Per filo e per segno   :    
    
Recensione
                                                       LINCOLN
Ed eccoci a Lincoln…film atteso anche per tutti
i pezzi da novanta che hanno collaborato alla sua realizzazione.
Dal regista Steven Spielberg ai protagonisti
Daniel Day Lewis, Sally Fields, Tommy Lee Jones, David Stratham, senza
dimenticare Joanna Johston per i costumi, John Williams per le musiche, Tony
Kushner  per la sceneggiatura…
Questo cast stellare ha prodotto un film  asciutto e rigoroso,simile a  un libro di storia, ricco di dialoghi e riferimenti
, dove non si  ricorre mai a strattagemmi
sensazionali.
L’inizio con le immagini di un campo di
battaglia e le scene di crudeli corpo a corpo farebbe pensare a ben altro film,
ma poi il tutto si stempera nel dialogo tra Lincoln (ormai  la capacità di Daniel D. Lewis di
compenetrare i personaggi a lui affidati è assolutamente straordinaria) e i
soldati, che subito ci introduce al tono del film  più riflessivo e profondo.
Siamo  al
termine della guerra di Secessione, ma il sogno di Lincoln e del suo
vicepresidente Stevens  ( il roccioso
Tommy Lee Jones, sempre più sorprendente, sempre più bravo), l’abolizione della
schiavitù, è ben lontano dalla realizzazione.
Il Parlamento non riesce a decidere. Troppi gli
interessi, troppi i pregiudizi.
Lincoln, allora, usa tutti gli strumenti
nell’inseguire il suo sogno: mezzi leali o scorretti, incontri, offerte di
posti di prestigio, sarcasmo, corruzione. Ogni arma è buona per questo
antesignano della real politik  e i suoi
sostenitori: dal racconto di aneddoti divertenti ai momenti di intenso e
doloroso confronto con la moglie Mary Todd. 
E qui si deve parlare della superba prova di
Sally Fields in gran spolvero.
Ingrassata di 20 chili, si muove con grazia leggera
nella crinolina che si allarga come i petali di un fiore. Deliziose le sue
acconciature,  le sue cuffie ornate di
pizzi e nastri e i cappellini che la rendono simile alla regina Vittoria .
Con la differenza che  Vittoria e 
il suo Albert non conobbero le angosce esistenziali che sconvolsero il
matrimonio di Abraham e Mary.
Le scene in camera, queste stanzone ingombre di
ninnoli, cuscini, tendaggi, foto e mobili sono lo sfondo che Spielberg sceglie sia
per dare voce al loro sentimento di incomprensione profondo, che per introdurci
alla tenerezza del rapporto  tra Stevens
e la sua donna. Che sorprende.
 Chissà
perché spesso si pensa che i grandi uomini della storia non abbiano avuto una
intimità semplice e naturale.
La acuta regia
mette in evidenza  il rapporto tra Lincoln
e i suoi figli : il maggiore ( Joseph Gordon) che il padre, tallonato
dall’ansiosa e sempre border line  moglie,
cercherà di  preservare  dai rischi della guerra e il piccolo Ted (Gulliver
Mc Grath) che si butta di slancio, come un proiettile d’amore, tra le braccia
dell’altissimo e affettuosissimo papà. E proprio lui rappresenta, in questo
complicato nodo familiare, la forza che sostiene giorno per giorno il
presidente. 
Scene realizzate e
talvolta appesantite dal colore scuro delle foto ingiallite  e da riprese che nulla cedono alla ricerca
dell’avvenenza o del fascino: basta vedere le sessioni parlamentari dove le
rughe e i doppi mento sono messi in cruda evidenza 
La colonna sonora
accompagna vibrante ogni momento, dai più tragici (la fossa comune ricorda
quelle orride dei lager nazisti) a quelli più 
familiari e privati.
Insomma una pagina
eroica della storia americana, tutta da scoprire per molti. Nonostante qualche
lungaggine di troppo, questo film arricchirà certamente lo spettatore.
                                                        paola
 







 
 
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