mercoledì 28 maggio 2014

Wislawa Szymborka





Wisława Szymborska (Kórnik, 2 luglio 1923 – Cracovia, 1º febbraio 2012) è stata una poetessa e saggista polacca.

Premiata con il Nobel nel 1996 e con numerosi altri riconoscimenti, è generalmente considerata la più importante poetessa polacca degli ultimi anni. In Polonia, i suoi volumi raggiungono cifre di vendita che rivaleggiano con quelle dei più notevoli autori di prosa, nonostante in un'occasione Szymborska abbia ironicamente osservato, nella poesia intitolata Ad alcuni piace la poesia (Niektorzy lubią poezje), che la poesia piace a non più di due persone su mille.

E' stata anche illustratrice e creatrice di collage talmente particolari che ne è stata fatta una mostra mondiale.





Foglietto illustrativo


Sono un tranquillante,

Agisco in casa,

funziono in ufficio,

affronto gli esami,

mi presento all'udienza,

incollo con cura le tazze rotte -

devi solo prendermi,

farmi sciogliere sotto la lingua,

devi solo mandarmi giù

con un sorso d'acqua.

So come trattare l'infelicità,

come sopportare una cattiva notizia,

ridurre l'ingiustizia,

rischiarare l'assenza di Dio,

scegliere un bel cappellino da lutto.

Che cosa aspetti -

fidati della pietà chimica.

Sei un uomo (una donna) ancora giovane,

dovresti sistemarti in qualche modo.

Chi ha detto che la vita va vissuta con coraggio?

Consegnami il tuo abisso -

lo imbottirò di sonno.

Mi sarai grato (grata) per la caduta in piedi.

Vendimi la tua anima.

Un altro acquirente non capiterà.

Un altro diavolo non c'è più.












Il gatto in un appartamento vuoto


Morire - questo a un gatto non si fa.

Perché cosa può fare un gatto

in un appartamento vuoto?

Arrampicarsi sulle pareti.

Strofinarsi tra i mobili.

Qui niente sembra cambiato,

eppure tutto è mutato.

Niente sembra spostato,

eppure tutto è fuori posto.

E la sera la lampada non brilla più.

Si sentono passi sulle scale,

ma non sono quelli.

Anche la mano che mette il pesce nel piattino

non è quella di prima.

Qualcosa qui non comincia

alla solita ora.

Qualcosa qui non accade

come dovrebbe.

Qui c'era qualcuno, c'era

poi d'un tratto è scomparso

e si ostina a non esserci.

In ogni armadio si è guardato.

Sui ripiani si è corso.

Sotto il tappeto si è controllato.

Si è perfino infranto il divieto

di sparpagliare le carte.

Che altro si può fare.

Aspettare e dormire.

Che lui provi solo a tornare,

che si faccia vedere.

Imparerà allora

che con un gatto così non si fa.

Gli si andrà incontro

come se proprio non se ne avesse voglia,

pian pianino,

su zampe molto offese.

E all'inizio niente salti né squittii.








La fiera dei miracoli


Un miracolo comune:

l'accadere di molti miracoli comuni.

Un miracolo normale:

l'abbaiare di cani invisibili

nel silenzio della notte.

Un miracolo fra tanti:

una piccola nuvola svolazzante,

che riesce a nascondere una grande pesante luna.

Più miracoli in uno:

un ontano riflesso sull'acqua

e che sia girato da destra a sinistra,

e che cresca con la chioma in giù,

e non raggiunga affatto il fondo

benché l'acqua sia poco profonda.

Un miracolo all'ordine del giorno:

venti abbastanza deboli e moderati,

impetuosi durante le tempeste.

Un miracolo alla buona:

le mucche sono mucche.

Un altro non peggiore:

proprio questo frutteto

proprio da questo nocciolo.

Un miracolo senza frac nero e cilindro:

bianchi colombi che si alzano in volo.

Un miracolo – e come chiamarlo altrimenti:

oggi il sole è sorto alle 3,14

e tramonterà alle 20.01

Un miracolo che non stupisce quanto dovrebbe:

la mano ha in verità meno di sei dita,

però più di quattro.

Un miracolo, basta guardarsi intorno:

il mondo onnipresente.

Un miracolo supplementare, come ogni cosa:

l'inimmaginabile

è immaginabile.

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