Ma non basta. Alexandra è una creatrice di gioielli e la sua particolarità è quella di voler salvare gli elefanti dal bracconaggio.
Come? Utilizzando l'avorio vegetale. Leggo qui:
Tra Francia, Israele e Stati Uniti, Alexandra Mor è il frutto di un mix culturale. Non solo: è anche il risultato di un mix di esperienze. La madre era stilista di moda, mentre lei ha iniziato come regista cinematografica. A cambiare il suo destino è stato, in buona parte, l’incontro con il marito, Alon, che ha alle spalle una famiglia di commercianti e intagliatori di diamanti. È così che è stata rapita dal fascino delle pietre preziose ed ha deciso di diventare una designer di alta gioielleria.
Alexandra Mor propone pezzi unici o quasi, con prezzi che arrivano anche a decine di migliaia di dollari. I suoi gioielli sono a volte volutamente asimmetrici, con pietre di grande visibilità, incastri geometrici sorprendenti, uno stile eclettico ma mai bizzarro. Non bisogna stupirsi se i gioielli di Alexandra Mor, che vive fra New York e Bali, siano contesi da collezionisti e visti nei red carpet indossati dalle più note star.
I suoi gioielli sono rari e si trovano solo nello store di lusso Bergdorf Goodman.
Ma parliamo del suo impegno per gli elefanti: Alexandra usa al posto dell'avorio prelevato dalle zanne dei pachidermi, i semi di tagua.
La Tagua, conosciuta anche come Avorio Vegetale, è il seme di una palma, genere Phytelephas, che cresce in alcune zone tropicali dell’America centro-meridionale. Il nome scientifico Phytelephas proviene dalle parole greche phyton, che significa pianta, ed elephas che significa elefante. Questo perché i semi, dopo essere stati essiccati adeguatamente, sono molto simili all’avorio degli elefanti per quanto riguarda colore, durezza e tatto.
Una sola pianta di Tagua può produrre ogni anno la stessa quantità di “avorio” dell’elefantessa media africana.
Con questa collezione Mor intende spostare l’attenzione sui semi di Tagua come materiale di lusso, presentandoli come una alternativa efficace all’avorio di elefante.
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