Per la verità i miei rapporti con lo scialle non sono mai stati un granché : se rimesto nei ricordi d'infanzia, emergono in proposito immagini sbiadite di vecchiaia e di malattia, dal momento che lo vedevo spesso sulle spalle di quelle vecchiette del paese che d'inverno lo preferivano al cappotto, oppure su quelle ancor più fragili di persone malate, costrette a letto, come la mia amica Alba che lo indossava anche d'estate.
La mia diffidenza nei confronti dello scialle si affievolì nel corso del tempo; in età adulta, dimenticata la sua connessione con vecchiaia e malattia, si presentarono nuove opportunità per apprezzarlo; accadeva a volte che amici e parenti mi portassero in regalo dai loro viaggi scialli meravigliosi da diverse parti del mondo o che io stessa me ne procurassi .
Fu così che conobbi la leggerezza dello scialle sardo da portare sulle spalle nelle sere d'estate,
Fu così che conobbi la leggerezza dello scialle sardo da portare sulle spalle nelle sere d'estate,
la brillantezza dei colori dello scialle russo per rallegrare un cappotto troppo scuro
l'allegria dello scialle messicano (ma questo quando lo metto??!!??)
il caldo poncho dell'America latina (....per un eventuale viaggio al Polo? )
né poteva mancare lo scialle con i motivi paisley ricorrenti nei tessuti cashmere
Pace fatta ? Purtroppo no, dal momento che mi fu finalmente chiaro che il problema non era lo scialle, ma ero io che non sapevo indossarlo come si deve. Ogni volta che ci provavo era un disastro: mi sentivo goffa, ridicola, fuori posto, scomoda...e pensare che c'era chi sapeva indossare lo scialle come strumento di seduzione.....
Fu così che la mia collezione di scialli fu archiviata in una bella scatola che periodicamente apro e richiudo, non prima di aver accarezzato con gli occhi la bellezza del suo contenuto e riassaporato il rammarico per non aver saputo farne buon uso.
Chi mi legge si chiederà : ma se lo scialle non fa per te, perché parlarne ?
Ne parlo perché non amo il pregiudizio, perché ,se indossato comme il faut,lo scialle merita di essere apprezzato in tutte le sue declinazioni ed è stato a lungo protagonista nella storia dell'abbigliamento femminile.
Ho letto delle sue origini lontane, della sua storia, delle sue diverse interpretazioni e ho visto immagini che ne esaltano la bellezza e ne dimostrano la versatilità ancora oggi, grazie alla bravura di chi lo crea, la disinvoltura di chi lo indossa e la creatività di chi lo presenta.
A proposito della sua storia, occorre ricordare che fin dall'XI secolo, in India, nella regione del Kashmir venivano realizzati a mano magnifici scialli di lana pregiata, che arriveranno in Europa alla fine del XVII secolo, destinati alle classi sociali più elevate a causa del loro ingentissimo costo.
Ma come si sa, la moda è la moda, e quando prende piede è difficile arginarla. Così, visto che erano in pochi ad avere la disponibilità economica di Maria Antonietta, che ne possedeva parecchi, né, più tardi ,quella di Napoleone che ne regalava a dozzine alla moglie Giuseppina, sorsero in Europa alcuni centri di produzione di ottima qualità, in Inghilterra in particolare, in cui l'utilizzo di speciali telai meccanici e la successiva stampa del tessuto ridussero i tempi di produzione e i relativi costi, pur mantenendo la qualità del prodotto.
Per quasi un secolo, praticamente dal 1780 al 1870 lo scialle diventò un elemento indispensabile nel guardaroba femminile, perché era un complemento irrinunciabile per l'abito di stile impero e, più tardi, per accompagnare le gonne di crinolina : quale altro soprabito si sarebbe potuto indossare con quei volumi?
Gli scialli venivano prodotti in forma rettangolare o quadrata - in tal caso si potevano piegare a triangolo - e si indossavano drappeggiati intorno al collo, appoggiati alle spalle, fissati con una spilla... insomma la fantasia certamente alle signore non mancava.
Nell'800 la regina Vittoria li adorava e contribuì a renderli ancora più popolari.
Nella seconda metà dell'Ottocento in Inghilterra la produzione locale di scialli più economici crebbe enormemente. In Scozia , nella cittadina di Paisley , fu creato un disegno che prese il suo nome e che ebbe grande successo.
Il paisley è un disegno ottenuto raffigurando il boteh o buta,un motivo vegetale a forma di goccia, di origine persiana, simbolo della vita e della fertilità. Di fatto era l'imitazione, o se si vuole, la variante dei disegni impressi sugli scialli in lana pregiata che provenivano dall'India.
