martedì 20 dicembre 2016

Un tuffo nella nebbia

Non so perché ma un nome come quello, se mai l'avessi sentito, mi avrebbe fatto pensare a  un parco divertimenti, o a  un personaggio dei cartoni giapponesi anni 70,o magari al marchio di un mobilificio piuttosto conosciuto dalle nostre parti. E avrei sbagliato, perchè Morimondo è il nome di una località della bassa pianura lombarda, a sud di Milano.
A segnalarmela è stata come sempre Dindi, che, con il  suo peregrinare per mercatini la domenica mattina, scopre posti poco conosciuti ai più, ma che spesso custodiscono piccoli o grandi tesori, come monumenti, tradizioni, mostre, prodotti tipici e buona cucina.
La stagione migliore per visitare queste zone di campagna è senza dubbio la primavera avanzata quando le giornate sono lunghe e le temperature gradevoli, ma anche l'autunno inoltrato può offrire paesaggi suggestivi.
Proprio in questi giorni, con l'inverno alle porte, è inoltre possibile verificare come il panorama possa mutare rapidamente nel raggio di pochi chilometri, soprattutto, - e sembra un'assurdità - quando il cielo è sereno. Per questo dopo essere partita da casa domenica mattina  sotto un cielo blu cobalto, l'incontro con Morimondo è stato un vero e proprio  tuffo nella nebbia, complice la bassa temperatura.
A Morimondo contavo di visitare l'abbazia fondata nel XII secolo da alcuni monaci provenienti dalla comunità cistercense di Morimond in Francia, sviluppatasi con alterne vicende nei secoli successivi. Dindi mi aveva inoltre segnalato la presenza di un grazioso mercatino di Natale.
Per un lungo tratto d'autostrada il sole aveva mostrato gli stupendi merletti che la brina aveva ricamato durante la notte sugli alberi e sui cespugli a bordo strada, ma poi si era progressivamente velato, lasciando che una spessa foschia si alzasse dai campi e dai corsi d'acqua.







Morimondo sembra un paese addormentato: le strade sono deserte e silenziose; niente auto, niente voci o rumori ; una ragazza passa correndo con una cuffia di lana calata sulle orecchie e sparisce presto nella nebbia; una signora porta a spasso il cane che ha tutta l'aria di voler rientrare appena possibile. Dal parcheggio un paio di turisti si avviano verso il centro del paese in cerca del mercatino, immagino.



Su una piccola piazza circolare ecco le prime bancarelle: vendono frutta, marmellata, salame d'oca, conserve, ravioli al gorgonzola ma di acquirenti, per ora, nemmeno l'ombra. E il mercatino di Natale?
Eccolo, è giù in basso, sul grande prato vicino all'abbazia.







Una dozzina di casette di legno allineate sotto gli alberi rompono con i loro addobbi colorati il grigiore della nebbia.




Vendono decorazioni natalizie di legno, di paglia , di lana, di pizzo, piccoli oggetti realizzati a mano, fatti con passione,gusto e fantasia. Che peccato non avere un pubblico nutrito ad ammirarle...

















 
 
La temperatura continua a scendere, forse è meglio cercare un po' di calore all'interno dell'abbazia.
 
 
 
 
 
 
 
 
Si sta celebrando la Messa. E' il momento dell'omelia, certamente inopportuno  per un giro turistico. Vicino all'ingresso c'è un plastico che riproduce in scala tutti gli elementi del complesso, costruito per lo più con mattoni d'argilla. Su un tavolino dépliants e cartoline mostrano non solo gli affreschi e i dipinti dell'abbazia, ma anche manifestazioni in costume che si tengono in primavera per rievocare le antiche battaglie combattute in questa zona di confine tra Pavia e Milano.
 
All'uscita compero a un banchetto dei biscotti fatti dalle monachelle di S.Rita ; mi regalano dei semi di rosa selvatica benedetti : una sfida al mio pollice verde presunto?!?
 
 
Mi guardo intorno : viste le circostanze e la stagione, credo di aver esaurito questa  mia visita a Morimondo
 
 
 
 
 
 
 
 
Al mercatino alimentare compro come souvenir chicche di polenta ripiene di taleggio e ravioli al gorgonzola . Riattraverso il paese tuttora deserto come due ore fa. Nel frattempo però trovo aperto il negozio dei gufetti. Ce ne sono di tutti i tipi e di tutte le misure : mi dicono che il più noto è il gufo Gino, che porta  un sacco di fortuna.
E' diventato il simbolo del paese perché pare che in un capitello dell'abbazia fin dal XII secolo sia stata scolpita  l'immagine di un gufo...
 
E' il momento di rientrare, con tutta questa nebbia c'è il rischio di perdersi nella campagna.
Non sono per niente dispiaciuta di essere arrivata fin qui, anche se mi aspettavo di vedere più cose, in particolare l'abbazia,e quasi certamente ritornerò nella bella stagione, quando Morimondo si vestirà di verde.

1 commento:

  1. Ci torniamo per mangiare riso giallo e ossobuco in quel bel ristorantino col pergolato....magari con qualche amico del clan!!
    Foto molto suggestive! belle...

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