martedì 11 luglio 2017

Suggerimenti utili per un buffet

Letto su qui:
l'ho trovato divertente, ironico e dissacratore. Potevo non condividerlo? Nooo!




Matrimoni, cresime, cene a tema, feste per il pensionamento di un collega che fino a quel giorno non avevi mai visto… ti capiterà un giorno di trovarti di fronte a un buffet. Dimentica lo yoga, non ti servirà; non ti aiuteranno il training autogeno, la terapia di coppia, l’esperienza maturata alle prime comunioni e alle fiere del bianco: di fronte al buffet ognuno di noi può essere un neofita e innescare un domino di fallimenti: i buffet sono una lotta senza fine, un autentico banco di prova in cui sopravvivono solo i più forti. Settima regola del Fight Club: i combattimenti durano per tutto il tempo necessario. Non farti ingannare dalle signore in pelliccia, dalle fanciulle eteree e leggiadre, dai signori raffinati con gemelli e fermacravatta: la gentilezza, al buffet, esiste solo finché non si apre il buffet. E saprai che il buffet è stato aperto quando il cielo si oscurerà, le facce delle persone perderanno i contorni e ovunque ci sarà pianto e stridore di denti. Il fascino dei buffet è proverbiale: c’è tanta scelta, si chiacchiera mentre si spilucca, ci si muove in pellegrinaggio da un tavolo all’altro alla ricerca di sfizi sempre più invitanti; ma i pericoli superano il fascino. Di fronte al buffet ognuno di noi può essere un neofita che si fa sedurre e innesca un domino di fallimenti o un esperto che dopo anni di allenamento riesce addirittura a godersi il momento. Ecco le 8 cose peggiori da fare a un buffet e i rimedi per affrontarle.





Dimenticarsi il proprio numero di braccia. Anche quando i buffet sono sereni e tu riesci a scegliere, mangiare, conversare e respirare con la stessa gradevolezza, un problema si porrà sempre: di solito è in questa situazione che l’uomo scopre per la prima volta di avere solo due braccia. La dea Kalì avrebbe potuto tranquillamente prendere antipasto, lasagna, succo alla pesca e Prosecco per farci un Bellini; tu, invece, ti trovi a poggiare il piatto su un ginocchio, il coltello (di plastica, ovviamente) in bocca, mentre un bicchiere captato a caso passa perennemente vuoto da una mano all’altra, nell’attesa che un simpatico samaritano ci versi qualcosa. È per questo che il neofita si riduce a bere chinotto. L’esperto, da vero cartesiano,
scompone il problema: prima beve, poi parla, poi mangia in piccoli bocconi.






Non considerare ogni dettaglio. Sul tuo piatto hai creato con la porchetta una piramide a gradoni che farebbe invidia ai Maya (i vegetariani sostituiscano porchetta con fette di mozzarella di bufala). Sei lì che la annusi e stai per assaggiarla e proprio mentre vedi arrivare la cugina invidiosa, quella che non vede l’ora di crocifiggerti sulla tua situazione sentimentale, ti accorgi che le uniche posate di cui disponi sono una forchetta di plastica (a cui hai già fatto cadere due denti su tre fingendo di infilzare le olive) e un coltello del medesimo trasparente materiale. Ecco quello che avviene: la cugina interloquisce, tu usi l’ultimo dente della forchetta come una bacchetta cinese; la cugina commenta, e tu respiri solo col naso perché spingi a forza per tutta la bocca un involtino grande come il mare; la cugina ti compatisce perché sei stato lasciato e tu non riesci nemmeno a pronunciare un sibilo, tanto ti sei arrotolato nel grasso; la cugina insinua e tu non distingui più tra la porchetta e la tua persona. Il neofita si fa sedurre dalla porchetta, l’esperto se la mette in tasca e la mangia a casa in pigiama.




Non proteggersi adeguatamente. E tuttavia una ragione c’è se tutte le posate sono di plastica e se nessun coltello taglia. Da quando è stata inventata la lavastoviglie, ci potremmo quasi permettere il metallo, ma nessuno si azzardi a farlo se non è presente la protezione civile o un qualsiasi rappresentante delle forze dell’ordine. Riguardo il cibo, l’Italiano non ha mezze misure: è ciò che ha di più caro, lo difenderà con tutto quello che serve. Saltare le file, rubare l’ultima porzione rimasta, esagerare con le salse, mettere sul piatto un numero inverosimile di ostriche, sono tutte azioni che, a un buffet, finirebbero in un bagno di sangue. Il neofita non teme di mettersi in mostra, l’esperto mantiene un basso profilo.


