martedì 2 settembre 2014

Letteratura al femminile: Anna Radius Zuccari

Il 9 orizzontale chiedeva: l'autrice milanese de Il castigo.Buio pesto ! e nemmeno l'incrocio con le definizioni verticali consentiva una lettura completa del nome, perciò, spinta dalla caparbietà dell'enigmista che mal sopporta di lasciarsi alle spalle caselle vuote, ho umilmente bussato alla porta di Wikipidia che ha risolto il mio problema.




Neera, pseudonimo di Anna Zuccari Radius (Milano 1846-1918) è stata una scrittrice italiana.
Nacque in una famiglia borghese da Fermo e da Maddalena Manusardi, che morì quando Anna aveva solo dieci anni. Conclusi gli studi elementari, rimase nella casa paterna fino alla morte del padre nel 1866, circostanza che le impose di trasferirsi a Caravaggio presso due zie nubili, vivendo in precarie condizioni economiche; nel 1871 sposò il banchiere Emilio Radius, con il quale ebbe due figli.

Raggiunta la tranquillità economica e ristabilitasi a Milano, vi frequentò l'ambiente letterario esordendo nel 1875 come scrittrice di novelle pubblicate in importanti riviste del tempo . Viaggiando entrò in contatto con famosi esponenti della corrente letteraria del Verismo.
Negli ultimi anni Neera fu probabilmente colpita da un tumore che le impedì di scrivere - ma riuscì a dettare le sue memorie, Una giovinezza del secolo XIX, pubblicate postume nel 1919. Si spense nel 1918.
Anna Zuccari è tra le scrittrici basilari della storia della letteratura italiana dell'Ottocento; è quindi censita in Le Autrici della Letteratura Italiana.


Tanto poteva bastare per soddisfare la mia momentanea curiosità, tuttavia dove aver letto l'articolo che segue a firma Francesca Santucci e pubblicato sul sito :

http://www.letteraturaalfemminile.it/neera.htm  

ho capito che Neera è stata molto più di una semplice sequenza di date ed eventi, ma una donna di grande sensibilità che merita di essere ricordata. Chissà forse un giorno troverò il tempo di leggere qualche suo libro e di conoscerla un po' più a fondo.







Anna Radius Zuccari, scrittrice milanese che, con lo pseudonimo oraziano di Neera pubblicò saggi, novelle e romanzi, tradotti anche in francese, tedesco ed inglese dagli stessi traduttori di D’Annunzio e di Fogazzaro, in vita fu una scrittrice molto amata, annoverata, insieme a Matilde Serao e a Grazia Deledda, fra le più note dell’epoca, lodata persino da Benedetto Croce per la
lucida analisi della condizione femminile, sorprendentemente moderna in molti aspetti, e per la sua carica di umanità.
Nata a Milano nel 1846, Neera trascorse lunghi periodi felici a Caravaggio (paese del bergamasco dove vivevano i nonni materni chiamato affettuosamente Caro-viaggio e sempre ricordato ed amorevolmente descritto nelle sue opere) poiché qui la madre, donna bellissima ritratta anche dal pittore Giovanni Moriggia, trovava il giovamento negato a Milano per la sua salute cagionevole.
Neera dimostrò fin da bambina poca propensione allo studio ed insofferenza alla scuola, il cui insegnamento da adulta poi mise in discussione in modo critico, ma profonda sensibilità e fervida immaginazione. Ben presto, a causa della prematura morte della madre e del tracollo finanziario della famiglia materna, fu impossibilitata a continuare gli studi, e ciò spiega certe sue imprecisioni formali. Costretta a vivere con due zie nubili, sorelle di suo padre, severe ed affatto espansive, zia Margherita e zia Nina, la seconda a lei fortemente ostile, che ebbero un ruolo decisivo nella
formazione della sua personalità schiva ed appartata, maturò autonomamente , distaccandosi dalle figure di donna comuni al suo tempo e ripiegando in se stessa.

Diceva: Leggere, scrivere, pensare: ecco il riassunto della mia giovinezza. Erano le gioie che avevo alla mia portata e le prendevo avidamente.

E molto scrisse Neera, romanzi come: Un romanzo, 1876, Addio, 1877,   La Regaldina, nel 1884, Il marito dell’amica, 1885, Teresa, nel 1886, Lydia, nel 1887, L’indomani, 1890, Fotografie matrimoniali, 1898,   La vecchia casa, Nel 1900, Una passione, nel 1903, Duello d’anime, 1911; novelle, pubblicate su riviste come Il Pungolo, Il Fanfulla della Domenica, L’Illustrazione italiana, Il Marzocco, Il Corriere della Sera; saggi, come L’amor platonico, nel 1897, L’indomani, 1890, Fotografie matrimoniali, 1898,   Battaglie per una idea, nel 1898, Le idee di una donna, nel 1903 e, in collaborazione col Mantegazza, un Dizionario d’igiene per le famiglie, nel 1881.
Notevoli anche gli epistolari, comprendenti le lettere scambiate con i personaggi più illustri del suo tempo, come Verga, Mantegazza, Marinetti, e il libro di memorie, eccezionale documento autobiografico, Una giovinezza del secolo XIX, iniziato a scrivere nel 1917, quando era costretta a letto inferma, e lasciato incompiuto, sospeso solo qualche giorno prima della morte, avvenuta a Milano nel 1918.

Teresa, Lydia, Marta, Myriam, Anna, le sue eroine letterarie, furono tutte donne profondamente radicate nello spirito del tempo, vittime degli uomini, della loro noncuranza e della loro indifferenza, spose e zitelle costrette sovente a vivere senz’amore, a nascondere la loro indifferenza, ma Nessuna vera donna sottoscrive a questa rinuncia senza soffrire; talvolta la sofferenza è spasimo e disperazione , tal altra è profonda mestizia o rassegnazione malinconica od anche fierezza di silenzio, eppure, attraverso questi personaggi, Neera seppe essere a tratti rivoluzionaria, esprimendo, anche se mai fu femminista, certe inquietudini di sorprendente modernità, come in Teresa, dove per prima affrontò il tema del desiderio femminile.


Lucidità di analisi, partecipazione emotiva, fine introspezione psicologica sono le qualità che caratterizzano le opere di Neera, autrice che, caduta per lungo tempo nell’oblio, recentemente è stata riscoperta, grazie anche alla ripubblicazione del suo romanzo più famoso ormai introvabile, Il castigo, ad opera proprio del comune del paese da lei tanto amato: Caravaggio.
Tacciata a lungo di antifemminismo, causa non estranea all’oblio in cui è scivolata, ad un’attenta rilettura dimostra invece intuizioni moderne ed eternamente valide, come quando  sottolinea il prepotente bisogno d’amore delle donne e il loro straordinario potere di perpetuare la specie, affermazione, quest’ultima, che molto somiglia a quella in voga negli anni di acceso femminismo e più che mai valida in questi tempi in cui continuano a soffiare venti di guerra, e cioè che, di contro agli uomini che sono quasi sempre portatori della morte, le donne sono sempre portatrici della cultura della vita.
 

2 commenti:

  1. Ricompaio, grazie molto interessante...mi incuriosisce in particolare il suo libro di memorie.

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