La Majella (o anche Maiella) è il secondo massiccio montuoso più alto degli Appennini continentali dopo il Gran sasso, situato nell'Appennino centrale abruzzese al confine tra le province di Chieti, L'Aquila e Pescara e posto al centro dell'omonimo Parco nazionale della Majella. La cima più alta è il Monte Amaro, 2793 m sul livello del mare.
Interessante, ma ancora più interessante la leggenda che ho trovato qui:
http://www.iloveabruzzo.net/index.php/press-media/il-territorio/7019-ilove-abruzzo.html
La leggenda narra che Maja, la più bella delle Pleiadi, fuggì dalla Frigia, per portare in salvo l’unico figlio, un gigante stupendo, ferito gravemente in una battaglia e inseguito dal nemico. Con una zattera sdrucita attraversò il mare e riuscì ad approdare nei pressi del porto dell’antica città di Ortona - “Orton”- dopo un tragico naufragio. Qui, temendo di essere raggiunta dagli inseguitori, prese in braccio il gigante ferito e continuò la sua fuga scalando il Gran Sasso, dove una caverna, nell’aspra roccia, offrì un rifugio ai due fuggitivi.
Lì la diva Maia cercò, e sperò, di mantenere in vita l’adorato figliolo con il suo amore materno, ma dopo qualche tempo il giovane morì lasciando la ninfa in un’angoscia infinita.
Per vari giorni pianse disperatamente accanto al corpo del figlio e, successivamente, lo seppellì su una vetta del monte, dove ancora oggi, chiunque osservi da levante, può riconoscere nel profilo della catena montuosa il "Gigante che dorme".
Dopo la morte del gigante, Maia non ebbe più pace. Sconvolta, in preda alla disperazione, cominciò a vagare sui monti e neanche i suoi congiunti più cari riuscirono a frenarne il pianto disperato. Il cordoglio e l’angoscia furono talmente grandi, da stringere il cuore della povera madre, fino a farla morire. I parenti della dea, con cortei imponenti, raggiunsero Maia portando vesti ricche di ori e di gemme, ghirlande di fiori e di erbe aromatiche, vasi d’oro e d’argento, e, dopo averla adornata con i loro preziosissimi doni, la seppellirono sulla maestosa montagna di fronte al Gran Sasso, che, da quel giorno, in sua memoria, fu chiamata Maiella.
La montagna, prese così la forma di una donna impietrita dal dolore riversa su se stessa con lo sguardo fisso al mare. Ancor oggi i pastori odono i suoi lamenti nelle giornate di vento quando i boschi e i valloni riproducono il lamento di una Madre in lacrime.
Per le genti d'Abruzzo la Majella è la Madre, il simbolo della terra d'Abruzzo, della fertilità della terra è … la Terra stessa.
Un'altra leggenda narra che in un lontano passato, sulle coste della dorata riviera abruzzese, approdò una giovane madre con il suo piccolo bambino; entrambi sfiniti e ammalati iniziarono a inoltrarsi verso l’entroterra, fino ad arrivare ai maestosi monti. La giovane Maja era figlia di Dei e regina d’India, si era messa in viaggio per trovare quella serenità da qualche tempo negatagli. Arrivati ai monti madre e figlio caddero in un sonno profondo, al risveglio Maja ebbe subito la terribile notizia: il giovane principe era morto. Alla disperazione della regina parteciparono tutti gli animali della foresta, e persino il sole si ritirò in anticipo per lasciare più tempo ai prodigi della Notte. Nel frattempo la madre aveva avvolto il piccolo in fasce d’oro e si era coricata al suo fianco. La Notte passò lentamente e serena, con quell’atmosfera di magico che ricopriva il paesaggio; tutti attendevano il grande miracolo che stava per verificarsi. Alle prime ore dell’alba, tutti gli abitanti della montagna rimasero a bocca aperta nel vedere il piccolo principe trasformato in una maestosa montagna dalle sembianze di un grande uomo addormentato, e la dolce Maja appoggiata ai suoi piedi sempre sotto la forma di una grande roccia. Ancora oggi la regina d’India e il suo piccolo principe riposano tranquilli tra le terre d’Abruzzo.
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