LA CUCINA CELESTE
F. Kuhn, Im Weihnachtswald
Noi del clan, si sa, amiamo gli angioletti. Li ama molto Dindi che ha recentemente pubblicato un bellissimo post su quelli di Mariapia. Ma, soprattutto, li ama Angelo che è un grande esperto di questi amici celesti!
Anch’io voglio dare il mio apporto con alcuni angioletti delle nostre care illustratrici, rappresentati mentre sono occupati in un lavoro molto speciale e molto dolce!
Sono gli angioletti pasticceri che ad ogni Natale nelle grandi cucine celesti preparano torte e biscotti ed ogni altro bendidio per la gioia di grandi e bambini.
Già negli anni Trenta gli angioletti di Ida Bohatta impastavano grandi torte con ingredienti misteriosi
I. Bohatta, La cucina del cielo nella traduzione di Maria Antonietta de Carolis:
Voi miei cari piccini vorreste domandare
questi biondi angioletti dall’aria sbarazzina
che sulle bianche nubi si danno un gran da fare
Bimbi, miei cari bimbi, domandare è indiscreto!
Non posso proprio dirvi quel dolce com’è fatto:sarà con la vaniglia? Sarà col cioccolato?
La cucina del cielo non svela il suo segreto!
Gli angioletti di Hanna Helwig sono di poco posteriori. In questa cucina sulle nuvole, sotto un cielo trapunto di stelle si stanno di certo preparando biscottini di panpepato e marzapane. Un dolce sta uscendo dal forno ed un vassoio di pasticcini è già pronto ad entrarvi. Gli ingredienti sono in bella vista: latte, farina, mandorle, miele, scorza di limone…
Gli angioletti ricoprono di cioccolata e di glassa rosa i pupazzetti e i biscotti che hanno appena sfornati. Ora li lasceranno asciugare ben bene. Saranno perfetti per decorare l’albero di Natale
F. Kuhn, Tannenbaumchens Weihnachtstraume
Ed ecco i deliziosi angioletti di Anny Hoffmann intenti a varie preparazioni. Seduto a terra c’è un angiolino dalla fisionomia famigliare che sta rigirando la crema per la farcitura. Tutto assorbito dal suo compito delicatissimo, non s’accorge che il tavolo rischia di cadergli addosso perché…manca una gamba!
Questa immagine mi è molto cara. Dalle ariose finestre che s’affacciano sul Paradiso, entra una luce azzurra e dorata che non proviene dagli astri, ma dalla stessa essenza divina ed inonda la cucina dove ferve il lavoro dei pasticceri. Il sole, nelle vesti di un’allegra massaia, si è svegliato un momentino per curiosare e si è intrufolato nello stuolo di angioletti che arrivano dalle profondità celesti recando quantità di cose squisite. Niente è troppo buono per la cucina degli angeli! In primo piano, domina una grande stufa a legna, piena di sportellini:
Sopra le nubi bianche
oggi quanto da fare!Gli angioletti i bei dolci
hanno da preparare:
chi prepara la crema,
chi si lecca i ditini.
Certo, questi angeli non sono come quelli di Mariapia, ma suscitano tanti bei ricordi. Guardarli oggi, mi procura un delizioso piacere, una sensazione di calore e appagamento .Essi, in realtà, sono le petites madeleines della mia personale ricerca del tempo perduto.
Erano inverni degli anni Cinquanta, la televisione non c’era a imbrigliare la fantasia. Seduta nella mia seggiolina, non mi stancavo di sfogliare libretti come questo, di guardare e riguardare proprio questa immagine, mentre il lavoro ferveva nella grande cucina che per me era il centro dell’universo, la cucina senza uguali, la cucina celeste.
F. Kuhn, Im Weihnachtswald
Nella settimana che precedeva il Natale, le mamma e le zie si davano un gran da fare, proprio come gli angeli. I tortellini si facevano una volta all’anno come in tutta l’Emilia di un tempo. Con le maniche arrotolate sopra i gomiti, la mamma impastava uova e farina. Tirava delle enormi sfoglie, gialle e sottili, anche più larghe del tagliere e poi, sveltissima , le tagliava a striscioline, prima da sinistra a destra e poi dall’alto verso il basso. Le zie si affrettavano a riempire i quadrettini e a richiuderli, trasformandoli in tortellini piccoli e perfetti che poi disponevano in file e file sui tovaglioli bianchi.
