Descritto nel XIX secolo da Gustave Doré come " il più romantico di Francia ", il castello di Jumilhac , di proprietà della famiglia fin dal XVI secolo incanta il visitatore della Dordogna per l'armonia dei volumi e la simmetria delle architetture.
I suoi tetti si slanciano verso l'alto in una armoniosa alternanza di coni e piramidi, con i pinnacoli dal significato allegorico che si stagliano contro il cielo.
A trasformare così la fortezza feudale eretta tra il XIV e il XV secolo, fu Antoine Chapelle, primo conte di Jumilhac (1579), alchimista e letterato, alla continua ricerca della Pietra Filosofale.
L' eleganza dell'edificio si rinnova nell'arredo degli interni:
e come in ogni castello che si rispetti , anche qui non manca un'antica leggenda :
Quella di Louise de Jumilhac, sposa a 16 anni nel 1610 e vittima di un marito molto molto geloso.
Il giovane di cui la donna era innamorata già prima delle nozze, aveva la consuetudine, travestito da pastore, di portare le pecore al pascolo sotto le mura del castello e lei lasciava cadere il suo fuso (forse con un messaggio) , per cui è ricordata con il soprannome "la Fileuse" . Quando il marito si accorse della tresca, rinchiuse la moglie in una stanza del castello e lì la lasciò per molti, molti anni. Secondo alcune fonti però, alla morte del marito e alla fine della sua lunga prigionia, Louise riuscì comunque a coronare il suo sogno d'amore.
Già dal XVII secolo esisteva intorno al castello un giardino formale, con numerosi parterres. Purtroppo però nel corso del tempo e a causa di vicissitudini diverse, tra cui guerre e siccità, l'impianto originale era andato scomparendo.
Oggi però i giardini rivivono con lo splendore di un tempo anche se su una superficie più limitata.
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