giovedì 3 gennaio 2013

Il tredicesimo guerriero



Oggi ho rivisto in tv questo film del 1999, tratto da un romanzo di Michael Chricton. So che il film è stato economicamente un flop e che ha ricevuto critiche feroci, anche per l'inverosimiglianza della storia. A me questa critica sembra assurda: siamo al cinema!!! Tutto è possibile, tutto è credibile..siamo nel regno della fantasia e dell'invenzione!





Anno 922: Ahmahd Ibn Fahdalan (interpretato da Antonio Banderas) è un cortigiano arabo, spedito al nord come punizione per essersi innamorato della persona sbagliata. Qui entra in contatto con un piccolo villaggio di vichinghi, rimanendone disgustato per i loro metodi rozzi e violenti, per le loro maniere poco igieniche, salvo poi abituarsi e apprezzarli anche grazie all'aiuto di Melchisidek ( Omar Sharif).



Ma su di loro incombe la minaccia del popolo dei Wendol, creature delle nebbie che attaccano tutti i villaggi della zona, uccidendo e sbranando i loro abitanti; per sconfiggerli, un oracolo richiede l'intervento di un guerriero proveniente da lontano, l'unico sul quale riporre le speranze di salvezza. Ahmahd diventa cosi il tredicesimo guerriero che combatterà una battaglia all'ultimo sangue per la difesa delle popolazioni vichinghe.

 



 
Ecco una recensione di Blue Rose da :
 
Un’ora e 40 minuti (più o meno) di tensione, emozione e divertimento. "Il 13° Guerriero" è stato definito un medieval-fantasy, un film d’avventura, thriller, un pizzico horror: è sicuramente tutto questo e anche qualche cosa di più. Ora, il film è ben fatto e davvero godibile e avvincente, il mistero, la magia e la mitologia si fondono rendendolo originale. Scivola via coinvolgendo in modo appassionante, la tensione non viene mai meno. Direi che è persino epico nella sua solida semplicità di film d'avventura.







L’atmosfera è cupa, notturna, surreale e “nebbiosa”, esattamente come è nelle lande nordiche e il periodo storico è descritto perfettamente, anche nei suoi lati più sgradevoli (la mancanza d’igiene, l’estrema semplicità perfino nella casa del Re delle terre minacciate, che è poco più d’una capanna, e infatti all’epoca le abitazioni in muratura erano molto rare persino fra i nobili d’alto rango), e pure nei costumi, nelle usanze rappresentate e storicamente confermate, persino negli attori, sconosciuti (a parte Banderas e Sharif), ma efficaci sia nel caratterizzare fortemente i singoli personaggi, sia per rappresentare i normanni o vichinghi come dovevano essere: capelli lunghi, barbe incolte, visi rudi, sguardi di ghiaccio, di poche ma efficaci parole.

 
 


