Si sa che il primo botanico che studia in modo completo un genere di piante ha poi diritto di assegnargli il nome latino. Nel nostro caso, Linneo riprese l’antica denominazione usata dai Romani, di cui si è però persa l’origine etimologica: dal latino lupus, lupo (per alludere alla supposta prerogativa di alcune specie di ‘mangiare’ il suolo su cui crescono, esaurendolo in breve tempo), oppure dal greco lype (sofferenza o amarezza, con riferimento al sapore dei semi)? Non lo sapremo forse mai, ma ci chiediamo perché i nostri antenati non avessero preferito evidenziare l’aspetto più nobile del genere Lupinus: la sua stupefacente bellezza.
Sono piante un po’ bizzose, questo è meglio dirlo subito: non tollerano questo, non gradiscono quello, anche se poi alla fine, trovata la formula giusta, le soddisfazioni non potranno mancare. Sulle prime i lupini ci faranno un po’ penare, ma in seguito, con quel loro portamento aristocratico e con quei colori sgargianti o delicati, quante possibilità in più sapranno offrirci per il nostro giardino! Eppure, un loro impiego su larga scala non fa ancora parte della nostra cultura giardiniera moderna, anche se la loro storia, nei rapporti con l’uomo, inizia da molto lontano. Gli storici della botanica ricordano che alcuni semi di lupino sono stati rinvenuti nelle tombe dei faraoni, anche perché è certo che gli Egizi ne coltivavano una specie (Lupinus termis) già 4.000 anni fa per uso alimentare. Anche noi, lo sappiamo bene soprattutto nelle nostre regioni centro-meridionali, siamo ancora affezionati ai lupini da sgranocchiare, beninteso dopo averli messi in ammollo per fargli perdere il caratteristico sapore amaro. I nostri progenitori Romani utilizzavano a questo scopo la specie L. albus, i cui semi venivano venduti come si fa oggi con le arachidi o le caldarroste, ma anche distribuiti gratuitamente dai politici per ingraziarsi il popolo in prossimità delle elezioni: una pratica sicuramente intramontabile. Sempre nell’antica Roma, i bambini o gli attori li usavano come finte monete, che con il passare del tempo furono chiamate appunti lupini. Un altro impiego di alcune specie eduli, come L. luteus, riguarda la tecnica agricola del sovescio, che sfrutta l’alto contenuto di sostanze azotate per arricchire il terreno con queste ultime. Con i progressi dell’agricoltura e in seguito ai mutamenti dei nostri gusti alimentari, tuttavia, i lupini sembrano ora orientati a deliziarci con la loro arma migliore, quella della bellezza: in giardino, se li collochiamo in modo corretto, conseguiremo risultati assolutamente inaspettati. (http://www.giardini.biz/piante/erbacee/lupini/#)
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