Per filo e per segno : Paulette
Recensione
È stato pochissimo in programmazione questo bel
film francese: accolto Oltralpe con grande successo, per l’ interprete sublime,
l’ attenta regia, politicamente scorretta, divertente e graffiante.
E già!! si ride e si pensa, ci urta un pochino,
ma poi si accetta…tutto anche il razzismo più dichiarato e più banale, ma
descritto con una penna intinta al vetriolo…
Gli interpreti sono un gruppo di anziani, che
abita in una banlieue di Parigi, al blocco Victor Hugo per la precisione.
Ma la indiscussa
protagonista è lei, Paulette (Bernadette Lafont la indimenticata musa di
Chabrol e Truffaut) una pasticciera di gran classe che in pochi anni ha perso
l’attività, acquistata da nordcoreani, e il marito amatissimo.
Temperamento coriaceo e poco incline alla
tenerezza, Paulette è al limite, anzi spesso lo oltrepassa, dell’indigenza: con
nonchalance cerca tra gli scarti del mercato portando a casa residui di cibo e mobili abbandonati. Ha
un dolcissimo nipotino, che però rifiuta in modo categorico a causa del padre, un gentile e comprensivo
poliziotto di colore. Osman che lei
chiana Osama o, quando vuole essere più
carina, Sbucciabanane.
E’ povera in tutto,
ma ha la dignità di una regina. Nei suoi andirivieni scopre un mondo a lei del
tutto sconosciuto…quello degli spacciatori di droga che si arricchiscono con i
loro traffici e quando per puro caso viene in possesso di una partita di
cocaina…non perde tempo ed intraprende a
sua volta un nuovo mestiere.
Il suo fiuto per
gli affari, la sua disinvolta moralità, la sua determinazione fanno sì che dopo
molte e divertenti traversie, riesca a trovare una soluzione geniale per vendere
la droga : usando l’attività in cui era più che abile…Dolcetti alla haschisc, pasticcini,
madeleinettes, meringhe, torte e
crostate alla cannabis che le consentono di recuperare il benessere perduto.
In questo è
coadiuvata dal gruppo ineguagliabile di amiche (Carmen Maura bravissima tra le
altre) e poi dal suo ammiratore,
che merita il premio della fedeltà dopo
tutte le sbattute di porta in faccia ricevute.
Le battute si
susseguono, come sempre nei film francesi, veloci, esilaranti anticonformiste e inaspettate…alcuni passaggi
sono ironici e imprevedibili.
Eppure si colgono alcune punte di profonda tristezza
come la solitudine degli anziani, ridotti a vivere con pensioni appena decenti,
depressi e incapaci di trovare una soluzione per i loro ultimi anni di vita e
la disattenzione del mondo per questi nuovi emarginati.
Paulette sostiene e incoraggia anche Alzheimer, soprannome
della vecchia amica sola e malata regalando a tutti una vacanza al mare, dove le
quattro donne e il nipotino, che ormai ha conquistato la impossibile nonna, riescono
a trascorrere giornate serene, grazie al
denaro così avventurosamente guadagnato.
Il risvolto giallo conclusivo rende ancor più
improbabile tutto il racconto, ma le scene con i guardaspalla di Vito o con i
cani antidroga suscitano negli spettatori una
allegra spensieratezza. Perché noi non riusciamo più a produrre film così divertenti, lievi eppure interessanti??
Nessuna scena hot,
nessuna situazione scabrosa, ma sempre quell’ ironia pungente sottesa ad
ogni frase o situazione..Eppure la
commedia all’ italiana era una bella realtà..era….
Il regista Jerome
Enrico è abilissimo nel far emergere la forza espressiva dei visi degli
interpreti invecchiati, carichi di rughe e segni del tempo.
E nello stesso momento lancia il messaggio che nella
vita non ci si deve mai arrendere perchè tutto si può affrontare con la
determinazione e un pizzico di sfrontata fantasia.
paola
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