giovedì 3 maggio 2018

Ma che ti sei messa in testa ?


Grazie alla passione di mio padre per la fotografia, posso affermare , senza ombra di dubbio, che almeno nei miei primi anni di vita , ho avuto in testa dei riccioli, o qualcosa di simile: un'esperienza breve e non particolarmente intensa dal momento che non ne conservo alcun ricordo; infatti, già prima di iniziare la scuola, i miei capelli avevano quelle caratteristiche che, più o meno, avrebbero mantenuto, con lunghezza variabile, per i successivi settant'anni...in pratica fino ad oggi.








Mentre le mie sorelle, di diversi anni più grandi di me, avevano attraversato infanzia e adolescenza con folte e splendide trecce, a me era toccato un dopoguerra impegnato a contrastare i pidocchi che in quegli anni avevano fatto dei capelli la loro residenza preferita; ciò comportava la necessità di frequenti ed energici lavaggi e una lunghezza contenuta, pratiche a cui mia madre si era applicata con scrupolosa regolarità, supportata dal parrucchiere  di fiducia, l'unico del paese, che veniva a casa con forbici e rasoio per darle manforte.






Superato il trattamento "pidocchi", i miei capelli avevano rinunciato per sempre ad arricciarsi e quando, ormai adulta, avevo deciso di ribellarmi al destino facendomi fare una "permanente", per poco non avevo provocato una trauma in famiglia : mio figlio Maxi, al mio rientro a casa, non riconoscendomi, era scoppiato in un pianto disperato che sembrava non finire mai...




Tutto sommato i miei capelli, sia pure con i loro limiti congeniti, non sono mai stati per me un vero problema; ho finito per accettarli per quello che erano e sono, e oggi non mi rattrista affatto vederli ingrigire giorno dopo giorno. E' giusto così.

Non so spiegare come siano fatti i sentieri della memoria, ma ho notato che spesso i ricordi, con tutto  il loro carico emotivo, ci inducono in qualche modo a mantenere viva la curiosità nel presente, anziché fossilizzarci nel passato.   

Così, ricordando quelle vigorose strigliate del sabato pomeriggio e l'ansia di quelle forbici che si agitavano sul mio collo, mi sono ritrovata a chiedermi : ma chi ha inventato lo shampoo ?








Le diverse fonti consultate nel web, prima fra tutte Wikipedia, concordano che il termine shampoo nasce nell'Inghilterra del '700, ripreso però dall'indi champi con il significato di massaggiare , e che  la parola, come la funzione, furono introdotte per la prima volta da un certo Sake Dean Mahomed, che nel 1759 aveva aperto un bagno pubblico per il lavaggio dei capelli sul lungomare di Brighton, già allora importante stazione balneare.

Mahomed proveniva da una famiglia musulmana del Pardi, in India, perciò il suo bagno pubblico era simile ai bagni turchi e ,oltre al servizio di champi, il lavaggio dei capelli, i clienti ricevevano anche massaggi terapeutici. Il servizio era molto apprezzato e  fruttò all'intraprendente Mahomed riconoscimenti anche da parte di personaggi altolocati.

Visto il successo, i parrucchieri inglesi cercarono di imitarlo, mettendo a bollire artigianalmente scaglie di sapone con alcune erbe che avrebbero dato brillantezza e profumo ai capelli; il primo fabbricante di shampoo in flacone fu un certo Kasey Hebert che lo vendeva porta a porta per le strade di Londra. 
Da lì si diffuse rapidamente in Europa e oltreoceano.



Ma l'invenzione e l'uso dello shampoo erano solo il primo passo...Una volta sistemata l'operazione lavaggio era inevitabile provvedere ad inventare qualcosa per l'operazione successiva, l'asciugatura e, perché no, la piega.

Cercando notizie sull'argomento, mi sono imbattuta in alcune foto d'epoca molto curiose, che mostrano l'evoluzione degli strumenti ideati in proposito prima di arrivare ai moderni phon.




















Visti così sembrano dei veri e propri strumenti di tortura...
Non sto a raccontare nei dettagli la loro storia, ma curiosamente è come se queste immagini mi riportassero al punto di partenza di questa pagina, a chiudere il cerchio tra presente e passato, con un proverbio che mia madre mi ripeteva spesso mentre mi strigliava i capelli per renderli puliti e belli : per cumparì, ghè de suffrì... 
















Nessun commento:

Posta un commento