giovedì 18 aprile 2019

Pirati, corsari, bucanieri e filibustieri

Tanti vocaboli per esprimere più o meno lo stesso concetto, ma non esattamente sinonimi.

La pirateria è l'azione illegale dei pirati, che compiono violenza in ambito nautico. Nella storia tipicamente essi, abbandonando per scelta o per costrizione la precedente vita sui mercantili, abbordano, depredano o affondano le altre navi in alto mare, nei porti, sui fiumi, negli estuari e nelle insenature.
Il sostantivo deriva dal latino pirata, piratæ, che ha un suo corrispettivo nel greco πειρατής (peiratès), dal verbo πειράομαι (peiráomai) che significa “tentare" e "attaccare". 
La pirateria è vecchia più o meno come il genere umano, per lo meno, da quando ha imparato ad andar per mare.
Vi sono esempi di pirati nel mondo antico con gli Shardana o classico tra i Greci e i Romani, quando ad esempio gli Etruschi erano conosciuti con l'epiteto greco Thyrrenoi, (da cui poi deriva Mar Tirreno) e avevano la fama di pirati efferati.
Perfino il giovane Giulio Cesare fu preso prigioniero da pirati che veleggiavano nelle acque intorno all'isola di Rodi, e Gneo Pompeo condusse una vera e propria guerra contro i pirati, con il sostegno del Senato romano. 
Ancora oggi, ogni tanto, si può sentire la cronaca di qualche attacco pirata, come nei secoli passati.



La differenza fra pirati e corsari è sostanziale: il corsaro, infatti, era un privato cittadino che, munito dal governo di uno Stato di un'apposita autorizzazione formale (lettera di corsa) in cambio della cessione allo stesso di parte degli utili conseguiti, era autorizzato ad assalire e rapinare le navi mercantili delle nazioni nemiche.



 Pur comportandosi alla stessa maniera di un pirata, quindi, il corsaro svolgeva invece un'attività legittima e non criminale, ed era autorizzato a uccidere persone ma solo in combattimento.
La differenza più evidente fra pirati e corsari era che questi ultimi, se catturati, soggiacevano alle norme previste dal diritto bellico marittimo, venendo imprigionati, al pari di un qualsiasi prigioniero di guerra, mentre i pirati catturati erano sommariamente giustiziati, in genere per impiccagione alla varea (estremità, parte terminale) del pennone di un fuso maggiore, al fine di fornire una tangibile prova della potenza della giustizia umana e fungere al contempo da salutare ammonimento per chi fosse tentato d'intraprendere una simile attività.







Stando al libro sui pirati del capitano Charles Johnson la vita a bordo di una nave pirata era piena di contrasti. Sulle navi non mancava il lavoro per l'equipaggio impegnato in una costante manutenzione della nave. Le regole che l'equipaggio doveva rispettare erano poche ma molto dure.
Tra queste: 
Ognuno ha il diritto di voto, a provviste fresche e alla razione di liquore.
Nessuno deve giocare a carte o a dadi per denaro.
Le candele devono essere spente alle otto.
Tenere sempre le proprie armi pronte e pulite.
Ognuno deve lavare la propria biancheria.
Donne e fanciulle non possono salire a bordo ( portano sfortuna), se un uomo viene colto a sedurre un individuo dell'altro sesso, o lo porta in mare, travestito da uomo, sarà ucciso.
Chi diserta in battaglia viene punito con la morte o con l'abbandono in luogo deserto.
A bordo non sono ammessi duelli, ma le dispute devono essere terminate a terra, con la spada o la pistola.
Nessun uomo deve parlare di abbandonare tale stile di vita, finché tutti non avranno 1000 sterline. Se a tal fine dovesse perdere un braccio, o diventare storpio in servizio, riceverà 800 dollari dalla cassa comune, o una somma adeguata per le ferite minori.
I musicisti devono riposare la domenica, ma negli altri sei giorni e notti nessuno gode di favore speciale.





I pirati prendevano le loro decisioni in maniera collettiva. Non esisteva un leader assoluto; il comandante veniva eletto da tutta la ciurma riunita (dall'ultimo mozzo al timoniere) per effettuare le scelte relative alla conduzione della nave. Il bottino veniva diviso in quote uguali assegnando in certi casi due quote al capitano e al quartiermastro; una e mezzo al primo ufficiale, al nostromo e al cannoniere; una e un quarto agli altri ufficiali.

Ogni comandante aveva un proprio regolamento che modificava in alcuni punti quello base. I pirati, commettendo attività illecite, si riunivano in basi. La base dei pirati più famosa fu un'isola a forma di tartaruga detta appunto la Tortuga, che si trova nei pressi dell'isola di Hispaniola.



 La tipica bandiera pirata del XVII - XVIII secolo ha lo sfondo nero con  teschi e tibie incrociate. Prima di un abbordaggio veniva nascosta e al suo posto issata una bandiera di identificazione diversa, sfruttando così l'effetto sorpresa.



