Mi sono imbattuta in questo libro quasi per caso; l'autore lo presentava brevemente in una trasmissione TV e subito ho pensato che mi sarebbe piaciuto. Così è stato, forse perché più avanzano gli anni e più il passato acquista valore, almeno per me.
Il libro sembra fatto su misura per chi è nato come me a metà degli anni '40, quando la guerra stava per concludersi, o nei primi anni '50, quando si tornava a guardare avanti con un po' di serenità.
L'autore spiega così la scelta del titolo:
Il primo film che le nostre mamme e le nostre nonne andarono a vedere dopo la guerra fu "Via col vento". Molte si identificarono in una scena : Rossella torna nella sua fattoria, la trova distrutta, e siccome da giorni non mangia, strappa una piantina, ne rosicchia le radici, la alza verso il cielo e grida : "Giuro che non soffrirò mai più la fame".
E a questa donna e al suo desiderio di rivincita nel confronto delle avversità, si sono ispirati, secondo l'autore, tutte le donne e gli uomini del nostro Paese che volevano lasciarsi alle spalle gli orrori e le sofferenze di una lunga guerra: si rimboccarono le maniche e si impegnarono a ricostruire una nuova Italia liberandola dalle macerie.
Aldo Cazzullo ricorda che "allora avevamo 16 milioni di mine inesplose nei campi; oggi abbiamo in tasca 65 milioni di telefonini, più di uno a testa, record mondiale. Solo un italiano su 50 possedeva un' automobile. Oggi sono 37 milioni, più di una su due. Eppure eravamo più felici di adesso."
Come dargli torto ? A Natale si regalavano aranci, ci si spostava in bicicletta e alla sera si ascoltava la radio, tutti insieme in casa.
Io ero l'ultima di cinque sorelle e credo di non aver mai indossato in quegli anni un abito nuovo o di aver mai avuto una bicicletta tutta mia. Eppure non mi mancava niente. Solo una volta all'anno ci si poteva lasciar andare a sogni proibiti, quando nella notte tra il 12 e il 13 dicembre Santa Lucia passava a lasciare i suoi doni, a patto che ci fossimo comportati bene...e ogni dono era ben accetto.
Si giocava con gli amici per strada e a scuola si andava a piedi.
Il libro di Cazzullo racconta in maniera scorrevole tutto ciò che in quegli anni, a partire dal 1948 fino ai primi anni '60, stava mutando nel nostro Paese: nella politica, nello sport, nel mondo imprenditoriale , nello spettacolo, nell'edilizia, nella tutela dei diritti per i più deboli e in tante altre iniziative che hanno consentito all'Italia di lasciarsi alle spalle gli orrori di quella guerra.
Alcuni dei personaggi politici citati restano sbiaditi nei miei ricordi di bambina, mentre altri, protagonisti di imprese sportive, come Bartali e Coppi, evocano ricordi di giornate passate ai bordi di una strada ad aspettare il passaggio del Giro: lunghe attese e apparizioni fugaci , ma tanto bastava per sentirsi parte di un evento importante.
In quegli anni alcuni dovevano emigrare all'estero per trovare lavoro, in Svizzera, in Belgio, ma dopo qualche anno tornavano e per prima cosa si costruivano la casa, spesso con le proprie mani.
Alla domenica i ragazzi andavano al cinema dell'oratorio, mentre gli adulti andavano nelle sale in città a vedere i film con la Magnani , con Totò, con Sordi e si appassionavano sempre più agli attori americani .
La lettura di questo libro mi ha aiutato a comprendere quanto sia stato bello vivere l'infanzia e l'adolescenza in quegli anni '50, quando l'impegno di tante persone mi avrebbe consentito di vivere appieno la giovinezza negli anni.'60.
Purtroppo quello slancio collettivo per la ricostruzione del nostro paese è andato via via scemando, lasciando il posto ad una progressiva e desolante perdita di valori, dove l'interesse di ciascuno prevale sul bene collettivo.
Aldo Cazzullo ricorda che "allora avevamo 16 milioni di mine inesplose nei campi; oggi abbiamo in tasca 65 milioni di telefonini, più di uno a testa, record mondiale. Solo un italiano su 50 possedeva un' automobile. Oggi sono 37 milioni, più di una su due. Eppure eravamo più felici di adesso."
Come dargli torto ? A Natale si regalavano aranci, ci si spostava in bicicletta e alla sera si ascoltava la radio, tutti insieme in casa.
Io ero l'ultima di cinque sorelle e credo di non aver mai indossato in quegli anni un abito nuovo o di aver mai avuto una bicicletta tutta mia. Eppure non mi mancava niente. Solo una volta all'anno ci si poteva lasciar andare a sogni proibiti, quando nella notte tra il 12 e il 13 dicembre Santa Lucia passava a lasciare i suoi doni, a patto che ci fossimo comportati bene...e ogni dono era ben accetto.
Si giocava con gli amici per strada e a scuola si andava a piedi.
Il libro di Cazzullo racconta in maniera scorrevole tutto ciò che in quegli anni, a partire dal 1948 fino ai primi anni '60, stava mutando nel nostro Paese: nella politica, nello sport, nel mondo imprenditoriale , nello spettacolo, nell'edilizia, nella tutela dei diritti per i più deboli e in tante altre iniziative che hanno consentito all'Italia di lasciarsi alle spalle gli orrori di quella guerra.
Alcuni dei personaggi politici citati restano sbiaditi nei miei ricordi di bambina, mentre altri, protagonisti di imprese sportive, come Bartali e Coppi, evocano ricordi di giornate passate ai bordi di una strada ad aspettare il passaggio del Giro: lunghe attese e apparizioni fugaci , ma tanto bastava per sentirsi parte di un evento importante.
In quegli anni alcuni dovevano emigrare all'estero per trovare lavoro, in Svizzera, in Belgio, ma dopo qualche anno tornavano e per prima cosa si costruivano la casa, spesso con le proprie mani.
Alla domenica i ragazzi andavano al cinema dell'oratorio, mentre gli adulti andavano nelle sale in città a vedere i film con la Magnani , con Totò, con Sordi e si appassionavano sempre più agli attori americani .
La lettura di questo libro mi ha aiutato a comprendere quanto sia stato bello vivere l'infanzia e l'adolescenza in quegli anni '50, quando l'impegno di tante persone mi avrebbe consentito di vivere appieno la giovinezza negli anni.'60.
Purtroppo quello slancio collettivo per la ricostruzione del nostro paese è andato via via scemando, lasciando il posto ad una progressiva e desolante perdita di valori, dove l'interesse di ciascuno prevale sul bene collettivo.
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