La mia memoria non è più quella di una volta... le cose da ricordare si appoggiano sulla mia corteccia cerebrale e subito volano via come api insoddisfatte del nettare del fiore su cui si sono posate.
Per rimediare cerco di far tesoro della saggezza del passato, di chi secoli fa suggeriva "verba volant, scripta manent"; purtroppo ,come le cose da ricordare, anche i memo scritti prendono il volo (dove l'ho messo?) oppure , a distanza di qualche giorno, non riesco a decifrare l'appunto che io stessa ho annotato (?????).
Ieri ad esempio, ho trovato in tasca un bigliettino con scritto : fazzoletti di carta detersivo lavastoviglie color pulce madame Bertin Maria Antonietta.
Evidentemente i primi due avevano a che fare con la spesa al supermercato, ma il resto? Solo dopo un grande sforzo di concentrazione mi è tornato in mente che qualche tempo fa , mentre preparavo il risotto in cucina, sentivo che in tv , parlando di moda o di colori, si citava il color pulce, in relazione alla famosa regina francese e alla sua sarta, così ne avevo presa nota perché l'argomento mi era sembrato stuzzicante.
Come si può facilmente dedurre da questo prologo, a compensazione di una memoria corta, gli anziani hanno anche qualche problema di prolissità, perciò veniamo al dunque...
Nata nel 1714 in Piccardia da una famiglia molto umile, Marie Rose Bertin era una ragazza ambiziosa e sicura di sé, ma in quanto a classe...con i suoi modi piuttosto rozzi non la si sarebbe potuta certamente definire una signora. Faceva la crestaia al suo paese ma le sue aspirazioni puntavano a bel altro, così si trasferì coraggiosamente a Parigi per lavorare come apprendista nella boutique di Mademoiselle Pagelle.
Marie Rose si fece presto apprezzare per la sua creatività dalle ricche signore che frequentavano la boutique tanto che nel 1770 ne aprì una tutta sua , che chiamò Le grand Mogol, dove creava e confezionava cappelli e abiti su misura per le sue clienti.
Alcune di loro appartenevano alla stretta cerchia di Maria Antonietta e la presentarono alla delfina che si innamorò delle sue creazioni, tanto da farne la sua sarta e modista personale.
Dopo l'incoronazione Maria Antonietta fece dell'abbigliamento una delle sue occupazioni principali. La parola d'ordine divenne "stravaganza". Sulla base di un abito volutamente semplice, Marie Rose scatenava la sua fantasia per creare i suoi modelli , stravaganti perfino nel nome , come Piaceri indiscreti o Sospiri soffocati.
La stessa cosa accadeva con i colori che venivano indicati come Carmelitana, Occhio di re, Mota di Parigi, Fumo d'Opera, Merda d'oca, e via dicendo.
Il color pulce , che aveva attirato la mia attenzione in quel servizio tv e che veniva attributo alla creatività della Bertin, secondo altre fonti avrebbe un'origine diversa, anzi , più d'una: la prima viene attribuita a Luigi XVI che definì in questo modo il colore di un taffetà abbronzato con cui era stato confezionato un abito della regina; la seconda a Luigi XIV, a proposito del colore incerto di un abito confezionato per lui che gli ricordava i suoi cani da caccia, pulci comprese.
Come modista, la Bertin lanciò nel 1774 la moda dei pouf, che incontrarono un grandissimo successo. Consistevano in una sorta di impalcatura di velo che reggeva un ammasso di capelli, sulla quale venivano appoggiati gli oggetti più strani: fiori, frutti , verdure, barchette...Un giorno la regina ne indossò uno che era un vero e proprio giardino all'inglese, con prati, ruscelli, colline...
Famoso è rimasto il pouf della vaccinazione indossato dalla regina che in pratica, oltre a sponsorizzare la vaccinazione contro il vaiolo, rappresentava in maniera molto articolata l'inizio di una nuova era in cui la scienza avrebbe trionfato sul male.
Le creazioni della Bertin incominciarono ad essere esportate in molte capitali europee e Parigi divenne da allora la capitale della moda.
Anche se conosciuta universalmente come una delle primissime creatrici di moda francesi, Marie Rose Bertin non può essere tecnicamente definita una stilista, dal momento che questa professione nacque solamente dopo la rivoluzione francese, cioè dopo che furono abolite le corporazioni e le regole che le governavano.
Solo da quel momento i sarti e le sarte poterono esprimere liberamente la loro creatività.
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