E allora mi sono chiesta: chi avrà scritto queste rime così semplici e così carine? Le ha scritte Lina Schwarz, un nome che avevo letto e riletto negli anni delle elementari sui libri di lettura.
Lina Schwarz, detta Zia Lina, nacque a Verona nel 1876, si trasferì ben presto a Milano dove visse fino al 1943, quando la guerra e i bombardamenti la portarono ad Arcisate (Varese) e poi di lì in Svizzera per sfuggire alle persecuzioni contro gli ebrei. Tornata ad Arcisate vi morì nel 1947. I dizionari biografici la ricordano soprattutto per il suo impegno sociale, per essere stata la traduttrice delle opere del filosofo e pedagogista teosofo Rudolf Steiner e per aver fondato insieme a Lavinia Mondolfo la scuola steineriana di Milano.
La sua intelligenza e lo straordinario amore per gli uomini e i problemi della convivenza umana la portarono a formarsi una profonda conoscenza filosofica e spirituale e ad occuparsi attivamente di problemi sociali. Nel frattempo sbocciavano come fiori improvvisi sul suo cammino le famose poesie che hanno accompagnato generazioni di bambini in ogni momento della loro vita. Delicate e spiritose, ottimiste e talvolta malinconiche, le sue poesie hanno raggiunto un numero tale di lettori da diventare, in alcuni casi, dei piccoli classici e addirittura da venire citate come di origine popolare, già da quando viveva l’autrice e anche oggi in diverse raccolte di filastrocche.
Di questo l’autrice, notissima poetessa per bambini era particolarmente orgogliosa.«Cattivo! è stato lui!»
«Cattiva è stata lei!»
«Voleva i miei giocattoli!..
«E lei voleva i miei!»
«Mi ha rotto la mia bambola,
mi ha dato un pizzicotto!.»
«E il mio cavallo a dondolo
ha il naso tutto rotto».
La mamma seria giudica:
«La colpa bimbi miei
fra due che si bisticciano,
l’han sempre lui e lei.
Quindi in cantuccio subito
dovete entrambi andate
E d’ora in poi pensateci
prima di litigare».
Bolli bolli pentolino,
fa la pappa al mio bambino;
la rimescola la mamma
mentre il bimbo fa la nanna;
fa la nanna gioia mia
o la pappa scappa via.
Guarda guarda, un cane che scappa!
S'è portato via la pappa.
Via la pappa del bambino
per portar la al cagnolino!
Cagnolin, tutto contento,
se la mangia in un momento.
Se la mangia e fa bu bu,
e la pappa non c'è più!
Gigi cerca il suo berretto.
Dove mai l'avrà ficcato?
Nei cantucci, sotto il letto
va a frugar tutto affannato.
Cerca, sbuffa, smania, pesta....
Poi s'accorge che l'ha in testa
portar nel corpo lume di luna,
che nella tenebra splende e rischiara…
come ti invidio, lucciola cara!”
“Bimbo, bimbetto, l’uomo se vuole
porta nel corpo luce di sole
luce che irradia vita e calore…
prova ad accenderla, tu, nel tuo cuore!
“… luna che guardi luna che sai
luna che non tradisci mai,
dammi la corda che mai non s’allenta
dammi la forza che tenta e ritenta,
dammi la chiave che schiude il mistero,
portami là dove germina il vero.”
luna che non tradisci mai,
dammi la corda che mai non s’allenta
dammi la forza che tenta e ritenta,
dammi la chiave che schiude il mistero,
portami là dove germina il vero.”