Quand'ero bambina, nei primi anni '50, le merendine preconfezionate non c'erano, perlomeno non nel negozio del mio paese dove si andava ogni giorno a fare la spesa.
Non era certo un problema, visto che la merenda non mancava mai ; d'inverno dopo i compiti e d'estate, tra un gioco e l'altro all'aperto, si poteva comunque contare su pane, burro e marmellata.
Sulla base consistente di una michèta fresca di giornata, la mamma spalmava un sottile strato di burro e sopra ci metteva un paio di cucchiai abbondanti di marmellata di ciliegie. C'era solo quella, tanto che quando incominciò a comparire la marmellata di albicocche sulle crostate fu accolta come una novità.
Era quasi un rito quella merenda: lo studio, il gioco si fermavano, così come le chiacchiere, perché ogni morso richiedeva il silenzio necessario per goderne la consistenza e il sapore, compreso il passaggio finale della lingua sulle labbra perché nemmeno una briciola andasse perduta.
Credo che intere generazioni di italiani siano cresciute con questa formula magica che ancora oggi i nutrizionisti ritengono la più sana e nutriente.
Non si sa con precisione come e chi abbia creato per primo la marmellata, o le abbia attribuito questo nome, ma intorno all'origine di quella di agrumi sono nate nei secoli diverse leggende, legate comunque a personaggi storici di alto lignaggio.
Una di queste leggende racconta che l'invenzione della marmellata d'arance fu opera della regina Caterina d'Aragona, che dopo essere andata sposa del re d'Inghilterra, Enrico VIII, per allontanare la malinconia dovuta alla lontananza dalla sua terra, la Spagna, ne volle conservare il sapore e il profumo dei suoi frutti.
Un'altra leggenda invece fa riferimento alla regina Maria de Medici, che dopo il matrimonio con Enrico IV, re di Francia, si trasferì alla sua corte portando con sé una folta schiera di cuochi, pasticceri e gelatieri toscani.
La poveretta , dopo qualche tempo, si ammalò per una grave carenza di vitamina C, così dietro suggerimento del medico di corte, un drappello di uomini fu inviato a fare incetta delle pregiate arance siciliane. Poiché la strada del ritorno a Parigi a cavallo era molto lunga, le arance vennero trasformate in una densa salsa e conservate in robuste casse di legno su cui fu apposta la scritta "per Maria ammalata". All'epoca , si sa, non erano molte le persone in grado di leggere correttamente, così la scritta venne storpiata in "por Maire ammalate" , "pormarimalade ","marmelade".
La mia merenda di pane, burro e marmellata terminò con l'adolescenza quando le priorità nelle scelte cambiarono drasticamente, ma ancora oggi quando capita di far colazione in albergo, o semplicemente quando voglio trattarmi bene, pane burro e marmellata sono i benvenuti sulla mia tavola.
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