martedì 1 novembre 2016

Curiosità su Leonardo da Vinci









Leonardo, probabilmente il più grande genio di tutti i tempi, personalità affascinante ed intrigante! Come non condividere quello che su di lui ho trovato qui?:








LEONARDO, FORSE, NON ERA ITALIANO Leonardo di ser Piero da Vinci (Vinci, 15 aprile 1452 – Amboise, 2 maggio 1519) era figlio illegittimo di Piero, rispettato notaio ben introdotto negli ambienti fiorentini (poteva annoverare anche i Medici tra i suoi clienti). La madre era, secondo alcuni, originaria dell’Oriente. Il nome Caterina era infatti comune tra le schiave convertite al cattolicesimo. Inoltre, le impronte digitali di Leonardo rilevate sul San Gerolamo mostrerebbero somiglianze con un tipo diffuso tra gli arabi.
Ad ogni modo, fu il padre, intorno al 1470, ad accompagnare quel suo figlio illegittimo, ancora adolescente, in una delle botteghe più importanti del tempo, quella di Andrea Verrocchio.






 SMASCHERÒ I CHIROMANTI Anche se nel Codice Atlantico è riportata una spesa di sei soldi per farsi predire la sorte, Leonardo scrisse che la chiromanzia era “fallace”. Notò infatti che basta confrontare le mani di persone morte nello stesso momento per vedere che le linee della vita non si somigliano.
Nell'immagine, i tarocchi di Leonardo, una serie di carte per chiromanti rifatte con i personaggi dell'opera dello scienziato.






 COMPRESE A CHE COSA SERVE IL CUORE Ai tempi di Leonardo si credeva ancora che il cuore servisse per scaldare il sangue circolante. Fu lui il primo a intuirne invece la funzione di pompa. Per questo alcune strutture anatomiche cardiache hanno in seguito preso il suo nome. Per esempio il “fascio moderatore di Leonardo da Vinci” o anche la “trabecola arcuata di Leonardo”.





FU LUI A PORTARE IN FRANCIA A GIOCONDA Un’idea ancora diffusa è che la Gioconda sia stata portata al Louvre dai napoleonici. Fu invece lo stesso Leonardo a condurla con lui in Francia, e il re Francesco I la pagò 4 mila scudi d’oro (due anni dello stipendio di Leonardo). Le truppe napoleoniche presero invece, senza mai restituirli, alcuni manoscritti (oggi “Codici dell’Istituto di Francia”).






 ERA UN VEGETARIANO CONVINTO Leonardo aveva uno sviscerato amore per gli animali. Andava addirittura nei mercati a liberare dalle gabbie gli uccelli pronti per essere venduti. Un contemporaneo, il navigatore toscano Andrea Corsali, disse di lui che “non si ciba di cosa alcuna che tenga sangue”.
A lui è attribuita la frase «Verrà il giorno che sarà giudicato delitto uccidere un animale come ora uccidere un uomo».






AVEVA IL GUSTO DEL GROTTESCO Il suo sguardo era attirato non solo dal bello, ma anche dal deforme, tanto che molti lo considerano l’iniziatore del genere della caricatura. In effetti esiste almeno un foglio con disegni di teste maschili in cui le caratteristiche fisiche sono accentuate fino a un effetto grottesco.
Nell'immagine, a sinsitra, lo studio intitolato "Uomo ingannato dagli zingari" e nel riquadro, un disegno di una donna dalle sembianze molto maschili; a destra lo studio di 5 caricature.






 GLI PIACEVA SPERIMENTARE Il più famoso “esperimento” di Leonardo venne messo in opera quando da Ludovico il Moro ricevette l’incarico di dipingere, su una parete del refettorio del convento annesso alla basilica di Santa Maria delle Grazie, un affresco dell’Ultima cena. A Leonardo la tecnica dell’affresco, che prevedeva di lavorare velocemente sull’intonaco “a fresco”, non piaceva. Per cui se ne inventò una che gli permettesse di andare ogni tanto a dare anche una sola pennellata, continuando a seguire in contemporanea i suoi altri studi e lavori. Troppo tardi scoprì che il dipinto, così, si deteriorava molto rapidamente: quando ancora Leonardo era in vita, complice l’umidità dell’ambiente, il Cenacolo era ridotto a una macchia di colore indistinta.



 ERA UN "MOLESTATORE"? Dell’omosessualità di Leonardo si è parlato a lungo, scomodando interpretazioni psicoanalitiche, come quella di Freud che al riguardo descrisse un sogno fatto da Leonardo bambino: un nibbio che l’avrebbe visitato toccandogli ripetutamente le labbra con la coda.
Ci sono poi le carte di un processo per sodomia che lo vide tra gli imputati, insieme ad altri allievi della bottega del Verrocchio, nel 1476. La parte lesa, vittima dell’abuso, sarebbe stata Jacopo Satarelli, un apprendista orafo fiorentino di 17 anni. Dopo una breve incarcerazione Leonardo e gli altri vennero assolti perché la denuncia, in quanto anonima, non poteva essere accettata. L’oscura vicenda (l’omosessualità nella Firenze del tempo era comune) fu riesaminata in un secondo momento, ma i giudici dichiararono il non luogo a procedere, chiudendo la causa.





