TUTTI
I SANTI GIORNI
recensione
Paolo Virzì è… sempre Paolo Virzì: un regista
che sa entrare nelle quotidianità per mezzo della semplice verità della
cinepresa. E in questo film,
interessante e divertente, si dimostra ancora narratore brillante, soprattutto
nello svolgimento del nucleo principale e cioè la storia d’amore tra Guido e
Antonia. Oltre a ciò ha il merito di aver messo la sua opera in mano a
protagonisti non famosi, tranne che per Benedetta Barzini, la mamma di Guido e Frank
Crudele il papà di Antonia in piccolissimi ruoli.
La trama: Guido (Luca Marinelli) è un giovane di
raffinata cultura classica, esperto in agiografia protocristiana, che si
esprime con linguaggio letterario , in ammirevole
toscano. Lavora come portiere di notte e ogni mattina di “tutti i santi giorni”
torna nel suo appartamentino nella periferia di Roma (Acilia) dove prepara la
colazione per Antonia (Federica Victoria Caiozzo), la sua sfrontata, deliziosa
e felicemente ignorante convivente punk
(osservare il suo taglio di capelli). Il
rito del risveglio è uguale” tutti i santi giorni” : ingresso in camera con la
citazione del santo del giorno, colazione insieme e infine… si fa l’amore con
entusiasmo. Poi Antonia, detta Thony, corre al lavoro presso una Concessionaria
. La sera spesso Thony si esibisce in locali beceri, cantando bellissime,
nostalgiche canzoni in inglese che lei stessa compone, accompagnandosi con la
chitarra.
Questo amore che Virzì vede nei suoi momenti più
intimi e semplici, attraversa , però, una profonda crisi quando Antonia si
rende conto di desiderare un figlio e di non riuscire ad averlo. Iniziano
allora le corse e le visite mediche, dal professore di fama mondiale (splendida
la battuta sul ginecologo del papa) fino ai santoni, dalle cure ormonali alla
inseminazione artificiale. Speranze e delusioni alla fine incidono soprattutto su
Antonia.
Notevole la bravura di Marinelli, che sa esprimere con
lo sguardo e la voce tutta la gentilezza
di un animo innamorato e sensibile, mentre difende la sua donna e si batte per
lei contro tutto e tutti. E c’è la dolcissima battuta, che cito
all’incirca, di Thony “quella scema sono
io. Tu devi essere quello coi piedi per terra, perché sennò è un casino” Il finale non lo sveliamo come al solito. Diciamo invece che il film è tratto dal
libro” La generazione “di Simone Lenzi, che le canzoni che Antonia canta, sono
proprio le sue (si firma Thony), che Luca Marinelli è un talento che certamente
farà molta strada.
Il
regista fotografa una Roma molto calda, ma non scontata e mai da cartolina: è
la Roma delle megaperiferie, della Stazione dell’Alta Velocità Tiburtina con
gli autobus che passano, delle villette
ognuna col suo microscopico giardino, dove si può guardare
dentro la casa dell’altro… Forse i meno riusciti sono i personaggi di
contorno, ridotti troppo a macchiette… ad esempio i giovani che disturbano la
voce di Thony con le loro urla.
Felice è, però, l’inserimento di Claudio
Pallitto, interprete del reality Tamarreide,
che, tutto sommato interpreta se stesso, il tamarro violento e vigliacco. Della
colonna sonora con le delicate canzoni di Thony si è detto, vale la pena di
sottolineare l’apertura con la Pastorale di Beethoven.
Insomma
continua la ricerca di Virzì nell’arcipelago dei sentimenti quotidiani, che già
nella” Prima cosa bella” si era espressa con struggente dolcezza.
Questo film è una commedia italiana di qualità….bisognerebbe ce
ne fossero molte altre per risollevare il nostro malridotto cinema. Paola
I commenti di Paola sono sempre così gradevoli che vorrei andasse al cinema Tutti i Santi Giorni...
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