Di solito è il libro che mi piace di più. Di solito. Non questa volta.
Già vi ho raccontato del film, che mi era sembrato bello, così ho comperato il libro pensando di "ripassare" la storia vista poco tempo fa. Non è stato così! Nonostante il titolo sia lo stesso e in copertina campeggi una bella foto di Judy Dench, il racconto è tutta un'altra cosa. Là avevo assistito alla ricerca che una madre fa del proprio figlio perduto, qui imparo la storia di quel figlio che morirà senza riuscire a ritrovare la propria madre.
L'inizio del libro mi è parso un po' ostico: più che un romanzo, pareva un articolo giornalistico sul viaggio di Philomena e del suo aiutante. Ma subito l'autore prende a narrare la vita di Antony/Mike e mi sono trovata un po' spiazzata perchè mi domandavo come il giornalista potesse conoscere dettagli intimi di questa vita, senza aver conosciuto la persona di cui si tratta. Poi ho capito che si era passati di colpo dal giornalismo al romanzo. Una storia interessante. Non avevo mai letto nulla che raccontasse delle difficoltà che devono superare i gay nella loro vita quotidiana e delle trame politiche che stanno spesso dietro alla promulgazione di certe leggi.
Purtroppo i personaggi vengono raccontati senza molto calore e il racconto delle situazioni è abbastanza ripetitivo. I tormenti esistenziali di Antony/Mike e del suo convivente Peter avrebbero potuto essere approfonditi maggiormente. Probabilmente lo scrittore avrebbe dovuto decidere prima quale taglio dare al suo libro: cronaca o romanzo? E poi, perchè intitolare il libro Philomena, se Philomena viene accantonata dopo poche pagine? Furbizie editoriali? Posso dire: Uff!??
IL buio e il miele
Come mi ero riproposta di fare, quando ho parlato del film profumo di donna, mi sono procurata il libro di Arpino da cui la storia è stata tratta.
E' un po' di tempo che leggo libri belli e un po' meno belli, ma sempre, mi pareva, ben scritti. Poi ho preso in mano questo libro e mi sono ricordata di come è fatto un libro scritto bene! Questo sì che è uno scrittore vero! Il linguaggio di Arpino è ricco e pieno di sfumature, cosa che si è ormai persa nei minimi termini della parlata moderna veramente povera di parole. Eppure lo stile è secco e scarno, non barocco, nè ridondante.
Il film l'ho visto parecchi anni fa e quindi probabilmente non lo ricordo perfettamente, ma mi pare che là il giovane militare narratore della storia fosse un personaggio molto più semplice e ingenuo di quello che racconta i fatti nel libro. Quello che mi ha stupito maggiormente è appunto la ricercatezza di linguaggio di un giovane che, seppure universitario, appartiene ad una classe sociale di non elevata cultura. Sinceramente credo che un ventenne di oggi non sia in grado di esprimersi alla stessa stregua. Certe parole che servono a descrivere perfettamente situazioni e sentimenti non le sento pronunciare da così tanto tempo, che le ho quasi dimenticate.
E' proprio vero che la comunicazione dell'immagine uccide quella della parola!
Il libro ha un ritmo incalzante, è una disperata storia di solitudine: il personaggio di Fausto è forte, complesso, pieno di amarezza e pessimismo. E' un dominatore che maschera la propria disperazione con un atteggiamento arrogante e cinico. Anche Sara è un personaggio forte e determinato, forse più di Fausto perchè alla fine riesce nel suo intento di scalfire la corazza dell'uomo e di farlo approdare alla speranza e forse all'amore.
Un bel libro, sono contenta di non essermelo perso.
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