Credo che la prima traduzione in italiano del romanzo sia stata questa, con le illustrazioni niente meno che di Abigail May-Amy, la sorellina artista di Louse-Jo:
Uno dei miei più grandi rimpianti di viaggio è quello di essere passata davanti alla casa dove il libro è stato scritto e di non averla potuta visitare.
Ho trovato, però, il sito web di chi ha trasformato quella casa in un museo e così ho rubato un po' di immagini e un pochino di storia.
http://www.louisamayalcott.org/alcottorchard.html
Originariamente le case erano due, costruite circa tra il 1660 e il 1720. Amos Bronson Alcott, il padre di Louise May, le comperò nel 1857, dopo che la famiglia si era trasferita ventidue volte nell'arco di trent'anni.
Il capofamiglia unificò le costruzioni e si prese cura del grande frutteto con quaranta alberi di mele, da cui la casa ha preso il nome. Amos riteneva che la mela fosse il cibo perfetto e quindi battezzò la proprietà Orchard House ( Casa frutteto).
La famiglia visse in questa abitazione dal 1858 al 1877 e qui, su uno scrittoio a mezzaluna posto fra le due finestre e costruito apposta per lei, Louise scrisse nel 1868 il romanzo che cambiò la sua vita e quella della sua famiglia.
La camera era per Louise il rifugio dove aveva la libertà di esternare le sue turbolente emozioni e la preoccupazione per il benessere della famiglia, in completa solitudine.
Il padre costruì lo scrittoio e le librerie, mentre May dipinse il pannello con le calle e i nasturzi per rallegrare la sorella quando si stava riprendendo dalla polmonite da tifo contratta durante il suo servizio come infermiera nella guerra di secessione.
Anche il dipinto a olio che rappresenta un gufo e che adorna la parete accanto al letto, è opera di May.
Nella sala da pranzo, dove trova posto anche il melodeon di Elizabeth- Beth, si tenevano le più interessanti conversazioni con amici e parenti. Gli argomenti erano di tipo sociale, sul lavoro minorile, l'abolizione della schiavitù, il ruolo delle donne nella società e via discorrendo.
La sala da pranzo veniva utilizzata anche come palcoscenico, dove le ragazze Alcott recitavano per amici e vicini, che si riunivano nell'adiacente "parlour", la sala più formale in cui si riceveva, nelle serate di "casa aperta".
In questo salotto, sotto un baldacchino, si svolse il matrimonio di Anna-Meg, nel trentesimo anniversario delle nozze dei genitori.
Elizabeth morì molto giovane per i postumi di una scarlattina, contratta un paio di anni addietro.
La camera di Abigail May-Amy rispecchia la natura artistica della ragazza e contiene tutt'ora disegni fatti da lei e un baule con i vestiti che le giovani Alcott utilizzavano per le loro recite in salotto.
Abigail May sposò un uomo d'affari svizzero e con lui visse felicemente nei dintorni di Parigi. Ebbe una bambina, chiamata Louisa May, detta Lulù, in onore della sorella. Abigail, purtroppo, morì sette settimane dopo il parto e la figlia, per volere della mamma, fu allevata dalla zia di cui portava il nome.
La camera dei genitori rispecchia i gusti di mamma Marmee (Abigail), che qui amava scrivere il suo diario, leggere, cucire e prendere il the.
Anche lo studio di papà Amos rispecchia il suo amore per i libri, la filosofia e la luce.
La nursery venne aggiunta alla casa quando Anne- Meg, rimasta vedova in giovane età, tornò a vivere insieme ai genitori con i due figli piccoli.
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