domenica 30 novembre 2014

Bevande antifreddo


Natale si avvicina e, con il freddo, arrivano anche i mercatini dove andare a curiosare tra dolci e prodotti artigianali da regalare agli amici. Una delle caratteristiche che amo di più nei mercatini natalizi è il profumo di vin brulè che serpeggia per le strade e che sembra riscaldare corpi e anime. Io sono astemia, quindi mi accontento del profumo di spezie perchè il tè natalizio che ho provato un paio di volte, non mi è proprio piaciuto. Non ha nemmeno profumo... I chiodi di garofano, invece, uniti all'arancia e alla cannella ti penetrano fino in fondo al cuore.








Il vin brulé (anche noto come Glühwein, dal tedesco, Vin Chaud in francese, Mulled Wine in inglese) è una bevanda calda a base di vino, zucchero e spezie.

Il predecessore del vin brulé è il conditum paradoxum dell'anichità.

Nel Medioevo invece si consumavano vini speziati freddi, come l'Ipocras (sinonimo di ippocrasso), e che somigliavano al moderno vin brulé per le spezie usate e per il sapore.

Il costume di bere del vino cotto si diffuse soprattutto tra le popolazioni alpine o comunque dei paesi europei freddi. Successivamente, si diffuse positivamente in tutto il mondo, laddove occorre affrontare gelide giornate con una gradevole e confortante bevanda calda.
Il vin brulé si prepara riscaldando vino rosso (nella versione tradizionale) o vino bianco, aggiungendo quindi zucchero a piacere e diverse spezie, di base cannella e chiodi di garofano. In alcuni casi vi si aggiungono facoltativamente delle scorze di limone, anice stellato, e/o qualche spicchio di mandarino.


Una variante è il vino speziato caldo all'inglese:







Ingredienti
Quantità per 2 litri:
2 clementine
1 limone
15 chiodi di garofano
1 stecca di cannella
1 pezzo di ginger da circa 3 cm pelato e tagliato a metà
150 g di zucchero
500 ml d'acqua bollente
2 bottiglie di vino rosso
Preparazione
Preparazione: 10 minuti › Cottura: 20 minuti › Pronta in:30 minuti

In una pentola grande grattare la scorza delle clementine e del limone. Pelare e fare a spicchi una clementina, infilare i chiodi di garofano nell'altra e tagliare il limone a metà. Mettere gli agrumi nella pentola. Aggiungervi la cannella ed il ginger.
Sciogliere lo zucchero nell'acqua bollente. Versare l'acqua nella pentola con gli agrumi e le spezie ed aggiungervi il vino. Incoperchiare e scaldare su fiamma molto bassa. Fare attenzione a non farlo bollire, deve semplicemente scaldarsi.
Per servire, filtrare il tutto in una caraffa pulita o mettere in una coppa e filtrare bicchiere per bicchiere quando si serve.

In Inghilterra:



Lo smoking bishop era considerato in epoca medievale un elisir di lunga vita. Questa bevanda è citata anche da Dickens, nel suo racconto A Christmas carol.
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Dall’Ottocento ci arrivano svariate ricette dettagliate per la preparazione dello “Smoking Bishop” dal sapore aspro e fruttato da addolcire a piacere


RICETTA:
6 grandi arance amare, 2 grandi limoni
8 chiodi di garofano
1 bottiglia (750ml) vino rosso
1 bottiglia (750ml) porto rosso
3 bastoncini di cannella
120 g di zucchero di canna
1/4 cucchiaino di zenzero in polvere
1/4 cucchiaino di cannella in polvere
1/4 cucchiaino di allspice ovvero pepe giamaicano (detto anche pimento)
1/4 cucchiaino di noce moscata

1/4 cucchiaino di noce moscata


PREPARAZIONE:
Il giorno prima : cuocere arance e limoni in forno su una teglia poco profonda (a 120 ° C e fino a quando sono marrone chiaro ovvero dopo circa un’ora e mezza) Eventuali succhi rilasciati durante la cottura vanno aggiunti al vino.
Steccare le arance e i limoni con i chiodi di garofano e metterle in una grande ciotola, con tutte le spezie in polvere e lo zucchero. Versare il vino rosso e mescolare bene per qualche minuto. Coprire e lasciare in un luogo caldo durante la notte o per 24 ore.

