Perrault nacque in Francia il 12 gennaio 1628 da famiglia alto-borghese, vicina alla Corte di Francia, numerosa e adeguatamente facoltosa: tra gli altri, vale la pena ricordare il padre Pierre Perrault, avvocato al parlamento di Parigi, e il fratello Claude, medico e architetto, cui si deve la facciata del Louvre. Charles aveva anche un fratello gemello, François, che però morì a soli sei mesi. Frequentò le migliori scuole e studiò legge, trovando poi lavoro nei servizi statali. Prese parte alla creazione dell'Accademia delle Scienze e al restauro dell'Accademia della Pittura.
Quando venne fondata l'Académie des Inscriptions et Belles Lettres, nel 1663, Perrault ne venne nominato segretario a vita. Prese parte alla "diatriba fra antichi e moderni", in cui si affrontavano sostenitori della letteratura antica e sostenitori della letteratura dell'epoca di Luigi XIV, il re sole. Per sostenere la causa dei "Moderni" scrisse Le Siècle de Louis le Grand ("Il secolo di Luigi il grande") e Paralléle ("Confronto fra antichi e moderni").
Il Parallèle dà inizio a una famosa querelle che avrebbe attraversato tutta la cultura europea, dalla fine del XVII secolo all'inizio del XVIII.
All'età di cinquantadue anni, nel 1680, pubblicò il volume Racconti e storie del passato con una morale, col sottotitolo: I racconti di mamma l'Oca, pubblicato a nome del suo terzo figlio, si pensa che in seguito ad una rissa il più piccolo dei suo figli dovette andare in carcere per qualche tempo così suo padre per rifargli la reputazione intitolò a nome di suo figlio la raccolta di fiabe. Non è possibile che le abbia scritte suo figlio perché la pubblicazione avvenne quando aveva ancora diciannove anni e non poteva ancora aver tale padronanza delle facoltà linguistiche una così ampia esperienza della vita. Il figlio morì due anni dopo all'età di ventun anni.
Questo libro ebbe un inaspettato e travolgente successo, rendendo il nome di Perrault famoso anche al di fuori dei circoli letterari e artistici e dando di fatto inizio a un nuovo genere letterario, quello della fiaba.
Sebbene molte storie di Perrault siano trascrizioni di storie tradizionali riprese dall'opera di Giambattista Basile del 1634-1636, lo scrittore francese non si riproponeva solo di "riportare" queste storie, bensì arricchiva il canovaccio tradizionale con proprie intuizioni creative. Così ritroviamo nelle sue fiabe luoghi della Francia della sua epoca, come il Cadtello di Ussé che si dice rappresentato ne La bella addormentata, o riferimenti alla moda francese del XVII secolo. Alcune sue idee originali sono percepite, nella cultura popolare moderna, come parte essenziale delle relative fiabe; si pensi per esempio alle scarpette di cristallo, che fanno la loro apparizione, per la prima volta, nella Cenerentola di Perrault.
Sebbene molte storie di Perrault siano trascrizioni di storie tradizionali riprese dall'opera di Giambattista Basile del 1634-1636, lo scrittore francese non si riproponeva solo di "riportare" queste storie, bensì arricchiva il canovaccio tradizionale con proprie intuizioni creative. Così ritroviamo nelle sue fiabe luoghi della Francia della sua epoca, come il Cadtello di Ussé che si dice rappresentato ne La bella addormentata, o riferimenti alla moda francese del XVII secolo. Alcune sue idee originali sono percepite, nella cultura popolare moderna, come parte essenziale delle relative fiabe; si pensi per esempio alle scarpette di cristallo, che fanno la loro apparizione, per la prima volta, nella Cenerentola di Perrault.
Morì nel 1703; i resti del suo corpo probabilmente soggiornano presso le Catacombe di parigi, poiché, dopo i funerali, venne sepolto in uno dei tanti cimiteri parrocchiali parigini fatti sopprimere per volontà di Napoleone Bonaparte.
