mercoledì 15 ottobre 2014

Tra arte e Mito





Nella pittura classica è ricorrente non solo la rappresentazione della natura e delle figure umane, ma spesso proprio nella scelta dei personaggi che animano la tela, il pittore ci racconta anche un mito.

In questo quadro del pittore inglese John William Waterhouse, vissuto tra l'Ottocento e il Novecento, i miti rappresentati sono addirittura due, quello di Narciso e quello di Eco, come li racconta Ovidio nelle Metamorfosi.

Dall'unione della ninfa Liriope e del fiume Cefiso nacque un bambino di indescrivibile bellezza e grazia, a cui fu dato il nome di Narciso.
La madre, desiderosa di coscere il destino del figlio, lo portò dal vate Tiresia, il più grande fra tutti gli indovini, per sapere quale sarebbe stato il suo futuro.




 Tiresia, punito con la cecità per aver osato guardare le nudità della dea Atena, ma poi "risarcito" con il dono del vaticinio,disse con voce grave che Narciso avrebbe avuto una lunga vita se non avesse mai conosciuto se stesso.

Con il passare degli anni la profezia fu dimenticata e Narciso cresceva forte in salute e in bellezza tanto che tutte le persone che lo incontravano, uomini o donne che fossero, si innamoravano di lui. Il giovane però rifuggiva ogni attenzione amorosa, mostrando grande insensibilità e vanità.
Destino volle che la strada di Narciso incrociasse quella della ninfa Eco che portò alla rovina entrambi i giovani.





Eco era una delle Oreadi, le ninfe delle montagne. Secondo Ovidio, Zeus, notando l'attitudine di Eco per il pettegolezzo, la spinse a intrattenere sua moglie Era, la cui gelosia era nota a tutti gli dei e a tutti i mortali, in modo da distrarla dai suoi amori furtivi.
Quando Era si accorse dell'inganno la sua ira fu grande , tanto che punì la povera ninfa togliendole l'uso della parola e condannandola a dover ripetere solo le ultime parole che le venivano rivolte o che udiva.




Un giorno mentre si trovava nel bosco vide Narciso tendere reti tra gli alberi per catturare cervi, ma non potendogli parlare, si limitò ad ammirare la sua bellezza, estasiata da tanta grazia. Per diverso tempo lo seguì da lontano senza farsi scorgere e Narciso, intento a rincorrere i cervi, né si accorse di lei nè si accorse che si era smarrito nel bosco.Dopo aver chiamato invano a gran voce i compagni che ormai si erano allontanati, il giovane,stanco, si addormentò.

A quel punto Eco decise di mostrarsi a Narciso e al suo risveglio si presentò protendendo verso di lui le braccia e offrendosi teneramente come un dono d'amore con il cuore traboccante di teneri pensieri.
Ma la reazione di Narciso fu spietata: alla vista della ninfa che si offriva a lui, fuggi inorridito, tanto che la povera Eco, avvilita e umiliata, scappò a nascondersi nel folto del bosco dove cominciò a vivere in solitudine con un solo  pensiero nella mente:la sua passione non corrisposta per Narciso.





 Questo pensiero divenne ogni giorno sempre più struggente tanto che la ninfa si dimenticò anche di vivere e il suo corpo deperì rapidamente fino a scomparire e a lasciare di lei solo la voce.
Da allora la sua presenza si manifesta solo sotto forma di voce, la voce di Eco, che continua a ripetere le ultime parole che le sono state rivolte.

Gli dei allora vollero punire Narciso per la sua freddezza e insensibilità e mandarono Nemesi, dea della vendetta, la quale fece sì che mentre il giovane si trovava presso una fonte, nel chinarsi per bere un sorso d'acqua, vedesse la propria immagine riflessa. Il suo cuore iniziò a palpitare e a struggersi d'amore per quel volto così bello, tenero e sorridente.





Inconsapevole di aver di fronte se stesso, Narciso ammirava quell'immagine e immergeva le braccia nell'acqua per accarezzarla, ma ecco  che l'immagine si frantumava e scompariva.
Il giovane rimase a lungo presso la fonte cercando invano di ammirare quel riflesso senza accorgarsi che i giorni scorrevano, dimenticandosi di mangiare e di bere, temendo che quell'immagine potesse svanire per sempre. Alla fine Narciso morì presso la fonte che gli aveva regalato l'amore per chi non avrebbe mai potuto ricambiare il suo abbraccio.

Si narra che quando le Naiadi e le Driadi andarono a prendere il suo corpo per collocarlo sulla pira funebre, al suo posto fu trovato uno splendido fiore bianco che da lui prese il nome di Narciso.














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