Il cinema mi piace ma raramente ci vado, nonostante ci sia una multisala proprio a due passi da casa. Sarà per pigrizia, per mancanza della compagnia giusta, per abitudini consolidate oppure per "codardia mentale". Ammiro molto le persone come Paola che vanno al cinema per vedere quel che c'è di nuovo e poi esprimono giudizi, positivi o negativi. Io mi barrico nella cerchia di ciò che sicuramente mi piace, o che presumo mi piaccia, e sto alla larga da quello che non è il mio genere, anche se poi non so dire con precisione quale sia il mio genere.
Per mia fortuna la televisione oggi consente di accedere a un'ampia scelta di film e allora, se annuso qualcosa del mio genere, magari mi godo un paio d'ore di relax. Certo è più facile con la formula usato sicuro, che consiste nel rivedere qualcosa già visto e piaciuto.
Ad esempio ieri sera ho rivisto con piacere il film di Ridley Scott " Un'ottima annata" del 2006 con Russell Crowe e Marion Cotillard, tratto dall'omonimo romanzo di Peter Mayle.
La trama è abbastanza semplice : il protagonista della vicenda narrata è il broker finanziario Max Skinner , avido, senza scrupoli, irriverente, odiato da tutti soprattutto da chi gli vive accanto.
Un giorno riceve la notizia della morte dell'amato zio Henry, il quale non ha lasciato un testamento scritto,
ma a quanto pare Max è l'unico erede della sua tenuta in Provenza, con annesso vigneto, dove egli ha trascorso la sua infanzia con lo zio essendo orfano dei genitori.
Max si reca in Francia per dare un'occhiata alla tenuta e quantificarne il valore così da poterla vendere traendone il massimo profitto, secondo il suo stile, ma....
Costretto a trattenersi qualche giorno per un incidente imprevisto, Max ritrova i ricordi dei giorni felici trascorsi con lo zio Henry e li rivive con crescente nostalgia. Inoltre conosce una giovane donna che gestisce un piccolo bistrot e detto fatto se ne innamora.
Sulla scena compare Christie, una ragazza americana che sostiene di essere la figlia di Henry e Max teme che possa contendergli l'eredità, ma presto Max si accorge che le persone che sta incontrando in questi luoghi non hanno come unico obiettivo il denaro.
Lentamente riscopre i valori che lo zio gli aveva insegnato e soprattutto riscopre i piccoli grandi piaceri della vita.
A parte qualche incursione in una Londra super moderna e tecnologica che non riconosco, la vicenda si svolge quasi interamente nella tenuta e nel vicino paese. E questa è la cosa che ho apprezzato di più nel film. L'atmosfera del vecchio casale un po' malandato, le simmetrie dei filari del vigneto, il frinire quasi frenetico delle cicale e i raggi del sole che filtrano attraverso i rami degli alberi secolari, danno una sensazione di pace incredibile. E poi c'è la dolce malinconia che solo una vecchia piscina in cemento senz'acqua e con il fondo coperto di foglie o un campo da tennis abbandonato possono dare. E cosa dire del misterioso processo del vino imprigionato in cantina in polverose bottiglie...
Insomma mi è venuta una gran voglia di esser lì a passeggiare tra i filari.
Certo che la presenza di Russell Crowe non guasta.....soprattutto se con la calda voce di Luca Ward ti sussurra all'orecchio : Perdonne mes lèvres, elles trouvent du plaisir dans les endroits les plus inhabituels ( Perdona le mie labbra, esse trovano la gioia nei luoghi più inaspettati)