Il giorno dopo : tagliare le arance e limoni a metà e spremere tutto il succo nella ciotola del vino. Passare al setaccio, versare il tutto in una grande casseruola, e spremere bene tutta la polpa contro il setaccio adoperando un cucchiaio. Quindi aggiungere i bastoncini di cannella. Riscaldare il vino a fiamma alta e sobbollire per 5 minuti, poi abbassate il fuoco e aggiungere il porto e cuocere a fiamma bassa per altri 20 minuti. Negli ultimi due minuti alzare la fiamma per far “fumare” il vescovo.




SERVIZIO
Servire fumante in bicchieri resistenti al calore o tazze con spicchi di limone e arancia tagliati al momento.
Opzionale: ulteriore zucchero e grattatina di noce moscata








Altra bevanda alcoolica da bere calda è il punch, che esiste in diverse varianti: all'arancia, al mandarino, al limone o al sapore di qualche amaro, come la china o il rum.

La composizione originale del punch inglese (a sua volta versione meno rozza del grog) prevedeva cinque ingredienti (da cui il nome, derivato dal termine della lingua indi panca o pancha, "pugno" o "cinque"): tè, zucchero, cannella, limone e acquavite (oppure acqua bollente, succo di limone, rum delle Antille, spirito di noce moscata e arak, un distillato di vino di riso originario dell'Indonesia).




Ci sono poi le bevande calde sempre alcoliche, ma con l'aggiunta di uova.







L’eggnog o egg nog — conosciuto come lait de poule (letteralmente latte di gallina) nei paesi di lingua francese— è una bevanda alcolica tipica del periodo natalizio in Gran Bretagna,Stati Uniti, Canada e Lussemburgo, i cui ingredienti principali sono latte, uova, liquore (rum, brandy o whisky), noce moscata e altre spezie.

Il termine eggnog è composto da egg , "uovo" e nog, un termine antico inglese che indicava un tipo di birra molto forte.



3 Metodi di preparazione:

Eggnog semplice

4 Tuorli d'uovo
120 ml di Latte intero
120 ml di Panna per dolci
115 g di Zucchero

1/2 Cucchiaino di estratto di vaniglia
1/4 di Cucchiaino di cannella in polvere
1/4 di Cucchiaino di noce moscata
90 ml di Rum o Brandy

Eggnog tradizionale

12 Uova grandi
1,125 l di Latte
750 ml di Panna per dolci
300 g di Zucchero
Noce moscata q.b.
Bourbon, Brandy, Rum scuro
750 ml di Bourbon o Brandy
750 ml di Rum scuro

Eggnog leggero ghiacciato

2 Piccole uova
1/2 Cucchiaio di cannella
80 g di Nettare d'agave
360 ml di Latte di mandorle
90 ml di Cognac
90 ml di Rum
60 ml di Crema di sherry


Preparazione:

Versare il latte, il liquore e l'uovo in un recipiente e sbattere fino ad ottenere un composto omogeneo.
Aggiungere la noce moscata e lo sciroppo. Poi lasciar riposare in un recipiente o in vari bicchieri di vetro coperti da carta stagnola. Aggiungere preferibilmente il ghiaccio in parti non molto piccole, frantumato, nel drink.







Qui da noi, invece, si beve il bombardino.


Il bombardino è una bevanda a base di panna, zabajone caldo, brandy e caffè (la ricetta varia a seconda delle zone). Ha origini lombarde nasce a Livigno, ma è ormai diffuso in molte località sciistiche di tutta Italia.

