Uno dei film più belli che io abbia visto è Profumo di donna, di Dino Risi, 1974, interprete principale, Vittorio Gassman. Ho trovato qui:http://www.mymovies.it/film/1974/profumodidonna/ e qui:http://www.filmtv.it/film/5543/profumo-di-donna
le recensioni perfette, per come la vedo io e ve le propongo.
In permesso premio, il soldato e studente Giovanni Bertazzi si ritrova ad accompagnare Fausto, capitano non vedente in congedo, in un movimentato itinerario da Torino a Napoli. Ma scopre ben presto che il suo compagno di viaggio non è un uomo qualunque. Intelligente, fiero, pieno di vita nonostante il suo impedimento, Fausto svela sin dalle prime battute la sua grande passione: le donne. Si vanta di riconoscerle dal profumo e, col suo prodigioso intuito, lascia a bocca aperta il suo giovane accompagnatore, mostrando di sapere veramente tutto del gentil sesso, come della vita. Ma, una volta a Napoli, ad attenderlo è Sara, molto più giovane, e segretamente innamorata di lui. Fausto la respinge con crudeltà, con lo stesso cinismo che ha dimostrato a Giovanni lungo il viaggio. Eppure, dietro la maschera di sarcastico viveur, il capitano nasconde un ultimo, inconfessabile desiderio. Rimasti soli dopo una festa, Fausto e l'amico Vincenzo che lo ospita, cieco pure lui, tentano il suicidio, senza riuscirci. Forse Sara illuminerà il futuro del capitano.
Dal romanzo di G. Arpino, un dramma travestito da commedia. È una storia di solitudine, solo apparentemente giustificata dalla condizione soggettiva del non vedente. L'isolamento di Fausto ha radici ben più intime e profonde. La sua cecità diventa paradossale nel confrontarsi coi suoi simili che, pur avendo occhi per vedere, non sono in grado di "guardare" al di là delle apparenze, come Giovanni quando, durante la sosta a Genova, scambia per donna un travestito, o quando non comprende l'infedeltà della sua ragazza; come il cugino sacerdote, che tenta di giustificare il male con le sue artificiose parole di fede, quelle che Fausto considera "balle, retorica"; come l'amico Vincenzo, altrettanto non vedente, ma privo della perspicacia che contraddistingue il capitano.
È tutto un mondo di "ciechi", sembra dire il regista, mentre l'unico a vederci chiaro è chi non si ferma all'idea della percezione visiva. Solo Fausto infatti intuisce il dolore che si cela nella realtà, e proprio in questa coscienza, che lo separa dal mondo circostante, risiede la sua vera solitudine. "Sono l'undici di picche... la carta al di fuori del mazzo" dirà al suo incredulo accompagnatore, che non lo capirà mai fino in fondo. Eppure, nell'innocente e tormentato amore di Sara, sembra aprirsi uno spiraglio di luce. Ed è verso la fine che ci si rende conto che Profumo di donna è anche (o soprattutto) un'insolita storia d'amore.
Il mattatore offre qui un personaggio istrionico, dalle mille sfaccettature che si innalzano in ogni passaggio scenico. L'handicap di Consolo è il tema centrale del film, cosa comporta in un animo da "Duro" la lama lacerante di un oscuramento dei colori della vita. Risi esegue cio' con maestria e senza (false) retoriche, ricorre al compromesso nel finale, quando il "vero" Fausto viene smascherato nelle sue umane fragilita'. Un mix che funziona in un incastro perfetto, sopratutto nell'alchimia tra Fausto, la bella Sara e il milite Bertazzi. Il capitano è un uomo burbero e inflessibile, i due giovani hanno dalla loro la "luce" vitale, un elemento che riesce a smuovere il cinico capitano, ridandogli "la vista" non in senso lato ovviamente, ma la vista del CUORE, quella che riesce a "vedere" aldila' della luce e dei colori.
Una pellicola magnifica per quello che dice e che "sente" a partire da un cast perfetto: la vis-magnifica di Gassman è un pezzo memorabile di cinema e recitazione.
Bellissima e perfetta la giovane Agostina Belli e infine non si puo' non avere un groppo in gola nel rivedere Alessandro Momo, ottimo nella parte di un militare che "sopporta" con ironia il pedante capitano.
Tutto l'opposto del fuorviante remake con Al Pacino, che concentra l'attenzione sul più convenzionale rapporto maestro-allievo, falsando l'intensità introspettiva ed emotiva che pervade il lavoro di Dino Risi e l'insuperabile interpretazione di Vittorio Gassman.
Questo remake a me non è piaciuto per niente: prima di tutto la recitazione sopra le righe di Al Pacino, che trasforma un uomo tormentato in un isterico, che si comporta in maniera eccentrica e volutamente destabilizzante. E poi la decentralizzazione della storia che si sposta dal tormento intimo del capitano, sulla vicenda del suo accompagnatore, vilmente ricattato dal preside della facoltà dove studia, che vorrebbe una delazione in cambio di un'offerta vantaggiosa per il futuro del giovane. Anche questo poteva essere un tema interessante, ma si poteva farne un altro film.
e adesso vado su ebay a cercare il libro di Arpino, che non avevo letto a suo tempo e mi sa che mi ero persa qualcosa.....
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mercoledì 5 marzo 2014
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