 Degno di nota perfino il pezzetto dedicato al viaggio per il mare del Nord sul Drakkar (l’imbarcazione) dei vichinghi, in mezzo a onde alte decine di metri: l’arabo, non abituato al mare grosso, chiede come mai non si navighi vicino alle coste, un vichingo gli risponde “questo non è mare per navigare vicino alle coste!”. E infatti nella realtà storica, nel mediterraneo le navi navigavano rasente alle coste e solo i vichinghi erano esperti nel solcare il mare aperto. Il film è pieno d’ironia, i guerrieri vichinghi saranno pure dei tipi rozzi, ma non mancano né di saggezza né di spirito, infatti il film è anche pieno di battute che tuttavia non nuocciono all’aspetto thriller. La popolazione misteriosa e terrificante, gli Wendol. Il loro simbolo, nel film, è un amuleto che indossano, identico alla Venere di Willendorf : le creature terrificanti che mangiano i morti adorano la Grande Madre. Storicamente, c'è stato davvero uno scontro fra le civiltà matriarcali (la fenicia, l’assiro-babilonese, la celtica…) e quelle patriarcali che vennero progressivamente a sostituirle, circa 5500 anni fa (erano le civiltà del ferro che s'avvicendavano alle civiltà del bronzo). Fu con l’avvento delle stirpi indoeuropee, provenienti dall’ Asia Centrale e aventi lo stesso ceppo genetico, culturale e linguistico che ha generato sia gli abitanti della Scandinavia che quelli di Bagdad : la cosiddetta razza Ariana, che condivide identico dna in Germania come in Afghanistan (sono solo esempi); l’arabo, il greco, il latino, l’inglese, il tedesco hanno lo stesso ceppo (sono tutte lingue indoeuropee) . La religione musulmana appartiene a una società patriarcale come lo è anche la società dei vichinghi, dalla religione “animista” o “pagana”. Per questo nel film simbolicamente combattono insieme quello che è definito nei dialoghi “un terrore antico” : gli ultimi residui focolai delle antiche società matriarcali, che ancora resistevano realmente intorno all’anno 1000 nelle regioni più selvagge del mondo allora conosciuto. E davvero questi focolai di società matriarcali residue si identificavano nell’orso e vivevano nelle caverne, come quelli del film e del romanzo, perché la caverna per loro rappresentava il ventre della madre terra. In area Mediterranea le società matriarcali erano state "debellate" molto tempo prima. Dunque questo avventuroso film che sembra un fantasy, mi ha impressionata per la documentazione minuziosa riguardante i particolari storici e simbolici. Una volta appurato che gli Wendol non sono creature sovrannaturali come la superstizione degli abitanti del luogo vorrebbe, scoperto il modo di colpirli nonostante la loro superiorità numerica, inizia la parte epica e spettacolare del racconto.




Le battaglie sono aspre, precedute da agghiaccianti silenzi, la violenza c’è ma non è ostentata, non manca la spettacolare abilità nell’uso delle armi bianche. E’ un manipolo di pochi che combattono contro molti, coraggiosamente rassegnati a morire, ma consapevoli che sarà un grande onore. Bellissima la scena in cui, prima dello scontro finale, l'Arabo dice la sua preghiera ad Allah e i cavalieri normanni dicono la loro, corale, rivolta agli dèi del Vahlallah. Bellissimi i combattimenti. Un’ultima osservazione: il film gioca molto su ciò che si vede e ciò che realmente è. Per insegnare all’Arabo inesperto questo concetto uno dei suoi 12 compagni, di corporatura normale, si batte in duello, a scopo “di esempio”, con uno scagnozzo del figlio traditore del Re, un uomo gigantesco: sulle prime finge di avere la peggio, poi con enorme facilità e abilità mozza la testa al gigante. Poi dice all’arabo: “Qualsiasi sciocco sa calcolare la forza: bisogna tener conto di ciò che non si vede, e temere quello che non si conosce”.Che poi è il succo dell’intera vicenda: la lotta inquietante contro l’ignoto e l’invisibile. 
 
 
A me questo film è piaciuto e non solo per Antonio Banderas ( dimenticatevi la pietosa reclame del mulino bianco!!) e per i bellissimi guerrieri vichinghi, ma per lo spirito di fratellanza che nasce pian piano fra i protagonisti che provengono da mondi opposti e per i paesaggi stupendi in cui si svolge l'azione.
 
 
Ed ecco alcune frasi del film passate alla "storia del cinema":
 
"Non dir bene del giorno finché non è venuta sera; di una donna finché non è stata bruciata; di una spada finché non è stata provata; di una ragazza finché non si è sposata; del ghiaccio finché non è stato attraversato, della birra finché non è stata bevuta" (Proverbio vichingo)
Ecco  là io vedo mio padre, ecco là  io vedo mia madre e le mie sorelle e i miei fratelli, ecco là io vedo tutti i miei parenti defunti dal principio alla fine, ecco ora chiamano me, mi invitano a prendere posto in mezzo a  loro nella sala del Valhalla dove l'impavido può vivere per sempre. (Preghiera dei vichinghi prima della battaglia)
Per tutto quello che avremmo dovuto pensare e non abbiamo pensato, per tutto quello che avremmo dovuto dire e non abbiamo detto, per tutto quello che avremmo dovuto fare e non abbiamo fatto, io prego te, Signore, per il perdono.....
La mia preghiera è: vivere i prossimi minuti con onore. (Preghiera dell'arabo prima della battaglia).






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