Rakotz Bridge – il Ponte del Diavolo
Il Rakotz Bridge, o per dirla in tedesco il Rakotzbrücke, si trova nel parco denominato “Azalea and Rhododendum Park Kromlau“, nella Municipalità di Gablenz nel distretto di Görlitz, Sassonia, Germania, il suo nome è dovuto alla presenza appunto di Rododendri e Azalee.,
Costruito quasi 150 anni fa, nel 1860, il Rakotz Bridge attira ogni Anno molti Fotografi professionisti visto il suo particolare Aspetto e Bellezza, offrendo uno scenario quasi Fiabesco. La sua forma precisa,un perfetto Semicerchio, fa si che indipendentemente dal punto di osservazione, il suo riflesso nelle acque, vada a completare l’immagine, mostrando un Cerchio Perfetto.
I lavori di realizzazione del Rakotz Bridge, furono lunghi, terminando dopo dieci Anni, vista la particolarità, e se vogliamo dirla tutta, l’eccentricità del Progetto, iniziarono a circolare delle “Strane” voci, che affermavano il carattere Mistico-Simbolico della Struttura, infatti molti, a quei tempi, credevano che il Ponte non fosse un semplice collegamento tra le due sponde, ma bensì la porta che delimitava il confine tra paradiso e Inferno, per questa ragione gli fu dato l’appellativo di Ponte del Diavolo.
Ponte del Diavolo (Dyavolski Most), Ardino, Bulgaria
PONT VALENTRÉ, FRANCIA
In Italia ci sono diversi ponti la cui costruzione è attribuita al diavolo e il racconto di quanto è avvenuto è sempre simile:
Il Ponte della Maddalena (detto Ponte del Diavolo) attraversa il fiume Serchio nei pressi di Borgo a Mozzano, Lucca.
Il Ponte della Maddalena è comunemente identificato come "Ponte del Diavolo". Come molte altre imprese che ai coevi parevano impossibili, la leggenda popolare ne attribuisce la costruzione al diavolo, il quale vien poi truffato in vari modi. La leggenda narra del capo muratore impegnato nella costruzione del Ponte che era molto preoccupato del ritardo accumulato nella stessa costruzione. Egli dunque scese a patti con il Diavolo, il quale gli consentì di completare l'opera in una sola notte in cambio della prima anima che avesse attraversato il Ponte. Il capo muratore accettò e il Ponte fu ultimato. Il capo muratore, disperato per l'imminenza del pesante tributo al Diavolo, corse dal Parroco del paese, il quale, ascoltata la confessione, escogitò uno stratagemma: fece attraversare il Ponte ad un cane, il Diavolo infuriato per il gesto scaltro lo prese e si buttò nelle acque del fiume senza mai più farsi rivedere. Si racconta inoltre che il cane, un pastore maremmano del tutto bianco, ogni tanto si veda passeggiare sul ponte nelle ultime sere di ottobre che rappresenti il diavolo che ancora cerca l'anima del capocantiere.
Ponte di Dronero (Cuneo) sul torrente Maira
Ponte di Cividale
Ponte di Tolentino
Ponte di Augusto e Tiberio a Rimini
C’è un motivo per cui il diavolo, nel folklore popolare diviene un abile architetto e muratore? Per alcuni questa strana attribuzione è legata a particolari "disegni" esoterici presenti su tali realizzazioni o magari alla troppo arida costruzione per l’epoca, o ancora alla oscura fama dei costruttori. In realtà ciò che si nasconde dietro queste leggende è il ricordo di antichi rituali pagani mai dimenticati.
Da sempre il tema del "sacrificio", ed in particolare quello umano, come offerta per placare la collera divina in qualche modo generata dai comportamenti dell’uomo, è presente nel mondo antico. Se però ci si sofferma spesso su questo aspetto cruento presente nelle antiche civiltà del passato si dà poca importanza all’uccisione rituale legata al "sacrificio edilizio". In passato infatti, quando bisognava realizzare una nuova costruzione, una torre, un ponte, o addirittura fondare una città, si usava effettuare un’offerta ad una divinità, ad un genius loci, ad una ninfa o ad un demone per assicurare il loro benvolere alla nuova realizzazione.
Nelle civiltà storiche e protostoriche non mancano testimonianze del sacrificio edilizio. Ecco così che nell’antica terra di Canaan era uso seppellire un uomo tra le fondamenta dei villaggi e tracce di questo ricordo sono presenti anche nel Vecchio Testamento ove si dice "…nel settimo giorno i sacerdoti prendano sette tombe, che si adoperano nel giubileo, e vadano avanti all’arca del testamento, e farete sette volte il giro della città…".
Pausania testimonia il sacrificio edilizio nella narrazione della fondazione di Messenia, e simili rituali li troviamo tra i nativi d’America, in Asia e nella cultura africana. Si narra così che presso alcune tribù africane, dopo aver deciso il luogo dove fondare un nuovo villaggio, venisse disegnato un "recinto", di solito circolare, ed era qui che era condotto un ragazzo a cui venivano tagliati i malleoli in modo che, prima di morire, tra gli spasmi, potesse diffondere in tutta l’area il suo sangue innocente. Ancora una volta sembrerebbe che questi rituali non appartengano alla nostra cultura antica ed invece il sacrificio edilizio lo ritroviamo nella civilissima Roma. Il mito della fondazione dell’Urbe è quanto mai lungo e complesso, in realtà in questa sede ci interessa la parte finale dello stesso. Romolo e Remo ottengono il permesso di fondare una nuova città. I due fratelli si dividono, uno si reca sul Palatino e l’altro sull’Aventino per osservare il volo degli uccelli che avrebbe vaticinato il luogo preciso di fondazione.
