giovedì 22 marzo 2018

Alla soglia degli anni Sessanta

Gli anni '60 erano dietro l'angolo e noi adolescenti guardavamo a ovest, verso quel mondo da cui arrivavano musica, ballo, spettacolo e un nuovo modo di essere giovani. 

Tra le cose curiose arrivate in quegli anni Cinquanta da oltreoceano c'era anche un largo anello di plastica con un nome esotico: hula-hoop.



Da noi, fino a quel momento,  a divertirsi con il cerchio erano stati i ragazzini che si accontentavano di spingere una vecchia ruota di bicicletta, un po' scassata e guidata da un gancio di ferro, per le strade accidentate del paese: roba da maschi, ormai superata.






Invece, quando arrivò l'hula hoop, adulti e bambini, maschi e femmine, ne furono entusiasti: quel cerchio di plastica era un gioco e una sfida nella stesso tempo, un insolito esercizio ginnico, ma anche una nuova forma di ballo.


Al termine hoop, cerchio, era stato infatti abbinato hula, con riferimento ad una sensuale danza  delle isole Hawaii , che i marinai avevano imparato a conoscere navigando nel Pacifico.






La novità consisteva soprattutto nel materiale con cui il cerchio era realizzato, una plastica leggera e colorata che metteva allegria solo a guardarla e tutti si impegnavano a muovere i fianchi il più rapidamente possibile, per evitare che il cerchio cadesse a terra.







In realtà la sua origine era molto antica : pare infatti che già nell'antico Egitto ci fosse l'abitudine di costruire cerchi (hoop, nelle lingue anglosassoni) con fibre vegetali, flessibili e resistenti, come il giunco , o la vite, che venivano intrecciate , legate e fatte ruotare a terra con l'aiuto di un bastone; quando la velocità di rotazione sollevava il leggero cerchio vegetale, si saltava all'interno e con caviglie, polpacci e ginocchia si cercava di farlo ruotare su su fino alla vita.





All'inizio degli anni '50 una società  australiana aveva iniziato a produrre e a commercializzare  alcuni esemplari del cerchio in legno; l'articolo ebbe successo e attirò l'attenzione di un'azienda di giocattoli californiana, la Wham-O, che lo ripropose al mercato nella versione in plastica colorata: nato e brevettato nel '58, ne furono vendute 40 milioni di esemplari già il primo anno e 100 milioni nell'anno successivo.

Il successo commerciale del cerchio magico fu dovuto anche alla sua introduzione nelle palestre, nei parchi gioco e all'istituzione di numerosi concorsi per conquistare records di resistenza. 






Ci fu chi riuscì a far girare il cerchio per ore ed ore ...


In Italia la moda dell'hula hoop passò abbastanza rapidamente, se non ricordo male e l'uso del cerchio ritornò nelle palestre, ad accompagnare gli esercizi di ginnastica ritmica soprattutto. 


Curiosamente,nonostante l'elevato numero di vendite - un vero record - l'hula hoop non portò grandi profitti economici alla Wham-O e ai suoi soci fondatori , Richard Knerr e Arthur Merlin. Infatti, quando la maggior parte delle famiglie aveva già in casa un paio di quei cerchi, le vendite calarono drasticamente e molti esemplari rimasero invenduti. Il profitto finale fu di soli 10.000 dollari.

Tuttavia, Knerr e Merlin trovarono presto un altro oggetto da immettere sul mercato con grande successo : il frisbee, destinato a diventare una disciplina sportiva.

Ma questa è un'altra storia...





le immagini pubblicate sono tratte dal web.






 

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