Picnic è una parola che mi riporta indietro nel tempo, alla fine degli anni '50, quando ero un'adolescente che amava collezionare le foto dei divi del cinema ritagliandole dai giornali e dalle riviste.
Erano gli anni in cui nelle sale cinematografiche si proiettava il film "Picnic" , con William Holden e Kim Novak, film di cui sentivo parlare, ma che avrei visto in tv solo anni dopo .
Erano gli anni in cui se eri grande e avevi un vitino di vespa sognavi di indossare una gonna a campana, perché snelliva e quando ballavi si allargava proprio come la corolla di un fiore, o almeno così succedeva a Kim Novak nel film.
Erano gli anni in cui mio padre , a settembre, ci portava a fare qualche gitarella in auto non troppo lontano da casa, ma comunque dalla mattina alla sera, la qual cosa comportava, nell'ottica di un'economia domestica che non contemplava gli eccessi, un pranzo nella formula picnic.
In realtà, per dare maggior decoro all'evento, da esperto bricoleur aveva costruito un tavolino di legno pieghevole e quattro seggiolini che poi, sulla superficie irregolare del prato, risultavano oltremodo scomodi e inaffidabili.
Confesso, pur essendo amante della natura, o forse proprio per questo, di non aver mai avuto una particolare predilezione per i picnic , anche se nelle immagini appaiono molto "decorativi".
Confesso anche di aver pensato che il termine picnic fosse nato proprio in quegli anni '50 e invece...
L'Oxford English Dictionary registra l'apparizione, nella lingua inglese, del vocabolo Picnic nel 1748, utilizzato da Lord Chesterfield Philip Stanhole.
Deriverebbe dal termine piquenique , che in francese abbina piquer (prendere, rubacchiare, spilluzzicare) all'arcaico nique (piccola cosa di poco valore). Il termine si pensa si sia diffuso a partire dalla fine del XVII secolo e inizialmente si riferiva alla frugalità dell'evento, eseguito al di fuori dei riti imposti dal pranzo, composto da pochi e semplici cibi sottratti direttamente alla cucina. (da Wikipedia).
Durante il XVIII secolo la nobiltà era solita avere un seguito di servitori che imbandivano tavolate all'aria aperta, a seguito di partite di caccia in cui le prede potevano essere preparate al momento.
Dopo aver visto i sontuosi, e costosi, cesti da picnic in vendita nei più raffinati Grandi Magazzini di Londra, con delicate porcellane e posate d'argento, credo proprio che neppure certa nobiltà d'oggigiorno disdegni il piacere di un pranzo sull'erba.
Ma al picnic è riservato anche un posto di rilievo nell'arte.
Infatti, fin dal diciottesimo secolo, sempre più spesso si trovano tele di ambientazione bucolica, tra prati e boschetti, in genere come sfondo a scene di caccia , che assumono però nel tempo, in particolare con gli impressionisti, una connotazione più intima e romantica.
Tra i quadri più noti e discussi dell'epoca c'è , dipinto da Eduard Manet nel 1863 "Colazione sull'erba"
a cui fa seguito, un paio d'anni più tardi, La Colazione sull'erba di Claude Monet.
Sull'argomento suggerisco un articolo molto interessante e davvero curioso su questo link https://www.arteworld.it/la-colazione-sull-erba-manet-analisi.
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