Il responso favorisce Romolo che traccia il solco sacro "...Romolo attaccò all'aratro il vomere di rame, accoppiando al giogo il toro e la vacca e tracciò un solco profondo a base delle mura. Questo solco costituì il circuito che doveva percorrere la muraglia chiamata poi dai latini Pomerio, cioè, post murum".
Nessuno avrebbe dovuto attraversare il solco tracciato. Remo invece si prende gioco del fratello passandolo e così viene ucciso da Romolo. Sembrerebbe incredibile come la fondazione dell’Urbe fosse "insudiciata" da un gesto così cruento, un fratricidio. In realtà questo episodio nasconde altro, un sacrificio rituale per la novella fondazione. Questa tradizione cruenta sin qui descritta viene successivamente mitigata attraverso il sacrificio animale. Ecco così che al sacrificio umano viene sostituito quello animale o successivamente il seppellire monete tra le fondamenta. Ad esempio, durante il Rinascimento è Papa Paolo II a far seppellire tra le costruzioni da lui realizzate vari sacchi di monete d’oro. E’ da queste usanze che nascono le leggende precedentemente raccontate. Demonizzato, dunque ma non cancellato, l’atavica colpa dell’uomo che deve effettuare la pratica cruenta dell’uccisione per potersi garantire un futuro prospero viene "lavata" da un capro espiatorio che gli farà dire "non sono stato io". Il diavolo diviene così il redentore del "peccato", secondo quella idea frazeriana che è nascosta in tutto quanto sinora detto.
Curiosità, folklore, uccisioni e paure dunque che si annidano tra le pietre di ponti che, magari inconsapevolmente, attraversiamo.
Da sempre il tema del "sacrificio", ed in particolare quello umano, come offerta per placare la collera divina in qualche modo generata dai comportamenti dell’uomo, è presente nel mondo antico. Se però ci si sofferma spesso su questo aspetto cruento presente nelle antiche civiltà del passato si dà poca importanza all’uccisione rituale legata al "sacrificio edilizio". In passato infatti, quando bisognava realizzare una nuova costruzione, una torre, un ponte, o addirittura fondare una città, si usava effettuare un’offerta ad una divinità, ad un genius loci, ad una ninfa o ad un demone per assicurare il loro benvolere alla nuova realizzazione.
Nelle civiltà storiche e protostoriche non mancano testimonianze del sacrificio edilizio. Ecco così che nell’antica terra di Canaan era uso seppellire un uomo tra le fondamenta dei villaggi e tracce di questo ricordo sono presenti anche nel Vecchio Testamento ove si dice "…nel settimo giorno i sacerdoti prendano sette tombe, che si adoperano nel giubileo, e vadano avanti all’arca del testamento, e farete sette volte il giro della città…".
Pausania testimonia il sacrificio edilizio nella narrazione della fondazione di Messenia, e simili rituali li troviamo tra i nativi d’America, in Asia e nella cultura africana. Si narra così che presso alcune tribù africane, dopo aver deciso il luogo dove fondare un nuovo villaggio, venisse disegnato un "recinto", di solito circolare, ed era qui che era condotto un ragazzo a cui venivano tagliati i malleoli in modo che, prima di morire, tra gli spasmi, potesse diffondere in tutta l’area il suo sangue innocente. Ancora una volta sembrerebbe che questi rituali non appartengano alla nostra cultura antica ed invece il sacrificio edilizio lo ritroviamo nella civilissima Roma. Il mito della fondazione dell’Urbe è quanto mai lungo e complesso, in realtà in questa sede ci interessa la parte finale dello stesso. Romolo e Remo ottengono il permesso di fondare una nuova città. I due fratelli si dividono, uno si reca sul Palatino e l’altro sull’Aventino per osservare il volo degli uccelli che avrebbe vaticinato il luogo preciso di fondazione.
Il responso favorisce Romolo che traccia il solco sacro "...Romolo attaccò all'aratro il vomere di rame, accoppiando al giogo il toro e la vacca e tracciò un solco profondo a base delle mura. Questo solco costituì il circuito che doveva percorrere la muraglia chiamata poi dai latini Pomerio, cioè, post murum".
Nessuno avrebbe dovuto attraversare il solco tracciato. Remo invece si prende gioco del fratello passandolo e così viene ucciso da Romolo. Sembrerebbe incredibile come la fondazione dell’Urbe fosse "insudiciata" da un gesto così cruento, un fratricidio. In realtà questo episodio nasconde altro, un sacrificio rituale per la novella fondazione. Questa tradizione cruenta sin qui descritta viene successivamente mitigata attraverso il sacrificio animale. Ecco così che al sacrificio umano viene sostituito quello animale o successivamente il seppellire monete tra le fondamenta. Ad esempio, durante il Rinascimento è Papa Paolo II a far seppellire tra le costruzioni da lui realizzate vari sacchi di monete d’oro. E’ da queste usanze che nascono le leggende precedentemente raccontate. Demonizzato, dunque ma non cancellato, l’atavica colpa dell’uomo che deve effettuare la pratica cruenta dell’uccisione per potersi garantire un futuro prospero viene "lavata" da un capro espiatorio che gli farà dire "non sono stato io". Il diavolo diviene così il redentore del "peccato", secondo quella idea frazeriana che è nascosta in tutto quanto sinora detto.
Curiosità, folklore, uccisioni e paure dunque che si annidano tra le pietre di ponti che, magari inconsapevolmente, attraversiamo.
Bravissima Dindi, post ben dettagliato e ricco, con bellissime immagini!
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