sabato 4 maggio 2019

Pasqua 2019

Le bellezze di casa nostra non deludono mai: che si tratti di una prima volta o di un semplice ritorno, hanno sempre qualcosa di bello da offrire, soprattutto nelle splendide giornate di primavera.
Ecco dunque che in occasione delle festività pasquali ci siamo concessi qualche giorno di svago tra Romagna e Marche.

La prima tappa del nostro viaggio è un meraviglioso borgo dell'entroterra di Rimini, in Alta Valmarecchia, S.Leo.
La fortezza che lo sovrasta si scorge già dal fondovalle ma riesce comunque a stupire quando la si intravvede tra gli alberi agli ultimi tornanti della strada che porta in questo luogo strategico in tante vicende storiche e militari, soprattutto nel Medioevo e nel Rinascimento.






Il borgo fu fondato da S.Leo, un eremita fuggito dalla Dalmazia per salvarsi dalle persecuzioni di Diocleziano, che qui iniziò a predicare il Vangelo, portando di fatto il Cristianesimo in queste terre.






Al borgo si accede attraverso un'unica porta, la Porta  di Sopra,che conduce alla piazza e agli edifici principali, i palazzi nobiliari, la pieve di Santa Maria Assunta,  il duomo di S.Leone, la Torre Campanaria.







Una targa nella piazza del borgo ricorda che qui venne S.Francesco d'Assisi nel 1213.








mentre sui muri del bel palazzo rinascimentale spiccano lo stemma mediceo e quello pontificio di papa Giulio II.



La pieve di Santa Maria Assunta è un piccolo gioiello medievale, costruita in arenaria, calcare e pietre di altra natura sopra la celletta di S. Leo eremita. E' il più antico edificio religioso di tutto il Montefeltro.








Sul lato opposto, più defilato dal centro del borgo , sorge il Duomo dedicato a S.Leone, con accanto la Torre campanaria in stile romanico a pianta quadrata.














Purtroppo s'è fatto tardi e non c'è più tempo per visitare la fortezza che sovrasta il borgo e  che dopo essere stata a lungo contesa tra i Montefeltro e i Malatesta, tra i Medici e i Della Rovere, fu trasformata dallo Stato Pontificio  in carcere di massima sicurezza nel 1631. Qui fu imprigionato fino alla morte Cagliostro, personaggio  protagonista di molte storie e leggende.

Nella luce che precede di poco il tramonto, ci soffermiamo ad ammirare  il magnifico panorama sulla Valle della Marecchia.





















Nello scendere al piano si intravvedono sulle cime delle colline le torri di S.Marino e di qualche altro borgo di cui non conosciamo il nome.

A Santarcangelo di Romagna troviamo senza difficoltà l'hotel prenotato per la notte, un posticino davvero confortevole e accogliente.










Al mattino seguente ci svegliamo di nuovo con il sole; il meteo ci è favorevole, il cielo si mantiene sereno e la temperatura è proprio quel che ci vuole per passeggiare tra le vie di questa cittadina, moderna e al tempo stesso ricca di storia .





















Viaggiando verso sud incontriamo il colle di Gradara, terra di confine tra Romagna e Marche e forse, proprio per questo, sormontato da un'imponente rocca circondata da un piccolo borgo medievale e protetta da una doppia cinta muraria. Non a caso il suo nome deriva da "grata aura" ossia "aria buona".
In epoca medievale e rinascimentale il castello ospitò le principali famiglie dell'epoca : i Malatesta, gli Sforza, i Borgia e Della Rovere e fu testimone di grandi eventi storici e leggendari.



                                        


















Secondo la leggenda, la rocca ha fatto da sfondo al tragico amore tra Paolo e Francesca, cantato da Dante nella Divina Commedia.
Intorno al 1275 Guido da Polenta, signore di Ravenna, diede in sposa la figlia Francesca al suo fedele alleato, Giovanni Malatesta  signore di Rimini, chiamato Gianciotto perché sciancato, valoroso uomo d'arme ma sgraziato nella persona. Al momento di presentarsi a Francesca, mandò al suo posto il fratello Paolo, cavaliere nobile, bello e cortese, nonché sposato e padre di famiglia. I due s'innamorarono, ma Gianciotto, messo in allarme da un fedele servitore, li colse in flagrante tradimento e li uccise.

Dopo essere stata a lungo avamposto militare e poi residenza raffinata, nel 1641 il castello passò sotto il controllo dello Stato della Chiesa , iniziando così un lungo declino.

Nel 1920 la proprietà fu acquistata da Umberto Zanvettori, un ingegnere bellunese che aveva fatto fortuna nell'America del Sud, che si fece carico del restauro e che nel 1928 la vendette allo Stato mantenendone l'usufrutto fino al 1983.























 
Dagli spalti del castello si gode  una magnifica vista, da un lato sulle colline circostanti e dall'altro fino a raggiungere il mare.











Lasciato il castello proseguiamo alla volta di Urbino, tra dolci e verdi colline dall'effetto incredibilmente rilassante.




Urbino è proprio arroccata sulla cima di una collina.





Fu uno dei centri più importanti del Rinascimento italiano di cui conserva l'eredità architettonica, tanto che dal 1998 il suo centro storico è considerato patrimonio dell'umanità.

Visitare Urbino è un po' faticoso per i menogiovani come noi... perché le sue  strade d'accesso sono in salita, molto in salita. Tuttavia, con i dovuti accorgimenti ce l'abbiamo fatta.































E visto che Urbino è provincia delle Marche con Pesaro, per non far torto a nessuno, per la cena raggiungiamo la costa per un incontro ravvicinato con il mare e con un abbondante piatto di fritto misto.
 
 
Domenica mattina lasciamo Urbino e dopo aver percorso la Gola del Furlo, riprendiamo la strada di casa con la certezza di portare con noi il consueto bagaglio di gradevoli ricordi.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 

 

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