Esistono tre varianti sempre a base di zabajone caldo:
Calimero (zabajone e caffè espresso),
Pirata (zabajone e rum),
Scozzese (zabajone e whisky).






E chi non ha mai assaggiato lo zabajone?



Lo zabajone – noto anche come zabaione o zabaglione – è una crema dolce e spumosa a base di tuorlo d'uovo, zucchero e vino o vino liquoroso.
Come nasce lo zabajone? Ci sono varie teorie:

Una di queste tradizioni racconta che sia stato "inventato" nel 1471 vicino a Reggio Emilia per una casualità. Si narra che il capitano di ventura Giovan Paolo Baglioni arrivò alle porte della città e si accampò. A corto di viveri mandò, com'era uso a quel tempo, alcuni soldati a razziare i campi dei contadini della zona. Il raccolto, però, fruttò ben poco e il Capitano Baglioni si ritrovò con uova, zucchero, qualche fiasca di vino e delle erbe aromatiche. In mancanza d'altro fece mescolare il tutto e lo diede ai soldati al posto della solita zuppa e questi ne furono entusiasti. Giovan Paolo Baglioni era popolarmente chiamato 'Zvàn Bajòun' e la crema ne prese il nome diventando prima 'Zambajoun', poi Zabajone e infine Zabaglione.


Un'altra tradizione, almeno altrettanto affermata, sostiene che questo preparato sia stato inventato, sempre nel XVI secolo, a Torino e chiamato dapprima crema di San Baylon e quindi semplicemente Sambayon (tuttora in piemontese lo zabaione si chiama sanbajon) per ricordare il francescano san Pasquale Baylòn, santo protettore di cuochi e pasticcieri.






Ma le più antiche fonti certe sullo zabaione arrivano da Mantova. È mantovana infatti, la più antica ricetta conosciuta, e si deve a Bartolomeo Stefani cuoco di corte della famiglia Gonzaga, eccola: «Per far un zambalione: Si pigliarà ova fresche sei, zuccaro fino in polvere libra una e meza, vino bianco oncie sei, il tutto si sbatterà insieme, e poi si pigliarà un tegame di pietra vitriato a portione della detta composizione, si mettarà due once di butiro a disfar nel tegame, quando sarà disfato si butterà la composizione dandogli fuoco sotto e sopra. Se si vorrà mettere nella composizione cannella pista se ne mettarà un quarto, se si vorrà ammuschiar conforme il gusto, avertendo però alla cottura che non si intostisca troppo. Puoi fare ancora il zambalione in questa maniera: pigliarai oncie due di pistacchi mondi, pellati e poi pistati nel mortaio e stemprali con il vino, che va fatto il zambalione, e questo zambalione serve assai per i cacciatori, perché alla mattina, avanti vadino alla caccia, pigliano questo; se per sorte perdessero il bagaglio possano star così sino alla sera; se può fare con il latte di pignoli, come di sopra, e per convalescenti, che non possono pigliar forza, si fa col seme di melone.»


Secondo alcune teorie, il nome zabajone potrebbe derivare da zabaja, bevanda dolce consumata in passato a Venezia e proveniente dalla costa illirica.

È tuttavia probabile che queste tradizioni siano almeno in parte romanzate e che, considerando la diffusione degli ingredienti e la loro semplice reperibilità, una crema simile allo zabaione fosse nota e diffusa in tempi ben più remoti: per esempio nel 1533 un dolce simile allo zabaione era servito, in forma ghiacciata, alla corte di Caterina de' Medici ed è probabile un'ascendenza ancora più antica.

Qualunque fosse la sua origine, la ricetta si diffuse ovunque, legandosi ai diversi vini liquorosi tradizionali (Porto, Marsala, Xeres, Rivesaltes), grazie alla maliziosa tradizione che lo pubblicizzò come rinvigorente nei giochi d'amore.





































































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