E la nostra Paola, dopo gli scossoni che il terremoto ha dato alla sua regione, è tornata ad andare al cinema, con la sua amica Lina, che si è ripresa dalla malattia. Pian piano la vita torna a scorrere nei suoi binari! E finalmente, nel nostro blog, si torna a parlare di film attuali e non solo di quelli che ci sono rimasti nel cuore per anni.
Il DIRITTO DI CONTARE
RECENSIONE
Ed ecco un film del quale è piacevole parlare: "Il diritto di contare "
Candidato a tre Oscar non ne ha vinto nessuno…anche se una statuetta per la storia o la scenografia o l’interpretazione la meritava.
Però il successo di un film alla fine lo fa il pubblico.
Allora eccoci al film….una storia vera che si colloca nell’America, razzista e sessista, dei primissimi anni sessanta e che il giovane regista Theodor Melfi rende con intelligente leggerezza pur senza nulla togliere alla drammaticità di alcune sequenze.
Tre ragazze di colore, intelligenti e di valore, vengono reclutate dalla Nasa per collaborare, in settori diversi, alla gara spaziale che in quegli anni impegna gli USA e l’ URSS.
Le ragazze sono in gamba, geniali , colte e poco inclini al piangersi addosso. Riescono ad accettare con dignità sofferente la segregazione razziale alla quale sono costrette, anche quando le pone in situazioni assurde.
Taray P.Hanson interpreta Katherine Johnson, la leggendaria scienziata matematica e fisica afroamericana,
Octavia Spencer è Dorothy Vaughn l' appassionata studiosa di computer
e Janelle Monàe è Mary Jackson l’ingegnere aereo-spaziale…
Accanto a loro appare un ottimo Kevin Costner sempre impeccabile nei panni di uomini misurati e sobri in un personaggio inventato (Al Harrison) sulla base di tre persone realmente esistite.
E si deve dire che tutti e quattro hanno reso al massimo la situazione, i gesti, i dialoghi e non sfigura la bionda e gelida Kirsten Dunt.
Certo sembra al limite della realtà la scena in cui Katie Johnson( il genio matematico che calcolerà con maggiore esattezza del computer la parabola dell’Apollo 11 intorno alla terra) entrando nella stanza comune piena di uomini bianchi in camicia bianca, non solo non riceve alcun saluto ma si deve rendere conto che nessuno dei colleghi userà la sua caffettiera.
Ed è trattata con sublime ironica leggerezza la corsa di più di un chilometro che Katie deve fare due o tre volte al giorno per andare nel bagno delle donne di colore "in scarpe col tacco, gonna al ginocchio e filo di perle, se li hai", (la divisa d’ordinanza per le donne dettata dalla NASA) anche sotto la pioggia …
Un bel film in cui ogni personaggio è, però, legato all’altro dall’ entusiastica consapevolezza di essere parte di un progetto grandioso e le apparizioni dell’astronauta John Glenn, che affida la sua missione e la sua vita solo ai calcoli di Katie, come il sobrio risuonare dei nomi Kennedy o King lo rendono più coinvolgente. Tutto questo , infatti, è ottenuto dal regista con un linguaggio cinematografico che coniuga abilmente la storia di un’epoca con le storie personali delle tre donne.
Da vedere….
Certo sembra al limite della realtà la scena in cui Katie Johnson( il genio matematico che calcolerà con maggiore esattezza del computer la parabola dell’Apollo 11 intorno alla terra) entrando nella stanza comune piena di uomini bianchi in camicia bianca, non solo non riceve alcun saluto ma si deve rendere conto che nessuno dei colleghi userà la sua caffettiera.
Ed è trattata con sublime ironica leggerezza la corsa di più di un chilometro che Katie deve fare due o tre volte al giorno per andare nel bagno delle donne di colore "in scarpe col tacco, gonna al ginocchio e filo di perle, se li hai", (la divisa d’ordinanza per le donne dettata dalla NASA) anche sotto la pioggia …
Un bel film in cui ogni personaggio è, però, legato all’altro dall’ entusiastica consapevolezza di essere parte di un progetto grandioso e le apparizioni dell’astronauta John Glenn, che affida la sua missione e la sua vita solo ai calcoli di Katie, come il sobrio risuonare dei nomi Kennedy o King lo rendono più coinvolgente. Tutto questo , infatti, è ottenuto dal regista con un linguaggio cinematografico che coniuga abilmente la storia di un’epoca con le storie personali delle tre donne.
Da vedere….
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