 Il multiforme stendardo (vi comparirono cuori trafitti, palle di cannone, clessidre ecc.) era chiamato Jolly Roger.
L'origine del nome è molto dibattuta, ma secondo alcuni studiosi deriverebbe da una storpiatura inglese della locuzione francese "jolie rouge", che potremmo tradurre con una certa libertà in "bellezza rossa". Il termine, in modo sarcastico, rimanderebbe al colore rosso sangue (rouge in francese), che originariamente faceva da sfondo alle bandiere dei corsari inglesi, indicando ai naviganti l'approssimarsi delle loro temibili navi. Nel Cinquecento e nel Seicento, infatti, i pirati erano soliti ammainare sull'albero maestro un simbolo rosso, spesso accompagnato dal disegno di un teschio e delle ossa. Solo dopo la Guerra di Successione spagnola (1701-1715) iniziarono a vedersi tra le onde anche drappi neri. 

Ci sono però altre ipotesi che farebbero risalire il nome ad etimologie molto diverse. Secondo la prima, il nome deriverebbe anche questa volta dall'inglesizzazione di un nome straniero ed in questo caso indiano. Il nome "di partenza" sarebbe stato infatti quello del pirata tamil Ali Raja, che imperversava per l'Oceano Indiano issando una bandiera scarlatta; i pirati inglesi presero in un certo senso possesso del nome, affibbiandolo al loro vessillo.
L'ultima teoria, invece, parte proprio dall'inglese, in cui "roger" era un termine comunemente utilizzato per designare i vagabondi. Da qui poi l'espressione "Old Roger" con la quale si indicava niente po' po' di meno che il diavolo!



Alcune varianti hanno due spade incrociate per estremizzare il rimando alla guerra e alla morte dei nemici, mentre Barbanera era solito utilizzare un pezzo di stoffa con uno scheletro.

Va sottolineato che non tutti i pirati utilizzavano le stessa bandiera. Bartholomew Roberts, altrimenti noto come Black Bart, preferì un simbolo più esplicito che raffigurava uno scheletro mentre assale un marinaio regolare. Thomas Tew, al contrario, lungo le coste nordamericane e nel Mar Rosso issava un braccio che impugna una spada.

Senza dubbio la Jolly Roger e le altre bandiere dei pirati reintepretavano alcune raffigurazioni lugubri della morte dell'iconografia occidentale. Molti corsari, infatti, in passato erano stati ufficiali inglesi, marinai o perseguitati politici con una buona istruzione e in cerca di riscatto sociale attraverso il banditismo.

La pirateria è quindi figlia della cultura americana ed europea e di conseguenza ad essa è vincolata anche in termini di semantica. Ecco allora che le bandiere si tingono di quel colore che la tradizione assegna alle sciagure e raffigurano la morte, così come viene personificata sugli antichi libri o nella Biblia Pauperum. Un teschio, un paio di tibie incrociate o due spade, uno sfondo nero e la Jolly Roger era stata inventata.






E per finire:
Il termine bucaniere, utilizzato dal tardo XVII secolo nei Caraibi, deriva dal francese Boucanier e indicava cacciatori di frodo che affumicavano la carne su una graticola di legno. Questo metodo, chiamato barbicoa e dal quale deriva il barbecue, sarebbe stato insegnato loro dagli Arawak, tribù di Santo Domingo.
Tuttavia gli abitanti delle isole utilizzarono ben presto questa parola per indicare i pirati dei Caraibi.
 I coloni inglesi che occuparono la Giamaica usarono questo termine per indicare pirati ribelli che navigavano nei porti e nei mari caraibici. Questo nome divenne poi d'uso universale con l'uscita, nel 1684, del libro di A. Exquemelin: The Bucaniers of America.


La filibusta (o meno comunemente filibusteria) era un'associazione di corsari e pirati (detti filibustieri) - poi anche bucanieri - venuti dalla Francia, Inghilterra e Paesi Bassi, che operava nel Golfo del Messico intorno al 1700, nota per i suoi attacchi alle coste e ai possedimenti spagnoli.
La parola filibustiere è collegata al francese flibustier, all'inglese filibuster e allo spagnolo filibustero
Il nome deriva dai bucanieri inglesi che venivano chiamati freebooters, cioè "saccheggiatori", nome derivato dall'olandese vrijbuiter e composto a sua volta da "free" cioè libero e "booty" che significa "bottino" cioè «colui che fa liberamente bottino».


I pirati e i corsari più famosi della storia furono:





Sir Francis Drake (1540-1595) era un corsaro assoldato dalla corona britannica per attaccare e depredare le navi spagnole; fu nominato addirittura baronetto dalla regina Elisabetta I, che lo chiamava “il mio pirata”. Tra le altre cose fu il primo inglese a circumnavigare il globo ed era vice ammiraglio in capo della flotta inglese quando questa sconfisse l’Invincibile Armata di Filippo II nel 1588.