 AVEVA UNA SCRITTURA A DIR POCO INSOLITA Leonardo usava una strana scrittura speculare, che andava da destra verso sinistra, e spesso iniziava a scrivere dall’ultimo foglio per poi giungere al primo. Questa peculiarità è stata spesso interpretata come un tentativo messo in atto da Leonardo di tenere segreti e incomprensibili ai non iniziati al suo codice i suoi studi. Chi lo considerava un eretico arrivò addirittura a definirlo “scrittore del diavolo” per questa sua particolare caratteristica.
In realtà, si trattava del suo modo naturale di scrivere. I neurologi infatti hanno dimostrato che la sua era un’abitudine acquisita nell’infanzia, naturale per i mancini che non sono stati corretti come Leonardo. Egli sapeva usare la calligrafia “normale”, ma con difficoltà e solo se indispensabile, come per esempio fece in alcune carte topografiche. Non a caso, Leonardo faceva scrivere ad altri le sue missive e le sue lettere di presentazione.




 RACCONTAVA BARZELLETTE... Ed erano anche piuttosto sconce, come questa: “Una aveva i piedi molto rossi e, passandole appresso, uno prete domandò con ammirazione donde tale rossezza dirivassi; al quale la femmina subito rispuose che tale effetto accadeva perché ella aveva sotto il foco. Allora il prete mise mano a quello membro, che lo fece essere più prete che monaca, e, a quella accostatosi, con dolce e sommessiva voce pregò quella che ’n cortesia li dovessi un poco accendere quella candela”.
Nell'immagine, uno dei numerosi "sorrisi" lasciati da Leonardo nei suoi quadri, quello di San Giovanni Battista, conservato al Louvre.






SCOPRÌ GLI ANELLI DI CRESCITA DEGLI ALBERI La prima persona a osservare gli anelli di accrescimento degli alberi, e a capire che, contandoli, si può determinare l’età di una pianta, fu proprio Leonardo. Da questa osservazione è nata in anni recenti una nuova scienza, la dendroclimatologia, che studia i climi del passato grazie a particolari tracce lasciate dalla natura negli anelli degli alberi.





 CAPÌ CHE COSA SONO I FOSSILI Al suo tempo si riteneva che i “nichi”, come si chiamavano allora i fossili, fossero resti del Diluvio universale o forme di vita a cui Dio non aveva dato l’anima. Leonardo fu il primo (dopo gli antichi Greci) a comprendere che erano resti di animali e piante pietrificati da processi geologici e portati alla luce dai movimenti della crosta terrestre.
Nell'immagine, La Dama con l'ermellino, dipinto a olio su tavola intorno al 1488-1490. Come i più arguti avranno subito capito, non c'entra nulla con i fossili, ma gli schizzi di Leonardo sui fossili sono molto piccoli e non particolarmente belli da vedere.





 IL FALSO DELLA “SUA” TRATTORIA Alcuni anni fa si cominciò a parlare del cosiddetto Codice Romanoff, presunto manoscritto custodito in Russia, in cui Leonardo avrebbe descritto i piatti serviti nella sua Taverna delle tre lumache sul Ponte Vecchio di Firenze, aperta insieme al Botticelli. Peccato che quel codice fosse solo un’invenzione dello scrittore inglese Jonathan Routh.





 DECISAMENTE SCALTRO Quando si recò da Ludovico il Moro, nel 1482, Leonardo portò con sé una lettera di presentazione (non autografa: si fece forse aiutare da un conoscente non digiuno di diplomazia) che era una sorta di curriculum studiato ad hoc. Astutamente metteva in luce le sue abilità di ingegnere militare, proprio in un momento in cui il Moro coltivava l’ambizione di espandere il suo regno, e solo nell’ultimo punto (su dieci) scrisse di ciò che avrebbe potuto fare “in tempo di pace”.
Tutta la parte precedente è un catalogo di opere belliche che prometteva di saper realizzare, dai “ponti leggerissimi e forti” alle “bombarde commodissime et facili da portare”, ai “carri coperti, securi et inoffensibili”. Non sappiamo quanti di questi progetti furono effettivamente realizzati, e sembra che il Moro in battaglia raramente abbia fatto uso delle macchine leonardesche. Ma la lettera raggiunse il suo scopo.






NON SEMPRE CI "PRENDEVA" Leonardo è stato uno dei più grandi studiosi di anatomia di tutti i tempi, ma non sempre i suoi studi erano corretti. Per esempio riteneva (sbagliando) che nel cervello ci fossero tre ventricoli (nell'immagine in basso a destra)




Chi ha detto che il 3D è solo roba da kolossal hollywoodiani? Anche le opere d'arte possono vivere una seconda giovinezza grazie alla tecnologia delle immagini tridimensionali: dal 24 ottobre al 16 novembre, nella Chiesa di San Michele a Fano, nelle Marche, andrà in scena la mostra spettacolo Perfecto e Virtuale, l’Uomo Vitruviano di Leonardo, dove si potrà vedere una riproduzione del famoso disegno di Leonardo Da Vinci in 3D, attraverso un ologramma che ruota a 360° e lo proietta a grandezza originale (34 centimetri circa). E tutto senza bisogno di muovere il disegno originale (databile al 1490) dalla sua sede: il Gabinetto dei Disegni e delle Stampe delle Gallerie dell'Accademia di Venezia.

La scelta di Fano come sede della mostra non è casuale: è lì che l'architetto Marco Vitruvio Pollione ha progettato e costruito il suo unico edificio (una basilica non più esistente). Ed è lui che nel trattatoDe Architectura, descrive le proporzioni dell’uomo perfetto, che ispirò l'opera di Leonardo.









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