La moda si sa è volubile per natura , così l'eccessiva produzione locale di scialli a basso costo ne determinò la fine : le signore della nobiltà e della ricca borghesia mal sopportavano di vedere le cameriere indossare scialli simili ai loro e così li bandirono dai loro guardaroba.
Lo scialle comunque aveva avuto storie diverse nei vari paesi in cui si era diffuso.
In Spagna, ad esempio, arrivarono dopo un viaggio lunghissimo: intorno al XVI secolo preziosi mantelli di origine cinese furono imbarcati a Manila per arrivare a Siviglia, passando per il Messico.
In Spagna divennero i famosi mantòn de manila, con l'aggiunta di lunghe frange e disegni di rose e garofani.
A Venezia nel 1761 fu concessa, a un certo Giovanni Zivaglio, l'autorizzazione a "fabbricare fazzoletti come si usano nelle Indie e portati anche dalle donne dello Scià di Persia". Questo fazzoletto fu chiamato zendado ed era un grande scialle con lunghe frange, confezionato in seta, in pizzo e, per le popolane più povere, in lana, di vari colori o finemente ricamato. In seguito fu chiamato scialle ( da scià di Persia).
Si racconta che le popolane lo usassero per "adescare" i giovani troppo timidi da cui si sentivano attratte: dopo essersi avvicinate alla "vittima" , con la mano prendevano un lembo dello scialle e lo facevano volteggiare per coprire la spalla, facendo svolazzare le lunghe frange che andavano a impigliarsi nei bottoni della giacca .
Si dice che da qui sia nata l'espressione "attaccare bottone" (tacàr botòn).
Recentemente su una famosa rivista di moda, ho visto la storia dello scialle del secolo scorso. raccontata attraverso le stars del cinema .
Nell'800 la regina Vittoria li adorava e contribuì a renderli ancora più popolari.
Nella seconda metà dell'Ottocento in Inghilterra la produzione locale di scialli più economici crebbe enormemente. In Scozia , nella cittadina di Paisley , fu creato un disegno che prese il suo nome e che ebbe grande successo.
Il paisley è un disegno ottenuto raffigurando il boteh o buta,un motivo vegetale a forma di goccia, di origine persiana, simbolo della vita e della fertilità. Di fatto era l'imitazione, o se si vuole, la variante dei disegni impressi sugli scialli in lana pregiata che provenivano dall'India.
La moda si sa è volubile per natura , così l'eccessiva produzione locale di scialli a basso costo ne determinò la fine : le signore della nobiltà e della ricca borghesia mal sopportavano di vedere le cameriere indossare scialli simili ai loro e così li bandirono dai loro guardaroba.
Lo scialle comunque aveva avuto storie diverse nei vari paesi in cui si era diffuso.
In Spagna, ad esempio, arrivarono dopo un viaggio lunghissimo: intorno al XVI secolo preziosi mantelli di origine cinese furono imbarcati a Manila per arrivare a Siviglia, passando per il Messico.
In Spagna divennero i famosi mantòn de manila, con l'aggiunta di lunghe frange e disegni di rose e garofani.
A Venezia nel 1761 fu concessa, a un certo Giovanni Zivaglio, l'autorizzazione a "fabbricare fazzoletti come si usano nelle Indie e portati anche dalle donne dello Scià di Persia". Questo fazzoletto fu chiamato zendado ed era un grande scialle con lunghe frange, confezionato in seta, in pizzo e, per le popolane più povere, in lana, di vari colori o finemente ricamato. In seguito fu chiamato scialle ( da scià di Persia).
Si racconta che le popolane lo usassero per "adescare" i giovani troppo timidi da cui si sentivano attratte: dopo essersi avvicinate alla "vittima" , con la mano prendevano un lembo dello scialle e lo facevano volteggiare per coprire la spalla, facendo svolazzare le lunghe frange che andavano a impigliarsi nei bottoni della giacca .
Si dice che da qui sia nata l'espressione "attaccare bottone" (tacàr botòn).
Recentemente su una famosa rivista di moda, ho visto la storia dello scialle del secolo scorso. raccontata attraverso le stars del cinema .
1929 Phyllis Haver - diva del film muto |
1945 Ingrid Bergman |
1950 Janet Leigh |
1954 Gina Lollobrigida |
1969 Raquel Welch |
1979 Monica Vitti |
1985 Brooke Shields |
1999 Uma Thurman. |