https://ilclandimariapia.blogspot.com/2012/10/erica.html qui, in un breve post, abbiamo parlato dell'erica; non voglio ripetermi, ma ho trovato così tante immagini nuove, sempre per merito della mia amica di Love for all seasons, che non posso fare a meno di condividerle...
Posso aggiungere questa notizia, trovata su wikipedia:
Il nome generico Erica assegnato da Linneo, deriva dal latino erīcē, una pianta descritta da Plinio, a sua volta adattamento di un'antica parola greca, ἐρείκη eréikē, usata da Eschilo e Teocrito e imparentata con l'antico irlandese froech, con il lettone virši e il lituano virži.
Nonostante la similitudine, il nome Erica non deriva direttamente dalla pianta (il cui appellativo è d'origine greco-latina) bensì dal nome scandinavo Erik (antico Eirikr; femminile Erika), sebbene in Italia e nei Paesi di lingua tedesca (dov'è frequente la forma maschile Erich) sia stato promosso dall'erronea associazione con il nome della pianta.
Pianta affine all'erica è il brugo, cioè quel fiorellino viola che forma le famose brughiere del nord.
I fiori sono molto simili ed è difficile distinguerli.
Qui: https://nelcuoredellascozia.com/2019/02/18/heather-erica-il-fiore-scozzese-per-eccellenza/ ho trovato le leggende che circolano sull'erica.
La prima leggenda parla di Malvina, figlia del leggendario bardo Ossian nel III secolo a.C: la giovane era fidanzata con un guerriero di nome Oscar che ahimè morì tragicamente in battaglia, non prima di aver fatto portare alla sua amata da un fido messaggero un ramoscello di erica. Quando le lacrime di Malvina toccarono i fiori viola, essi divennero immediatamente bianchi e la giovane pronunciò le parole “sebbene sia il simbolo del mio dolore, possa l’erica bianca portare fortuna a tutti quelli che la trovano”. Ed è per questo che è di buon auspicio per una sposa avere nel mazzo di fiori dei rametti di erica bianca!
Un’altra leggenda narra di uno scontro tra alcuni invasori vichinghi e uno degli ultimi Re dei Pitti e suo figlio: questi ultimi vennero sconfitti in una battaglia, catturati e torturati dai norreni che volevano estorcere loro la ricetta segreta della birra d’erica. Il padre, sicuro che il figlio non avrebbe retto alle torture, strinse un patto con i vichinghi: se a suo figlio fosse stata risparmiata l’agonia della tortura e fosse stato quindi ucciso in modo veloce e indolore, egli avrebbe rivelato la ricetta segreta. Morto il figlio (gettato da una scogliera, si) il padre ovviamente non rivelò il segreto, a costo della sua stessa vita. Questa leggenda fa parte di un racconto scritto dal famoso scrittore scozzese Robert Louis Stevenson che si intitola appunto Heather Ale.
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