Cercando notizie su questo pittore, in italiano ho trovato solo un post veramente MOLTO interessante su questo blog:
Lo copio perchè sarebbe sciocco farne un riassunto e spacciarlo per mio. Con un grazie a Grazia, l'autrice del blog, eccolo qui:
E non si può dire che non gli sia benevolo. È arrivato da poco dalla provincia a Parigi con la voglia di dipingere e un’esperienza da pittore di fiori e di paesaggi. L'incontro con un suo lontano cugino, Henri-Tolouse Lautrec, gli fa scoprire l’ambiente dei caffè e le notti turbolente del Moulin Rouge, tra ballerine e can-can.
Affitta uno studio e si ritrova, come vicino di pianerottolo, niente di meno che Edgar Degas.
È vero che all’inizio l’accoglienza è glaciale, ma poi Degas lo prende in simpatia. Prima però gli fa dipingere lo stesso soggetto (una porta) almeno venti volte, tanto per assicurarsi che la tecnica la conosca davvero.
Ma l’incontro che gli cambia la vita (o almeno la carriera) è quello con Giovanni Boldini e i suoi ritratti di personaggi del bel mondo.
È seguendo Boldini che Domergue capisce che quella è la sua strada: altro che paesaggi, fiori o porte… sono i ritratti che faranno la sua fortuna.
Comincia subito a lavorare, senza risparmiarsi.
È capace di dipingere fino a cinque tele al giorno e di ritrarre, con la stessa disinvoltura e con lo stesso impegno, contegnosi personaggi della politica e della finanza, esponenti dell'alta società o raffinati cani da compagnia.
La sua passione vera, però, è quella di dipingere le donne.
E quelle che ritrae sono sempre aggraziate, magre, eleganti, col vitino di vespa, la bocca a cuore e il nasino all’insù e, in più, quel pizzico di civetteria che le rende spumeggianti come un bicchiere di champagne.
“Sono io che ho inventato la pin-up”: dirà di se stesso.
“È lui che ha inventato la donna -calendario”: diranno i suoi detrattori.
Ripeterà lo stesso modello migliaia di volte e questa immagine, sospesa tra garbo e vanità, diventerà il suo "marchio" di fabbrica.
I quadri di Domergue fanno furore.
Sarà perché anche lui è un personaggio.
Spiritoso, divertente, creatore di memorabili feste in costume.
E poi è sempre alla moda, si veste benissimo e disegna lui stesso abiti e accessori.
Un uomo di mondo, un “animatore nato”, lo definisce la moglie: sempre con la battuta pronta, spiritoso e con un tocco di frivolezza.
I quadri di Domergue fanno furore.
Sarà perché anche lui è un personaggio.
Spiritoso, divertente, creatore di memorabili feste in costume.
E poi è sempre alla moda, si veste benissimo e disegna lui stesso abiti e accessori.
Un uomo di mondo, un “animatore nato”, lo definisce la moglie: sempre con la battuta pronta, spiritoso e con un tocco di frivolezza.
Nel 1911 Domergue è pieno di impegni.
È giovane, ma lavora con frenesia, gli piace frequentare feste, teatri, caffè e ricevere nell’intimità del suo salotto.
Per fortuna per i lavori di casa ha trovato un domestico, un uomo di una quarantina d'anni con la fronte spaziosa e il pizzetto
È uno straniero, da poco in Francia, servizievole, educato e molto premuroso nei confronti del padrone.
“La mia governante”: lo definisce Domergue con un misto di affetto e di condiscendenza.
Ogni tanto il domestico frequenta anche lui il “Café de la Rotonde” e si siede, serissimo e silenzioso, al tavolo di Domergue e dei suoi amici.
La sua riservatezza incuriosisce: sono in molti a chiedersi chi sia quel servitore tanto impeccabile.
Quando qualcuno gli chiede a che cosa si dedichi nel suo tempo libero
”A rovesciare il governo russo”- risponde.
E’ più che un’ambizione.
Se qualcuno gli avesse chiesto il suo nome, avrebbe detto di chiamarsi Vladimir Ilic Uljanov, ma che, per motivi politici, aveva adottato lo pseudonimo di Lenin.
Di lì a poco avrebbe cambiato la storia del mondo.
Di certo la storia non si fa con i "se".
Però è legittimo cedere alla tentazione di immaginare. Specie quando il caso mescola le carte e si diverte a unire, anche per poco tempo, vite e caratteri così diversi.
Cosa sarebbe stato di Domergue, se avesse prestato più attenzione alle teorie del suo compassato domestico ?
E cosa sarebbe stato della Russia e dell'Europa, se il serio e severo Lenin si fosse lasciato contagiare dalla spumeggiante frivolezza del suo padrone?
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