Ching Shih (1785-1844), anche conosciuta come Cheng I Sao e Madame Cheng, non solo è stata la pirata donna più famosa, ma pare che fosse anche la più affascinante. Alla morte del marito prese il suo posto di comandante e, grazie a un rigido codice di condotta imposto ai suoi uomini - e alla mancanza di opposizione delle autorità cinesi -, riuscì a ottenere un successo pari a quello di tutti gli altri pirati più famosi, guidando 80.000 uomini e 1.500 navi. Nel 1810 ottenne la grazia, quando la pirateria divenne illegale anche in Cina.





Edward Teach “Barbanera” (1680-1718) è il pirata su cui sono circolate più leggende in assoluto. Di lui si dice che andasse in battaglia con delle micce accese per essere avvolto dal fumo e apparire più spaventoso, che bevesse rum misto a polvere da sparo, che fosse crudele con i suoi uomini tanto quanto con i prigionieri e per finire che avesse una barba lunga e fluente che lo rendeva minaccioso. Di certo non si sa quasi nulla, ma probabilmente è colui che più ha contribuito a costruire lo stereotipo del pirata nella cultura moderna.





Francois l'Olonnais (1635-1668) è stato uno dei pirati più crudeli che abbiano mai solcato i mari. Attivo insieme a un altro pirata soprannominato le Basque nel golfo del Venezuela, accumulò e sperperò ingenti ricchezze. Pare che l’Olonnese avesse una certa propensione per la tortura dei prigionieri e si dice che abbia addirittura mangiato il cuore di uno di essi. Il destino però gli riservò, con una certa dose di ironia, una fine simile: morì divorato dai cannibali.




Henry Morgan (1635-1688) trasferitosi in America Centrale al seguito di uno zio, Morgan si fece un nome razziando città e flotte spagnole. Quando fu catturato e ricondotto a Londra, in un momento di pace tra Gran Bretagna e Spagna, fu liberato per ordine del re Carlo II e rispedito in Giamaica, dove divenne ricco e potente combattendo i suoi vecchi compagni pirati, fino a diventare governatore dell’isola nel 1680.






John Rackam “Calico Jack” (1682-1720), soprannominato così per la sua abitudine a vestire abiti di un tessuto chiamato Calicò, scelse un Jolly Roger con un teschio e due spade incrociate. Solcò i mari in compagnia di Mary Read e Anne Bonny, scelta coraggiosa considerata la diceria che avere una donna a bordo portasse sfortuna. Dopo aver razziato le Bahamas in lungo e in largo fu acciuffato insieme a tutta la sua ciurma, di cui, ironia della sorte, si salvarono solo le due piratesse.




Anne Bonny (1700-1782) era figlia illegittima di un avvocato irlandese. Pare che abbia avuto una giovinezza molto movimentata prima di scegliere la via della pirateria insieme a Calico Jack, sulla cui nave si conquistò la fama di essere spietata e coraggiosa. Presto incontrò Mary Read, che a quel tempo si fingeva uomo, e l’aiutò a mantenere il suo segreto, finché il capitano non le scoprì. Quando la ciurma fu catturata si salvò insieme a Mary Read dichiarandosi incinta, ma, mentre si sa che quest’ultima morì in prigione poco dopo, di lei non si sa più nulla di certo.




Bartholomew Roberts “Black Bart” (1682-1722) iniziò la sua attività piratesca a 37 anni, ma in poco tempo, circa tre anni, riuscì a catturare quasi 500 navi. Si dice che vestisse sempre in maniera impeccabile e che da uomo religioso qual era si rifiutasse di svolgere razzie la domenica. Morì colpito da una palla di cannone alla gola e i suoi uomini riuscirono a gettarne il corpo in mare prima che questo fosse catturato, secondo le sue volontà.


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William Kidd (1645-1701) iniziò la sua carriera da corsaro, ma non fu molto fortunato: parte del suo equipaggio morì di colera, la sua imbarcazione finì presto in pessime condizioni e i pochi tentativi di attaccare le navi nemiche fallirono. Insomma, tutto sembrava andare male, finché non accadde quello che pareva un vero e proprio colpo di fortuna: Kidd riuscì a catturare una nave che trasportava un tesoro ricchissimo, del quale lui si impadronì e che sotterrò su un’isola, come nelle migliori storie piratesche. A quanto pare, però, quella nave apparteneva alla Compagnia delle Indie, e dunque Kidd fu accusato di pirateria e condannato all’impiccagione.





Henry Every "Long Ben" (1653-?) iniziò la sua carriera come corsaro per la Royal Navy, ma ben presto il desiderio di azione lo spinse ad ammutinarsi insieme ai compagni e a impadronirsi della nave su cui si trovava. Il suo territorio era il Mar Rosso, dove poteva intercettare navi inglesi, danesi e soprattutto quelle cariche di ricchezze di ogni genere del Gran Mogol. Proprio la cattura di queste ultime gli permise di diventare il pirata più ricco del mondo e di ritirarsi a vivere sulla terra ferma.

Da:https://www.alpha59.it/news/47/i-10-pirati-piu-famosi-della-storia.html e da wikipedia.

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