La menta è una pianta aromatica, le cui proprietà sono note fin dai tempi degli egizi e degli antichi romani che la adoperavano prevalentemente in cucina.
Ma non c'è un solo tipo di menta, anche se quando si parla della menta, in genere la si associa ad una pianta. Una sola. Si tratta normalmente della più famosa, la menta piperita. Ma è solo una delle rappresentanti di una vasta famiglia che annovera specie e varietà assai interessanti per le diverse sfumature di sapore che possono trovare una ricca e variegata applicazione in una cucina un po’ creativa o costituire un’intrigante collezione di mente in vaso sul balcone… Si va dalla menta glaciale (Mentha glacialis), freschissima e diretta, alla Mentha longifolia, con una forte impronta affumicata, dalla menta al limone a quella nientemeno che al cioccolato (Mentha x piperita ‘Chocolate’) che sa di… After Eight.
Il cioccolato non vi aggrada e vorreste qualcosa di più fresco? Cercate la Mentha suaveolens x rotundifolia: profuma di mela verde. Un ottimo té freddo per l’estate? L’ideale è la menta marocchina (Mentha spicata ‘Moroccan’), deliziosa! Qualcosa di agrumato? Mentha piperita var. citrata o Mentha citrata ‘Lemon’. Qualcosa di speziato? Perfetta la Menta Ginger (Mentha x gracilis ‘Variegata’), bella con le sue delicate screziature gialle, e buona.
Se poi è il lato estetico che vi intriga, ospitate una pianta di variegata (Mentha suaveolens ‘Variegata’) nei vostri vasi: con il suo fogliame fortemente macchiato di bianco e i suoi germogli color crema farà da interessante contrasto con le piante a foglia verde.
Secondo la leggenda cristiana, questa pianta con le sue foglie, raccogliendo l’acqua, servì a dissetare Gesù durante la fuga in Egitto e per questo è considerata una pianta benedetta.
Anticamente, invece, c'erano altre leggende:
Minta era una bellissima ninfa partorita nel fiume infernale Cocito, affluente dell'Acheronte e viveva nel regno infernale comandato da Ade, di cui era la concubina.
Persefone, gelosa del marito, si dispiacque dell'unione e si infuriò quando Minta proferì contro di lei minacce spaventose e sottilmente allusive alle proprie arti erotiche. Persefone, sdegnata, la fece a pezzi: Ade le consentì di trasformarsi in erba profumata, la menta.
Un'altra versione del mito, citata anche da Ovidio nelle sue Metamorfosi suggerisce che fu Persefone stessa a trasformare Minta in pianta, scegliendo una forma insignificante che non destasse attenzione né potesse essere paragonata ad altre piante per bellezza o utilità.
Un'altra versione ancora racconta che Zeus (o Zeus Katactonio, cioè Ade stesso), innamoratosi di Minta, ebbe da lei un rifiuto in seguito ad una proposta. Sdegnato del comportamento, la tramutò in una pianta fredda così come la bella ninfa era stata con lui.
Per gli antichi Egizi, la menta era sacra a Iside e al dio della medicina Thot: solo ai sacerdoti veniva concesso di utilizzarla.
I Latini la vietavano ai soldati poichè si pensava che minava il vigore fisico in battaglia.
Secondo un antico detto greco, in guerra non si doveva seminare, né raccogliere la menta. Questo perché la pianta accendeva una passione tale da divorare i soldati. L'erba dell'amore fu denominata anche la «corona di Afrodite». Inoltre il dio Ermes consigliava di consumare la menta per proteggersi dalle malattie.
Secondo un antico detto greco, in guerra non si doveva seminare, né raccogliere la menta. Questo perché la pianta accendeva una passione tale da divorare i soldati. L'erba dell'amore fu denominata anche la «corona di Afrodite». Inoltre il dio Ermes consigliava di consumare la menta per proteggersi dalle malattie.
I Cinesi, anticamente, ne vantavano le proprietà calmanti e le sue virtù antispasmodiche. Ippocrate considerava la menta un afrodisiaco, mentre Plinio ne vantava l'azione analgesica. I Greci e i Romani la usavano molto per profumare la persona, le acque per il bagno e per prepararsi infusi. Una volta era usata come cicatrizzante, posta a macerare nell'olio di oliva per un mese al sole. Gli erbari di una volta le attribuivano un notevole impiego; per le influenze, i raffreddori, per il mal di pancia, meteorismo e per disturbi gastrici e biliari.
Chiunque abbia visitato il Marocco non può dimenticare il profumo intenso del thè alla menta, servito caldissimo in tazzine o bicchierini di vetro, dolcissimo e dall'aroma pressochè impossibile da riprodurre a casa. E' la bevanda nazionale del Marocco, il thè alla menta ('atay' in arabo), preparato con thè erde cinese, rametti di menta fresca ('nanaa') e molto zucchero. I marocchini lo adorano e lo bevono ogni qualvolta ne hanno l'occasione.
Chiunque abbia visitato il Marocco non può dimenticare il profumo intenso del thè alla menta, servito caldissimo in tazzine o bicchierini di vetro, dolcissimo e dall'aroma pressochè impossibile da riprodurre a casa. E' la bevanda nazionale del Marocco, il thè alla menta ('atay' in arabo), preparato con thè erde cinese, rametti di menta fresca ('nanaa') e molto zucchero. I marocchini lo adorano e lo bevono ogni qualvolta ne hanno l'occasione.
Accostabile all’archetipo della nascita e della morte, l’ambiguità dell’aroma della menta – all’inizio fresco e poi bruciante, o viceversa – ha fatto dire alla Scuola Medica Salernitana che “la menta mente”.
L’aroma della menta dona realismo e spirito di autocritica ma sentimenti freddi e fluttuanti nonché aridi di cuore.
Nessun commento:
Posta un commento