Lo ammetto senza problemi e non me ne vergogno: quando scelgo un libro, se non ne conosco l'autore, mi lascio spesso accalappiare dalla copertina. L'immagine che riporta mi chiama, mi dice: questo racconto ti piacerà di sicuro. Sono un tipo semplice, non amo le cose sofisticate, non le comprendo, quindi non è l'eleganza della grafica che mi affascina, ma l'atmosfera che l'immagine evoca. Proprio ieri, in un mercatino, mi sono impedita di avvicinarmi ad una bancarella che aveva una magnifica collezione di libri, credo degli anni '40, con sovracopertine disegnate. Saranno stati una trentina di libri, di grosso spessore, dei classici. Li avrei voluti tutti, solo per quelle copertine, ma....non avrei nemmeno osato chiedere il prezzo!
"Il detto don’t judge a book by its cover traduce in inglese almeno due motti: l’abito non fa il monaco e non farti ingannare dalle apparenze. È anche il nome di uno dei siti americani più interessanti dedicati alla grafica editoriale. Curioso l’accostamento semantico: certo, le copertine dei libri vestono, rivestono un testo come un abito confezionato su misura per l’incontro con il lettore. Ma è pur sempre un prodotto di design complesso e pensato, più che per ingannare qualcuno, per attirarne l’attenzione, instaurare una relazione e suggerire qualcosa della storia che sta tra le pagine......
Le copertine dei libri non illustrano un volume, ma disegnano un’atmosfera, uno spazio che deve intrigare, stuzzicare e richiamare alla mente il racconto che avvolge."
E, per me, è proprio così!!
La copertina come noi la conosciamo è un’invenzione recente: prima, serviva a proteggere il libro dall’usura. La copertina non è indipendente dal resto del libro. È parte del tutto. Invita a entrare all’interno, dà un tono ma non ha l’ultima parola: è importante ma non determinante per definire un’identità. Può avere un pubblico molto ampio, differenziato, non adattarsi a tutte le culture: si dice che in Oriente un libro mormori, mentre in Occidente tenda a urlare. Questione di estetiche. E di marketing. Perché una buona copertina crea intimità fra il lettore e il libro. Perché chiuso, posato sul comodino, un libro lascia di sé l’immagine familiare che riprenderemo alla prossima lettura.
Ma la copertina è competitiva: spinge, sgomita, emerge. Perché comprare un’edizione piuttosto che un’altra? Una copertina giusta (con tutte le variabili attribuibili al concetto etico ed estetico) può far pendere la scelta a favore di un’edizione e sfavorirne altre. Così una copertina sbagliata (non brutta, giacché l’estetica è pencolante) potrebbe far magazzino. Ovvero resa, su ogni fronte. Allora anche autori noti al grande pubblico e non solo ai bibliofili, classici quand’anche contemporanei, per allargare la platea dei lettori conoscono il moltiplicarsi delle copertine. Il che per un editore è un azzardo. Una scommessa su più livelli. E può far emergere il designer, l’illustratore, il fotografo perfino oltre l’autore."
Le copertine che mi "chiamano", oggi, sono di diverso tipo, ma su che cosa sognavo quando ero una ragazzina? Su che cosa sognerei, adesso, se avessi ancora quell'età? Cos'è che ogni tanto tiro fuori da un cassetto e rileggo come fosse la prima volta? Non c'è dubbio! Leggo qualcosa del genere e, fingendo che non sia passato tanto tempo, sogno ancora su queste immagini e su queste storie.
Ragazzi, questa è PREISTORIA!
Però credo che non darò alle mie nipotine i libri che io ho amato. Forse è meglio se leggono storie più moderne, più collegate con la realtà, più "vere". Se è vero che noi siamo quello che abbiamo letto, è meglio se non si riempiono la testa di aspettative irrealizzabili....Non vorrei che la vita, poi, le deludesse troppo.
P.S. probabilmente qualcuna di queste copertine è doppia, ma...non è colpa mia! C'è una magia che fa in modo che alcune cambino da sole ogni tanto.....questi libri sono davvero magici!!
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