sabato 18 novembre 2017

Lupetto e dolce vita

 Arrivato l'autunno, con l'aria più umida e, spesso, un po' di vento, si sente la voglia di coprirsi la gola, per evitare malanni e raffreddori. E così si tirano fuori dall'armadio i vecchi golfini a collo alto: i lupetti e i dolcevita che, poco più o poco meno, sono sempre di moda.

 Cos'è il lupetto? Così il dizionario:


1 Cucciolo di lupo o di cane lupo
2 fig. Bambino sempre affamato
3 Bambino scout di età compresa fra i 7 e gli 11 anni.


Ma il lupetto è anche il capo di abbigliamento caratterizzato dal collo che arriva a metà altezza della gola. Sembra che si chiami così perchè usato dai giovani esploratori.
Il dolcevita, invece, è il capo di abbigliamento caratterizzato dal collo molto alto, che si rivolta su se stesso.
 L’origine del termine italiano “dolcevita” non è chiara; secondo la spiegazione più ricorrente, proposta anche dall’enciclopedia Treccani, deriva dal film La dolce vita di Federico Fellini, perché il protagonista Marcello Mastroianni lo indossa in diverse scene: ma non è così, per tutto il film Mastroianni appare in camicia (solo nella scena finale ha un foulard nero attorno al collo che ricorda un colletto alto: non un vero dolcevita, comunque). 




Fino ai primi anni del Novecento, i maglioni a collo alto erano indossati soprattutto da marinai e da chi in generale viveva o lavorava in posti ventosi, per proteggersi dall’aria senza dover indossare una sciarpa. Nel 1924, però, iniziarono a diventare popolari in alcune città inglesi, dopo che il commediografo britannico Noël Coward cominciò a indossarli a Londra – «più per comodità che per scena», scrisse in seguito. Nei mesi successivi molti giovani inglesi presero a indossare maglioni a collo alto: lo scrittore Evelyn Waugh scrisse alla fine di quell’anno di apprezzare quella moda perché consentiva di non indossare cravatte e bottoni per chiudere il colletto della camicia.




Negli anni Cinquanta la famosa cantante francese Juliette Gréco, considerata la “musa dell’esistenzialismo” e amica dei principali intellettuali parigini di quegli anni, trasformò i dolcevita neri in un’icona bohémien (uno che li indossava spesso, per esempio, era il filosofo Michel Foucault). 






I maglioni a collo alto diventarono in fretta uno dei capi d’abbigliamento più popolari tra chi si riconosceva nella controcultura degli anni Cinquanta e Sessanta: furono adottati in Inghilterra dai cosiddetti “giovani arrabbiati”, un gruppo di scrittori della classe operaia inglese, e negli Stati Uniti dai beatnik – cioè quelli della Beat Generation – e dalle Pantere Nere, i membri dell’omonimo movimento per i diritti degli afroamericani.


















Contemporaneamente i maglioni a collo alto vennero usati anche da famose star del cinema, come Audrey Hepburn nel musical Cenerentola a Parigi , Steve McQueen in Bullitt, Robert Redford in Come eravamo e Diane Keaton in Io e Annie. Patterson racconta che tra la fine degli anni Sessanta e l’inizio dei Settanta, quando ormai erano diffusi anche fuori dai movimenti giovanili, c’era un po’ di ambiguità sul valore di eleganza da assegnare ai maglioni dolcevita: si provò per qualche anno a indossarli come sostituti della camicia e della cravatta, anche sotto le giacche, ma si capì in fretta che la cosa non funzionava. Negli anni Ottanta tornarono a essere indossati da molte persone, sia in situazioni più informali sia in sostituzione della camicia, diventando popolari tra gli artisti e i creativi: Andy Warhol per esempio ne portava spesso uno nero, come anche lo scienziato Carl Sagan. Ma probabilmente la persona più famosa a indossare con regolarità i maglioni dolcevita è stato Steve Jobs, 




che ne fece in un certo senso la propria uniforme, insieme ai jeans Levi’s 501: il suo biografo Walter Isaacson ha scritto che scelse il collo alto per praticità e per avere uno stile personale e distinguibile. Jobs negli anni Ottanta chiese allo stilista giapponese Issey Miyake di disegnargliene un modello; Miyake gliene diede un centinaio, che Jobs teneva nell’armadio.
A partire dagli anni Duemila i personaggi pubblici che hanno portato con una certa frequenza i maglioni dolcevita sono diminuiti. L’attore George Clooney è uno di questi, ma in un certo senso indossandoli ha contribuito a renderli un capo di abbigliamento che, nell’opinione comune, può essere portato da pochissime persone senza apparire buffi o bizzarri.
















E negli ultimi anni moltissimi "famosi" hanno ripreso a portarlo.
(http://www.ilpost.it/2016/01/05/maglioni-dolcevita-moda/ )

Oltre che ad essere pratico e confortevole il collo alto è anche bello da vedere

























1 commento:

  1. Può essere un capo molto fascinoso ma non sempre. Ad esempio, non mi piace molto il maglioncino dolcevita chiaro sotto una giacca scura.

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