In questo periodo si trovano in edicola, associati ad alcune riviste, i CD di Mia Martini ad un prezzo decisamente buono.
Era da un po' che avevo in mente di comprarmi un "the best of" perchè i dischi in vinile, ormai, sono difficili da ascoltare, e così i primi due me li sono comprati e gustati. Bellissima voce, belle canzoni di un'artista dalla vita troppo sfortunata.
Da Wikipedia:
Mia Martini, pseudonimo di Domenica Berté (Bagnara Calabra, 20 settembre 1947 – Cardano al Campo, 12 maggio 1995).
Donna tormentata, ma raffinata e intensa interprete riconosciuta come una delle voci più belle e significative della musica leggera pop italiano, vantò una lunga carriera artistica che ebbe inizio nel 1963, semplicemente come Mimì Berté. Il produttore discografico e autore Carlo Alberto Rossi la volle lanciare come ragazza yè-yè; tuttavia, il successo che trovò in questa veste, sebbene molto lusinghiero per una debuttante, durò ben poco, e dopo alcuni anni di oblio riapparve sulle scene, nel 1971, col nuovo pseudonimo di Mia Martini.
Oltre la collina, il suo primo album (giudicato tra i migliori lavori mai realizzati da una donna), conteneva parecchie cover straniere, per l'epoca molto all'avanguardia per arrangiamenti, tematiche e cantato.
Successi come Piccolo uomo, Minuetto, Donna sola, Inno, Padre davvero, Per amarti, l'affermarono come una delle migliori interpreti degli anni settanta, decennio nel quale raggiunse una grande popolarità nazionale e internazionale..
Nel 1977 fu decisivo il sodalizio artistico e sentimentale col cantautore Ivano Fossati, il quale segnò per sempre il suo percorso umano e professionale, malgrado una relazione assai tormentata.
Nel 1982 partecipò per la prima volta al Festival di Sanremo con E non finisce mica il cielo, sempre di Ivano Fossati. In quell'edizione i giornalisti istituirono appositamente per lei il Premio della Critica, oggi intitolato a suo nome. Nello stesso 1982uscì un altro suo grande successo, di cui lei stessa aveva scritto le parole insieme a Shel Shapiro: Quante volte.
La sua carriera e la sua vita privata furono segnate da una serie di maldicenze a sfondo superstizioso in seno allo stesso mondo dello spettacolo e addetti ai lavori che la ostacolarono ed emarginarono per diversi anni, portandola al ritiro dalle scene verso la metà degli anni ottanta.
Grazie al suo talento interpretativo, la cantante tornò alla ribalta riaffermandosi con un consenso ancora maggiore nel 1989 partecipa al Festival di Sanremo col brano Almeno tu nell'universo, che divenne un classico e segnò la sua grande consacrazione. Negli anni novanta è ancora protagonista di altri grandi successi come La nevicata del '56, Gli uomini non cambiano (presentati sempre a Sanremo) e Cu 'mmè, duetto con Roberto Murolo che rilanciò la canzone napoletana.
Morì a soli quarantasette anni in circostanze mai del tutto chiarite, probabilmente legate al consumo di stupefacenti. Fu trovata priva di vita nella sua abitazione dopo almeno due giorni dal decesso.
Nel corso della sua carriera, durata ben trentadue anni, ha interpretato brani in lingua: italiana, inglese, francese, spagnola, portoghese, tedesca e greca.
Con la sua voce dal timbro ben riconoscibile, per potenza e impatto emotivo, cantò il meglio della canzone d'autore italiana ed internazionale, collaborando con alcuni tra i più grossi nomi del panorama musicale, non solo italiano. Per lei hanno scritto, tra gli altri, Biagio Antonacci, Claudio Baglioni, Gianni Bella, Lucio Battisti, Dario Baldan Bembo, Franco Califano, Mimmo Cavallo, Riccardo Cocciante, Paolo Conte, Fabrizio De André, Francesco De Gregori, Ivano Fossati, Enzo Gragnaniello, Bruno Lauzi, Mango, Amedeo Minghi, Mariella Nava, Maurizio Piccoli, Stefano Rosso, Enrico Ruggeri, Shel Shapiro, Antonello Venditti.
Mia Martini è l'esempio di come l'ignoranza, la superficialità, la noncuranza verso gli altri e la stupidità, possano diventare cattiveria e fare danni incalcolabili.
La fama di portare jella, che Mia attribuì ad un impresario a cui aveva rifiutato un contratto in esclusiva, la perseguitò a lungo.
Ecco le sua parole:
"Meglio essere sospettati di avere l'Aids, si può dimostrare il contrario con un test. Ma per la jella cosa si fa, una radiografia?"
E Gigi Vesigna:"Impresari, discografici, colleghi: molti sogghignavano partecipando a quel gioco circolare di calunnie dettagliate, altri si dimostravano realmente impauriti dal contatto anche soltanto visivo con quella povera ragazza marchiata come dispensatrice di calamità... Per un'artista equivale alla morte civile"
Una donna fragile, dalla vita tormentata, ci ha lasciato la sua splendida musica per ricordarla.
A quanto pare, la sua esperienza terribile non è servita da monito e nell'ambiente artistico sembra continuino calunnie stupide dello stesso tipo, rivolte a nuove vittime.
I CALUNNIATORI SONO 1CATEGORIA INFAME...DOVREBBERO VERGOGNARSI!!!POVERA MIMì.
RispondiEliminaGià...poveretta :-(
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