Qualcosa riguardo alle fiabe, da qui:
http://www.focus.it/cultura/arte/charles-perrault-8732483 e dall'enciclopedia Treccani
Non tutte le fiabe, così come le conosciamo, sono quelle "originali" di Perrault. Prendiamo per esempio Cappuccetto Rosso. La versione di Perrault finisce drammaticamente quando la bambina viene mangiata dal lupo. Senza cacciatori salvifici e tagli nella pancia del lupo. Ma con la morale lapidale: non fidarsi degli sconosciuti.
Nelle morali finali si mette in evidenza che nella vita sono sì importanti la bellezza e la grazia, ma allo stesso tempo sono importanti le protezioni (oggi diremmo le raccomandazioni). Scrive infatti in una morale finale Perrault: «È senza dubbio di grande utilità avere spirito, coraggio, nobiltà, buon senso, e altri talenti che sono dono del cielo. Ma tutte queste belle cose per la vostra carriera nella vita resteranno inutili se non ci saranno, a farle valere, padrini e madrine». Era la realtà della vita all’epoca di Perrault: per fare carriera occorreva sicuramente avere la protezione di qualche personaggio influente alla corte del re.
Le continue riscritture delle fiabe raccolte dalla tradizione, alle quali si adattarono Perrault e anche i Grimm, avevano lo scopo di addolcire i racconti per evitare coinvolgimenti emotivi e cattivi esempi ai bambini della società borghese. Non però senza creare altre vittime: la figura della matrigna cattiva deriva dal fatto che i racconti originali di mamme naturali ostili verso i propri figli erano da censurare per la morale puritana. La colpa doveva essere delle seconde mogli.
Pollicino |
La bella addormentata |
Cappuccetto rosso |
Barbablù |
Il gatto con gli stivali |
Pelle d'asino |
Riccardino dal ciuffo |
Cenerentola |
Le fate |
La pazienza di Griselda |
I desideri inutili |
Le fiabe, originali o rimaneggiate, hanno schemi fissi. Si differenziano dai miti per il fatto che questi servono di solito a impreziosire le origini di un popolo o di uno Stato, o a legittimare i princìpi etici delle religioni. Le fiabe, invece, non rientrano nella sfera istituzionale, ma restano nell’ambito dell’esperienza e della morale popolare.
Il filologo russo Vladimir Propp nel libro Morfologia della fiaba (1927) chiarì le loro comuni regole narrative. Per esempio, dopo un inizio di vita normale, l’equilibrio viene interrotto da un problema grave o un’ingiustizia, che coinvolge di solito una persona comune. Che diviene l’eroe della storia.
Per rimediare si mette in viaggio e incontra un personaggio potente o magico che prima lo mette alla prova, poi gli fornisce i mezzi e le informazioni per riuscire nell’impresa. L’eroe vittorioso (libera qualcuno, sconfigge il cattivo, recupera un oggetto particolare e così via) si rimette sulla via di casa. Ma il ritorno non è sempre tranquillo.
Giunto nei pressi della sua meta, scopre che ci sono degli usurpatori quindi si presenta in incognito per poi svelarsi, sconfiggerli e ristabilire tutti gli equilibri. Queste regole, fatte le debite proporzioni, possono accomunare una semplice fiaba come Pollicino all’Odissea .
Ci sono molte fiabe nate da tradizioni popolari diverse che hanno trame simili. Per esempio, Hansel e Gretel, Fratellino e Sorellina o Agnellino e Pesciolino (raccolte dai Grimm), Pollicino (da Perrault), Ninnillo e Nennella (dal napoletano Basile), Sorella Alionushka e Fratello Ivanushka (dal russo Alexander Afanasyev) o la ballata inglese Babies in the Wood, parlano sempre di bambini abbandonati nei boschi dai familiari.
Miracolosamente, i protagonisti se la cavano, tornano a casa spesso più ricchi di prima e aiutano la famiglia invece di fargliela pagare per i maltrattamenti e l’abbandono.
Il motivo, secondo l’analisi di Propp, è da ricercarsi in riti che si svolgono ancora oggi in alcune tribù dell’Africa, della Nuova Guinea o della foresta amazzonica. Lì, a portare nel bosco i giovani non sono i familiari di Pollicino o di Hansel e Gretel, ma fratelli maggiori e padri reali nelle cerimonie di iniziazione. Per sottoporli a prove dolorose e paurose per farne degli adulti.
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