La bilancia ha una storia molto lunga alle spalle. Il suo utilizzo e la sua presenza all’interno della società sono cambiati ed evoluti insieme alla società stessa.
Le bilance più antiche, risalenti al 5000 a.C, sono state ritrovate in Egitto. Presso la civiltà egiziana la bilancia acquisì un importante valore religioso-simbolico. Anubi, il dio egizio dei morti, decideva l’ingresso dei defunti nell’oltretomba pesando su un piatto la loro anima e sull’altro una piuma.
Presso i Greci la bilancia era certamente conosciuta nel VI secolo a.C, come è provato da diversi passi dell’Iliade e da testimonianze pittoriche. Le bilance più antiche di cui abbiamo notizia sono quelle a bracci uguali, formate da un’asta libera di oscillare con due piatti appesi alle estremità.
Nella tecnica della pesata, i Babilonesi introdussero qualche importante innovazione: invece di confrontare il peso di due oggetti, paragonavano il peso di ciascuno con quello che costituisce il primo esempio di riferimento standard, una serie di pietre finemente foggiate e levigate.
Da questa prima forma dello strumento trae origine il termine latino “bilanx” che significa “a due piatti”.
Mentre le bilance commerciali rimasero per secoli uniformi nel modello e nella tecnica costruttiva, quelle chimiche subirono una grande evoluzione, soprattutto per quel che riguarda la rigidità del braccio e la precisione dei sistemi di sospensione. Grazie a questo strumento Lavoisier nel Settecento dimostrò che durante le reazioni chimiche la massa si conserva, ovvero la materia non si crea né si distrugge.
Nel XVIII secolo la bilancia incontrò un impiego molto variegato e differenziato: apparvero le prime bilance da farmacia e le bilancine da tasca pesa-oro. Nel XIX secolo seguì la nascita delle bilance pesa-lettere, impiegate in Francia ed in Inghilterra per stabilire le tasse postali a seconda del peso della busta.
Da oggetti funzionali, simbolo di precisione tecnica, durante la seconda metà del XIX secolo assunsero dettagli e aspetti decorativi tali da renderli dei raffinati oggetti ornamentali da tavolo e da tasca: all’utilizzo pratico venne collegato un grande gusto estetico.
La giustizia è rappresentata come una donna bendata, che regge una spada e una bilancia: ecco il mito di Temi, Themis in greco
Per gli appassionati di mitologia greca, bisogna precisare che Temi non era propriamente una dea, bensì una titanide (femminile di titano), cioè una delle figlie di Urano; ella, pertanto, era sorella di Crono e zia di Zeus. Accanto al re dell’Olimpo presiedeva all’ordine universale, ai giuramenti e alla giustizia. Si ritiene abbia fondato Delfi, sede dell’oracolo più celebre dell’antichità. È a Temi che i Romani si riferivano quando invocavano la iustitia. Le sue caratteristiche principali sono la spada, la bilancia e la benda sugli occhi: la spada simboleggia la punizione, cioè la sanzione comminata dalla legge, ma anche la severità della stessa; la bilancia fa riferimento all’attività del giudice, che soppesa le argomentazioni delle parti; la benda indica, invece, l’imparzialità della giustizia.
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