Però il giorno delle colombine era il più bello. La mia cucina celeste si riempiva di profumi. Il panettone non usava ancora tanto, il dolce di Natale era la colombina e se ne facevano tante in ogni casa perché doveva durare per tutte le feste e veniva servita con un bicchierino di vermuth a chi veniva in visita o anche passava soltanto per fare gli auguri.
Per fare la colombina (che a Bologna chiamano pinza e nella bassa valle del Reno crescenta dall’uva) si prende un disco spesso di pastafrolla e lo si spalma bene con un ripieno di uvetta, pinoli e mostarda, la marmellata nera che si ottiene facendo bollire a lungo pere e mele cotogne. Poi si richiude la pasta dando al dolce una forma oblunga e lo si mette in forno. A casa mia le colombine si portavano a cuocere dal fornaio perché non entravano nel forno della stufa. Che era poi una cucina economica a legna, di quelle con cinque sportellini, una lunga canna fumaria a gomito e i cerchi per caricare la legna dall’alto.
Sulla piastra si mettevano a scaldare i ferri da stiro di ghisa e sulla canna si appoggiava uno stendino per asciugare i panni. Si toglievano due o tre cerchi e si infilava la pignatta per cuocere la polenta. Si toglieva un altro cerchio e si metteva a bollire il bucato nella conca munita di coperchio e di doppio fondo con tanti forellini. Per fare un buon ragù o la cacciatora si metteva invece il tegame in un angolino e lo si poteva lasciar lì per ore a bollire pian piano senza che si attaccasse. Nel forno si mettevano a cuocere le mele e il profumo e il calore ti avvolgevano tutta quando gelata rientravi in casa da scuola. C’era la mamma che cucinava e cantava, che rideva e ti abbracciava. Mentre lei, la stufa, la signora della cucina, ronfava piano come un gattone e talvolta ruggiva, quando il vento s’infilava nel tubo attraverso il camino. La grande, bella stufa della mia cucina celeste!
quella stufa...c'era anche in casa di mia nonna!! Quanti ricordi....
RispondiEliminaE su quella stufa , Dindi, certo lo ricorderai, si mettevano le carte leggere che avvolgevano arance e mandarini, avvolte in tondo . Non appena la base prendeva fuoco, si alzavano piano verso la cappa come tante piccole spose con i loro candidi veli nuziali.
EliminaChe bella immagine! E quanti teneri, delicati ricordi può suscitare un noi un oggetto apparentemente prosaico come una stufa! Ognuno ha i suoi e, tutti insieme, formano un bellissimo racconto.
EliminaAnch'io ricordo quella stufa.. Ce l'aveva mia zia Aurora a Bagni. Ora ce l'ha la mamma di Giancarlo e ancora la usa, Che polentate...!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!
RispondiEliminaCome sono belli i racconti della vostra infanzia! Mi fanno sognare anche ora che sono nonna, come sognavo da piccola leggendo i libretti di cui pubblicate le deliziose immagini...
RispondiEliminahei hei hei, ha fatto più scalpore la vecchia stufa che tutti gli angioletti...... pure io la ricordo e ne porto pure i segni, una bella cicatrice da scottatura sul polso sinistro.
RispondiEliminaAngelo
Ho visto Lilia !!
RispondiEliminaHo ripiegato sugli angioletti così cari a Lilia e non ho commentato la stufa ... dopo aver letto le vs parole ...Avrei detto le stesse cose . Sapete che sono stata ad un passo dal comprarla in uno di quei bric and brac ... ma poi problemi col padrone di casa ...canna fumaria ecc ... Troppo complicato 'viverla', usarla ! e allora ,solo per figura , avrebbe avuto un senso ?
RispondiEliminaNo, non avrebbe avuto senso. Ceri oggetti son belli e cari se rimangono collocati nel loro tempo.
EliminaPer favore publichereste le foto del libretto di F. Kuhn, Il Natale dei bimbi buoni?
RispondiEliminaMi piaceva così tanto!!! Lo rivedrei proprio volentieri!
quel titolo purtroppo non ce l'ho....proverò a sentire Lilia, che ne ha molti, ma credo non l'abbia nemmeno lei. Mi spiace
RispondiEliminainvece l'ho trovato!! presto lo pubblicherò!
EliminaChe bello!!! questo sì che sarà un gran bel regalo di Natale!
EliminaTanti carissimi auguri di Buon Natale a tutte!!!
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