Marianne è la rappresentazione nazionale allegorica della repubblica francese e rappresenta la permanenza dei valori della Repubblica, ossia Libertà, Uguaglianza e Fraternità. La prima raffigurazione di quella che successivamente verrà identificata con la Marianne è nel celebre quadro La libertà che guida il popolo di Eugène Delacroix.
Altra immagine della Marianne che tutti noi conosciamo è quella dell’imponente statua in bronzo che svetta al centro della Place de la République, dei fratelli Morice: la statua è alta quasi 10m e Marianne indossa una toga e l’immancabile berretto frigio, rispettivamente simboli della giustizia e della libertà; nella mano destra tiene un ramo di ulivo, simbolo della pace, mentre con la sinistra sorregge le tavole della legge. Sedute intorno a lei, su un piedistallo di pietra alto 15m, ci sono le statue allegoriche della Libertà, dell’Uguaglianza e della Fratellanza.
Le sue immagini sono ovunque. Probabilmente, questo modello fu ritenuto adatto per infiammare ed armare il popolo: per attirare e arrivare diritto al cuore delle masse popolari, non bastavano parole come “Patria, Libertà, Uguaglianza, Fraternità”; ci voleva un simbolo che rappresentasse chiaramente questi concetti e che spingesse il popolo a seguirla, un’immagine in cui i poveri e i diseredati potessero riconoscersi e alla quale sentirsi uniti. Di qui, la giovane e prosperosa donna del popolo -a metà tra una madre e un’amante- che comprende, protegge e accontenta le masse.
Il volto di Marianne non si ispirò ad un volto in particolare fino al 1969, anno in cui la AMF (Association des Maires de France) decise di scegliere un personaggio pubblico francese per rappresentarla. Tra i volti più celebri che han prestato i loro tratti a Marianna ci sono state Brigitte Bardot, Catherine Deneuve, Laetitia Casta e Sophie Marceau.
Qui da noi, a Bergamo, La Marianna è tutt'altra cosa! E' uno dei locali storici della città, uno di quelli dove ci si dà appuntamento e dove arrivano turisti da tutto il mondo.
Per il viaggiatore che proviene dalla pianura, La Marianna si affaccia, in ogni stagione, con i terrazzi, le aiuole e i giardini fioriti di tutto punto, sul finire del viale delle mura dove la collina di Bergamo diventa città. Infatti, si colloca proprio di fronte la torre di Adalberto, tristemente nota tra i cittadini, per il suo lugubre passato, come “torre della fame”. Al piano superiore della più ben nota pasticceria, già teatro di rinascimentali libagioni con il nome di Bettolina, (1508-1780) è collocato il ristorante che propone una cucina di sapore toscano con l’aggiunta dei principali piatti della tradizione locale.
Pare che il nome le derivi da una delle antiche proprietarie, che poco prima della seconda guerra mondiale aprì una gelateria sopra le ceneri della taverna seicentesca.
Pare che il nome le derivi da una delle antiche proprietarie, che poco prima della seconda guerra mondiale aprì una gelateria sopra le ceneri della taverna seicentesca.
La fama le è arrivata dopo che la gestione del locale è stata presa nel 1953 da Enrico Panattoni, un toscano pieno di iniziativa.
Panattoni voleva creare qualcosa di nuovo, di diverso e, pensa e ripensa, ha inventato la stracciatella, un gelato che potrebbe sembrare semplice, ma che non è così facile da realizzare nel modo giusto.
É il 1961 e gli affari vanno bene. Un giorno, dopo vari e ripetuti esperimenti, Enrico Panattoni realizza un gelato particolare, una bianchissima crema con all'interno dei pezzi irregolari di cioccolato fondente. Bisogna dare un nome a questa delizia ed allora… perché non chiamarla come uno dei piatti più richiesti del ristorante "La Marianna", la stracciatella alla romana?
Il cioccolato fuso che solidifica e si frantuma nel mantecatore ricorda infatti l'uovo che si rapprende nel brodo bollente della stracciatella alla romana. Questa è la vera storia della Stracciatella, un gelato che oggi è riconosciuto e prodotto in tutti i continenti. Enrico Panattoni allora non pensò al brevetto né tantomeno al copyright, ma si tenne ben stretta la ricetta grazie alla quale, da mezzo secolo, migliaia di persone arrivano a La Marianna per provare la "Vera Stracciatella"!
Quella Stracciatella che ancora oggi viene prodotta con macchine verticali (le famose Carpigiani L40 con la campana in rame stagnato e la bagna di salamoia) con ingredienti semplici quali latte fresco, tuorli d'uovo, zucchero semolato, panna fresca, gelatina alimentare e alginato di sodio come stabilizzante. Il cioccolato, un tempo la copertura Luisa della Perugina, oggi è il Lindt fondente al 58% di cacao.
É il 1961 e gli affari vanno bene. Un giorno, dopo vari e ripetuti esperimenti, Enrico Panattoni realizza un gelato particolare, una bianchissima crema con all'interno dei pezzi irregolari di cioccolato fondente. Bisogna dare un nome a questa delizia ed allora… perché non chiamarla come uno dei piatti più richiesti del ristorante "La Marianna", la stracciatella alla romana?
Il cioccolato fuso che solidifica e si frantuma nel mantecatore ricorda infatti l'uovo che si rapprende nel brodo bollente della stracciatella alla romana. Questa è la vera storia della Stracciatella, un gelato che oggi è riconosciuto e prodotto in tutti i continenti. Enrico Panattoni allora non pensò al brevetto né tantomeno al copyright, ma si tenne ben stretta la ricetta grazie alla quale, da mezzo secolo, migliaia di persone arrivano a La Marianna per provare la "Vera Stracciatella"!
Quella Stracciatella che ancora oggi viene prodotta con macchine verticali (le famose Carpigiani L40 con la campana in rame stagnato e la bagna di salamoia) con ingredienti semplici quali latte fresco, tuorli d'uovo, zucchero semolato, panna fresca, gelatina alimentare e alginato di sodio come stabilizzante. Il cioccolato, un tempo la copertura Luisa della Perugina, oggi è il Lindt fondente al 58% di cacao.
E per finire, tornando alla Marianna, questo è anche il nome di un gioco di carte, una variante della Briscola
ma questo è un campo in cui sono totalmente ignorante e per la verità me ne importa un po' meno di niente.
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