Sentirsi perduti per l’assenza di cucchiai. Nella vita normale, i discorsi sulle posate sarebbero già finiti da tempo. Per quanto concerne i buffet, invece, se ne potrebbe parlare fino all’inverosimile. L’ennesimo problema lo incontri quando a fronte di riso, cous cous, orzo, orecchiette, paella, insalata di alghe, è stato disposto un solo cucchiaio. Le proporzioni di solito sono queste: 100 persone, 40 portate, un cucchiaio per prenderle. Il neofita, affamato, si unge fino ai gomiti, mangia con le mani dai vassoi, cerca con aria contrita un invitato scout che stia già limando dei legni per creare una posata. L’esperto ha già imparato a sopravvivere: raccoglie coi bicchieri, filtra coi tovaglioli, mangia coi cucchiaini da caffè, tutto con un perfetto aplomb britannico.





Non tenere in debita considerazione l’orrore degli apericena. Mai sazia di produrre abissi che la sociologia non riesce a spiegare, la modernità ha coniato una tremenda abitudine, biecamente descritta da una tremenda parola: l’apericena. Per le modelle di Milano e i crudisti, l’apericena è un modo frizzante di far cominciare la serata, per tutte le persone normali è un incubo da cui non ci si sveglia. Ecco la sequenza di quel che accade: ti siedi a un tavolo finché un barista non scoperchia dei piatti preparati il giorno prima e rimestati con olio vecchio direttamente dentro al microonde; ti prendi un numero di gomitate che nemmeno al calcetto dell’ora d’aria in galera; fai le vasche all’infinito perché ti scordi il piatto, il tovagliolo, il sale, lo scontrino, il bicchiere, il cucchiaio, la ragione per cui sei al mondo; cerchi di parlare con le persone che ti accompagnavano, ma non le trovi più; ti ritrovi da solo in un angolo a domandarti da quando ogni piatto debba essere necessariamente sommerso da glassa di aceto balsamico. L’esperto, quando percepisce anche solo ipotesi di apericena, resta a casa.


Arrivare ai buffet fuori allenamento. C’è un momento, nei buffet, in cui riescono soltanto quelli che hanno fatto il cammino di Santiago o vinto almeno un’Olimpiade di pesi massimi: quando aprono il banco del fritto. È il momento miracoloso in cui molte nonne sulla carrozzella si rianimano e prendono la rincorsa. I fritti, tra tutti gli alimenti che si rispettino, sono i più amati, agognati e ricercati, per questo la concorrenza si fa spietata. Chi fa acquisti solo durante i saldi sa di cosa si parla: bisogna avere le idee crudelmente decise, non farsi impietosire da nessuno e credere molto nelle proprie possibilità. Il neofita spesso arriva a raccogliere il broccolo fritto sputato dai bambini in quanto alimento verde e molle; l’esperto, con aria disinvolta, si aggira attorno al banco del fritto già mentre gli altri pensano ancora al carpaccio, trovandosi così nel luogo giusto al momento giusto.




Farsi attirare dalle inaugurazioni. Una particolare sottocategoria dei buffet è il classico buffet da inaugurazione. In questo caso, chi apre un negozio e vuole attirare potenziali clienti offre del cibo che, non appena comincia ad aleggiare nell’aria la parola gratis, è arraffato a una velocità che la luce non può raggiungere. Dovendo servire soltanto da richiamo, questo cibo generalmente è freddo, stantio e irriconoscibile: flan di qualcosa, pizzette ripiene di questo e quello, tramezzini misti a caso, calzone di sfoglia farcito alla meno peggio. Il neofita di buffet ci resta invischiato fino all’indigestione, il vero esperto guarda e passa.


Consolarsi coi dolci. Da anni ormai ai matrimoni non si serve soltanto un’unica torta grande come l’amore e dolce come la libertà perduta, ma si ricoprono tavoli interi di leccornie d’ogni tipo. Di solito, a quel punto della giornata, gli invitati sono stremati, la sposa sta per divorziare e i camerieri non redarguiscono chi prende la doppia porzione: hai campo libero. Guardati anzitutto dal rischio indigestione: non essere riuscito ad aggiudicarti un antipasto che sia uno, non ti autorizza ora a rimpinzati di zuccheri. In secondo luogo, non riempirti le tasche di dolci (probabilmente trasbordano già di porchetta, cfr punto 2) e in più si squagliano e possono otturarti il microfono del telefono (true story). Ricorda che spesso quelli che sembrano confetti sono sassi colorati di viola, per fare pendant coi mazzetti di lavanda.



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