Bond, Agente 007.
Il 16 agosto 1952 Fleming scriveva alla moglie Ann  : " Mia cara, questa è solo una letterina per verificare se dalla mia nuova macchina da scrivere usciranno parole d'oro, visto che essa stessa è fatta d'oro".

La macchina era una sorta di premio che lo scrittore si era concesso per festeggiare la conclusione del suo primo libro, Casino Royale. Se l'era fatta comprare da un amico a New York e certamente con quella macchina era stato in grado di scrivere parole d'oro ,visto che, prima della sua morte nel 1964, aveva sfornato quattordici romanzi di successo con Bond protagonista, più altri due romanzi e il famoso libro per bambini Chitty- Chitty-Bang-Bang.




Quarant'anni dopo, la macchina, che era costata 174 dollari, fu battuta all'asta da Christie's a Londra per 55.750 sterline, diventando così, secondo il Guinness World Record, la macchina da scrivere più costosa al mondo. Non si seppe mai il nome dell'acquirente; circolavano voci che potesse essere Pierce Brosnan,  interprete per quattro volte del ruolo di James Bond, ma l'attore smentì sempre.

Ora la mitica macchina placcata oro ritorna alla mia attenzione con questo libro, "The man with the Golden typewriter", edito nel 2015 a cura del nipote Fergus,  un' insolita forma  di autoritratto postumo dello scrittore attraverso la sua corrispondenza.


Ian Fleming non era certo un uomo comune .Di sé diceva : Ho sempre fumato, bevuto ed amato troppo.In effetti ho vissuto non troppo a lungo, ma troppo intensamente.

Leggendo qua e là della sua vita, del suo lavoro, delle sue passioni,
non è difficile credere che troppo fosse un termine che gli si addiceva.

Per contro mi hanno stupito non poco il rigore e  la meticolosità con cui Fleming aveva impostato il suo metodo di scrittura per ogni libro:

- sei settimane di lavoro nei due mesi invernali  che trascorreva in Giamaica nella sua tenuta.
- quattro ore di lavoro al giorno: dalle 9 alle  12 al mattina, dalle 18 alle 19 il pomeriggio.
- 2000 parole al giorno senza correzioni.
- un'ulteriore settimana, le settima, per correggere gli errori più vistosi e riscrivere qualche passaggio.

Grazie a questo metodo Fleming scrisse 13 romanzi in 13 anni, dal '52 al '64, l'anno della sua morte, con tale regolarità da poter essere pubblicati ,ogni anno, tra la fine di marzo e l'inizio di aprile. Il 14° libro fu pubblicato postumo e, prima ancora dei film, a renderlo famoso furono proprio i suoi libri .
Fleming era un osservatore attento e annotava tutto ciò che lo incuriosiva. Aveva una vera passione per la scrittura e, con la stessa energica fluidità con cui produceva romanzi, scriveva lettere. Ne inviava continuamente a tutti, a sua moglie, al suo editore, ai suoi fans, agli amici, ai critici. Arrivava perfino a scusarsi con chi gli segnalava che in un suo libro aveva sbagliato a citare la marca di un profumo o lo criticava per la pistola  scelta  per Bond.
Le lettere raccontano anche dell'amicizia che lo legava ad altri scrittori suoi contemporanei, come Somerset Maughan, Raymond Chandler e Noel Coward.
Del libro in cui sono raccolte, che non mi risulta ancora pubblicato in italiano, ho letto l'ampia anteprima in inglese disponibile in formato kindle, ma è quanto basta per convincermi a comprare l'edizione integrale.













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