domenica 19 agosto 2018

Quel che c'è dietro l'angolo.






Ci sono viaggi che ti portano lontano, che ti fanno conoscere orizzonti che non avresti potuto nemmeno immaginare, che ti procurano forti emozioni e ricordi indimenticabili ,e poi...poi c'è quel che puoi trovare dietro l'angolo, che già pensi di conoscere, magari banale per i più, ma che per te può essere importante, perché ti riporta alle radici, al  passato, agli affetti, che ti emoziona  e  ti insegna ad apprezzare la bellezza che può essere non solo nelle grandi ma anche nelle piccole cose.
 
 
Approfittando del grande esodo di Ferragosto che ha liberato le strade secondarie dal consueto traffico, mi sono concessa l'opportunità di vedere o rivedere alcuni scorci del territorio in cui sono nata e cresciuta che fanno parte non solo della mia vita personale , ma anche di quella di un'intera comunità che ha, a sua volta, alle spalle una storia  e tradizioni antiche.
 
 
Oggi i nostri bambini nascono per la stragrande maggioranza in ospedale o in clinica, luoghi che per loro natura difficilmente caratterizzano le singole storie personali.  Un tempo invece i bambini nascevano in famiglia e in casa, e  quella casa, diventava un punto di riferimento per iniziare ogni singola storia. 
 
La mia prima escursione ferragostana è nata proprio dal desiderio di rivedere la casa in cui sono nata.

 
 
 
 
 
 
 Si trova proprio all'imboccatura della Valle Imagna, forse la meno conosciuta delle valli bergamasche che attirano turisti sia in estate che in inverno. Non era la casa della mia famiglia in senso stretto, bensì il rifugio in cui mio padre aveva trasferito moglie, madre e quattro figlie , per allontanarle dal pericolo dei bombardamenti della guerra. Mi capita spesso di pensare quanto debba essere stato duro per mia madre, ormai quarantenne, portarmi in grembo per nove lunghi mesi e partorirmi in una condizione di grande precarietà. A dire il vero io non ho memoria diretta della mia vita in quella casa , perché fortunatamente la guerra finì quando avevo circa sei mesi; tuttavia, dopo aver ascoltato per anni i racconti di mia madre e delle mie sorelle e dopo aver fatto da bambina numerose visite  alla famiglia che ci aveva ospitato, mi sentivo anch'io, e mi sento ancora, parte di quei muri , di quel grande terrazzo che si affacciava sui prati sottostanti.
Oggi la casa è  abitata dalle generazioni più giovani dei proprietari di allora, che l'hanno rimodernata pur mantenendo alcuni elementi dell'epoca e constatare che anch'essi conservano il ricordo della mia famiglia mi ha procurato un immenso piacere.







 E' noto che i bergamaschi sono molto devoti nei confronti della religione e delle istituzioni che la rappresentano e nutrono un grandissimo orgoglio nel condividere le origini  con quel pontefice, papa Giovanni XXIII,  ancora oggi amato e venerato non solo nella sua terra .
Non so dire quanti siano esattamente i santuari e i luoghi di culto dedicati alla Vergine Maria nella provincia di Bergamo, ma sicuramente , ovunque voi siate, ne troverete almeno uno a portata di mano.


Infatti proseguendo per pochi chilometri dopo la sosta amarcord, ecco spuntare ,abbarbicato nel bosco a metà della collina, il campanile del Santuario della Madonna della Cornabusa.

Corna busa in dialetto lombardo significa roccia bucata, cioè grotta.
Infatti il santuario si trova all'interno di una grande grotta naturale, lunga 96 metri, profonda 20 ed alta 8/9 metri che contiene una sorgente d'acqua.

Il Santuario può essere raggiunto in auto  o a piedi attraverso il bosco con un sentiero a tornanti lungo il quale sono collocate le stazioni della Via Crucis.





Nel XIV secolo la grotta che stiamo per visitare veniva utilizzata come rifugio per coloro che scappavano dalle scorribande ghibelline in Valle Imagna, tradizionalmente guelfa.

Pare che una donna, di cui non si conosce il nome, avesse collocato nel grotta una statua in legno raffigurante la Vergine, ritrovata poi da una pastorella sordomuta, che davanti all'immagine della Madonna e di Gesù deposto fra le sue braccia, ritrovò miracolosamente la parola e l'udito.












L'evento miracoloso è rappresentato in forma semplice, quasi ingenua, nella piccola cappella che accoglie i visitatori ; sotto si stende la valle.



Presto sul luogo cominciarono ad affluire numerosi pellegrini, così la grotta fu dichiarata ufficialmente Santuario con Decreto Vescovile del 4 febbraio 1510.
Per raggiungerla occorre percorrere ancora qualche decina di metri su un ampio camminamento, custodito da angeli di pietra.















All'interno della grotta la temperatura scende di parecchi gradi; in sottofondo il gocciolio dell'acqua che scorre sulle pareti.



 
 
 
 
 
 
 
 


















Nella grande pozza, sapientemente illuminata, l'acqua è gelida.

Sulla strada del ritorno, accanto ai segni dell'inevitabile emancipazione culturale ed economica del territorio, ritrovo quelli  della vocazione contadina di questa terra, che da oggi mi è ancor più cara.








 

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