sabato 30 luglio 2016

Dalle stalle alle stelle in pochi minuti

Invogliati da un articolo tolto da un vecchissimo giornale, oggi ci siamo regalati una gita in un posto non troppo lontano, ma dove non eravamo mai stati prima: il lago d'Orta.





Arrivando dall'autostrada, ci siamo trovati su una costa ricca di splendide proprietà, immensi giardini e, probabilmente, stupende ville che rimangono nascoste dalla vegetazione. Bello, bello, ci siamo detti, facciamo il giro di tutto il lago! Ma man mano si procedeva, la delusione si impadroniva di noi: nonostante il primo impatto sia stato con un albergo ricavato da un antico palazzo molto imponente,




i paesini ci sembravano banali, privi di attrattive particolari, e quasi quasi, eravamo pentiti di esserci lasciati suggestionare da un vecchio articolo di giornale. Sì, il lago ci sembrava bello, ma non COSI' bello come ci aspettavamo e certo non più dei laghetti che ci sono vicinissimi alla nostra città. Eravamo delusi.
Così ci siamo detti: be' andiamo a vedere questo San Giulio e l'isoletta, pranziamo e ce ne torniamo a casa.

Ci aspettava una bellissima sorpresa: il paese di Orta San Giulio è una perla rara e anche l'isola merita tutto il bene di cui all'articolo incriminato, e anche di più.
Per strette viuzze dove si affacciano cancelli che lasciano intravedere giardini fioriti, si arriva in una bella piazza fronte lago da cui si ha la vista dell'isola di san Giulio, come fosse un quadro appeso lì davanti per deliziarti gli occhi.
Fra negozietti e ristoranti si aggirano un po' di turisti, non troppi da averne un'impressione di soffocamento e comunque più stranieri che italiani.















 La piazza, dove ci fermiamo a pranzare,  è un grazioso salotto affacciato sulle acque, dove sorge anche il porticciolo da dove partono le imbarcazioni dirette all’isola di San Giulio. È il palazzo della Riviera di San Giulio, detto anche Broletto, ad impreziosire la piazza. Culmina in una piccola torre campanaria, risalente al 1582, ed è un misto di elementi rustici e classici, con l’irregolare scala esterna, gli affreschi della facciata e le piccole colonne del portico. Qui vi si riuniva il consiglio generale composto dai deputati del feudo vescovile di Novara.
Oggi, invece, c'è una mostra di libri: che goduria!
Dopo pranzo salpiamo per l'isola, chiamata l'isola del silenzio. E' molto piccola, la si visita tutta in dieci minuti, ma sono dieci minuti in cui gli occhi si riempiono di bellezza.

Prima possedimento del ducato longobardo e poi dei vescovi di Novara, l’isola era un tempo abitata solo da canonici, mentre oggi è abitata dalle suore di clausura benedettine. Un’unica via segue il perimetro dell’isola, un susseguirsi di dimore e palazzi, un tempo dimore di canonici, di lussureggianti giardini e cortili.
















Alla fine del IV secolo i due fratelli greci Giulio e Giuliano, originari dell'isola di Egina arrivano sulle rive del lago e si dedicano, con il beneplacito dell'imperatore Teodosio I all'abbattimento dei luoghi di culto pagani e alla costruzione di chiese. La leggenda vuole che san Giulio abbia lasciato al fratello Giuliano il compito di edificare a Gozzano la novantanovesima chiesa, cercando da solo il luogo dove sarebbe sorta la centesima. Individuato nella piccola isola il luogo adatto, ma non trovando nessuno disposto a traghettarlo, Giulio avrebbe steso il suo mantello sulle acque navigando su di esso. Sull'isola Giulio sconfisse i draghi e i serpenti che popolavano quel luogo, simbolo evidente della superstizione pagana, cacciandoli per sempre e gettando le fondamenta della chiesa nello stesso punto in cui oggi si trova la basilica di san Giulio.





Proprio del lago d'Orta è originario Gianni Rodari, nato il 23 ottobre 1920 a Omegna.  Meta ideale di artisti e scrittori, il lago fu teatro del breve incontro tra Nietzsche e Lou Andreas Salomè, che costituì una delle rarissime esperienze femminili del grande filosofo. È sul lago d'Orta che Nietzsche, dopo il rifiuto di Lou Salomé alla sua proposta amorosa, iniziò la gestazione delle sue opere critiche, tra cui il famoso "Così parlò Zarathustra".

2 commenti: