Questa volta non è andata male, il libro è abbastanza intrigante pur non essendo un capolavoro. A volte si perde in descrizioni di stati d'animo inutili e non approfondisce abbastanza altre situazioni mentali. Si può leggere e poi portare al libraccio, senza troppi pensieri.
Libro che ho regalato tempo fa a mio marito, che è un suo grande fan, l'ho preso in mano perchè ero rimasta senza nulla da leggere ( strano, ma vero!). Non me ne sono pentita perchè è un libro scritto talmente bene che mi sono chiesta se dietro ci fosse un ghostwriter...eppure no, l'autoironia e la leggerezza del racconto sembrano venire proprio da lui, un uomo che racconta in maniera candida TUTTO della sua vita anche le cose che altri si affrettrerebbero a nascondere o negare.
"Nella mia lunga carriera ne ho fatte di stronzate" dice Rod e nel libro ce le racconta tutte in modo sincero e divertente.
Fortunato, Diletta, Rosa, Nino, Pietro, Salvatore. Sei bambini chiusi in un cerchio, come per proteggersi. Sette anni il più grande, quattro e mezzo la più piccola. A quell'età, il nascondino è una cosa seria. Chi conta è da solo, ma chi si nasconde sfida il buio. A quell'età, la morte non esiste e non la trovi nemmeno se la cerchi, al massimo con la morte ci giochi. A quell'età, il sole splende senza pensare alla notte. Eppure Nell'isolato numero 4, un palazzo popolare del comprensorio Cielo Rosso, a sud di Catania, scompaiono due bambini, a pochi mesi l'uno dall'altro. Un incubo che si ripete. Già dieci anni prima era sparita una bambina, poi ritrovata in fin di vita lungo i binari della ferrovia che lambisce i palazzi. Un solo elemento, macabro e beffardo, accomuna i tre casi: i piccoli si perdono nel buio mentre stanno giocando a nascondino. Nessuno ha visto niente, nessuno sa niente. O forse troppo. Centinaia di famiglie, impantanate nella miseria, hanno e fanno paura. Le indagini, mollicce e pavide, imboccano vicoli ciechi e marciscono come le ringhiere dei ballatoi. Oscar Baldisserri, un quarantacinquenne senza capo né coda che viene catapultato fra quelle squallide muraglie di cemento, è l'unico a farsi delle domande. Perché tutta quella violenza e rassegnazione senza spiragli sul futuro sono incomprensibili per chi al Cielo Rosso non ci è cresciuto. In un'inarrestabile discesa nel degrado ambientale, sociale, umano della provincia italiana più ambigua, grazie all'aiuto di un bambino taciturno e di Matilde, che accenderà in lui una passione tenera e spietata, Oscar solcherà gli argini della sua coscienza pur di strappare al silenzio la verità. Conta fino a dieci è molto più di un thriller. È il filo sottile che salda silenziosamente la vigliaccheria al riscatto, la vendetta al perdono, le tenebre a un bruciante raggio di sole. Ma soprattutto è la storia potente e splendida di un uomo come tutti noi che, sbattuto nella periferia della vita in cerca di un assassino, finirà per trovare se stesso.
Che dire di questo libro? Lo sto ancora leggendo e faccio parecchio fatica, tanto che non so se lo finirò. Fatico nei passaggi temporali e fatico anche ad inquadrare Oscar. Probabilmente è un problema mio: invecchio e se le storie non sono narrate in maniera semplice, mi perdo.
Però devo anche dire che sento come un rigetto interiore a leggere questa storia, così simile ad orrendi casi di cronaca abbastanza recenti. E' come se istintivamente io volessi ritrarmi da certe realtà sconvolgenti, che non saprei come affrontare e che vorrei cancellare dalla faccia della terra. Ho sbagliato l'acquisto, non sono in grado di godere questo tipo di lettura. Questa non è una critica al libro, è una presa di coscienza dei miei limiti.
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