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Non si sa quando di preciso il mito di Amore e Psiche sia nato, ma è ormai certo che le prime tracce scritte di questa leggenda secolare siano nelle Metamorfosi—unico romanzo latino pervenuto interamente ai giorni nostri—dello scrittore latino Apuleio, vissuto nel II secolo d.C.
Come è facilmente intuibile, la leggenda di Amore e Psiche narra dell’incontro tra due amanti. La storia inizia con la presentazione di Psiche, una fanciulla talmente bella da essere paragonata da chiunque la vedesse alla dea della bellezza Venere. Quest’ultima, infuriata a causa delle voci che circolano sulla terra, decide di inviare in missione il figlio Eros.
Eros ha un compito preciso: scoccare una freccia affinché Psiche si innamori dell’uomo più brutto della terra, ma arrivato sul posto fallisce miseramente. Accecato dalla bellezza della fanciulla sbaglia il colpo, che gli rimbalza contro.
Nel frattempo i genitori di Psiche—disperati che la figlia non riesca a trovar marito—accolgono il consiglio di un oracolo: lasciano la figlia ai bordi di un precipizio, affinché il vento Zefiro la accompagni nella dimora del suo futuro sposo.
Eros, che aveva osservato tutto da lontano, decide quindi di chiedere in sposa Psiche a Zefiro. Il vento accoglie la sua richiesta, e conduce la fanciulla in un palazzo buio. Lì i due ragazzi si innamorano l’un l’altra, nonostante il dio dell’amore non voglia accendere la luce per non far infuriare la madre.
Un giorno, però, Psiche—spinta dalla curiosità delle sorelle—decide di avvicinare al volto dell’innamorato una lampada a olio. Cade così una goccia che ustiona il volto di Eros, il quale, ormai offeso, decide di andarsene.
Arrivati a questo punto Psiche è disperata, talmente tanto da impietosire la stessa Venere, la quale le dice che potrà riavere il suo amato se supererà tre prove via via sempre più complesse. La prima—che consiste nel suddividere in parti diverse un mucchio di grano—viene superata grazie all’aiuto di alcune formiche generose. La seconda—recuperare della lana da una pecora dal vello d’oro—grazie al consiglio di un cane parlante.
Durante la terza prova, invece, Psiche è costretta ad arrivare al centro degli inferi per ricevere dalla dea Proserpina una boccetta della sua bellezza. Al ritorno, però, la fanciulla sviene dopo aver aperto l’ampolla. A questo punto accorre l’amato Eros e la trae in salvo.
I due, con la benedizione di Zeus, potranno così finalmente sposarsi. E dalla loro unione nascerà la loro bambina: Piacere.
Nonostante questa leggenda abbia ispirato molti letterati e musicisti, l’opera più famosa che prende spunto da Amore e Psiche è sicuramente la scultura di Antonio Canova. Realizzata tra il 1787 e il 1793, la scultura rappresenta i due amanti in procinto di scambiarsi un tenero bacio ed è oggi uno dei pezzi più importanti e amati dai visitatori del Museo del Louvre di Parigi.
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