Nel Medioevo sia gli uomini che le donne portavano borse legate alla cintura, un po’ come si fa con i moderni marsupi, che ne sono un’evoluzione. Probabilmente si faceva così anche nei tempi antichi, come fa pensare una borsa simile ritrovata addosso a Ötzi, la mummia di un uomo preistorico scoperta nel 1991 nel Ghiacciaio del Similaun. Le borse vennero nascoste nei vestiti per ragioni di sicurezza dal XIII secolo in poi, dato che con la crescita delle città anche i ladri divennero più abili a rapinare le persone per strada senza che queste se ne accorgessero. Così nelle giacche degli uomini e nelle sottogonne delle donne si iniziarono a cucire fessure per accedere alle prime tasche, che erano simili a piccole borse appese internamente ai vestiti.
Fu solo alla fine del Seicento che le tasche vennero cucite ai vestiti degli uomini, nei cappotti, nei panciotti e nei pantaloni. Nei vestiti femminili non accadde lo stesso e le donne continuarono a portare piccole sacche rimovibili che venivano legate in vita e infilate tra i molti strati delle gonne. Nei dipinti settecenteschi non si vedono quasi mai, perché dovevano rimanere nascoste, ma erano molto decorate e capienti: potevano contenere kit da cucito, cibo, chiavi, occhiali, orologi, bottigliette di profumo, pettini, denaro, il necessario per scrivere un biglietto e tabacchiere. In pratica venivano usate come le moderne borse, spiega il sito del Victoria and Albert Museum di Londra, e spesso le donne ne indossavano due contemporaneamente.
Racked spiega che dopo la Rivoluzione Francese, alla fine del Settecento, lo stile degli abiti femminili cambiò, le gonne diventarono più aderenti al corpo e fu alzata la linea della vita negli abiti: si passò al cosiddetto “stile impero” in cui non c’era più spazio per le tasche femminili com’erano state fino a quel momento. Tuttavia le donne avevano ancora bisogno di un modo per portare i propri oggetti personali e così cominciarono a usare delle borsette, più simili a sacchetti che alle borse contemporanee, di stoffa e molto decorate. Spesso erano fatte con delle reti che davano la forma e una stoffa che faceva da fodera e impediva agli oggetti di uscire. In inglese erano chiamate “reticules“, parola che veniva intesa come contrazione di “ridiculous“, cioè “ridicolo”, perché gli uomini le consideravano un accessorio frivolo. Gli unici abiti femminili ottocenteschi che avevano tasche nascoste nelle gonne erano quelli delle bambine, delle donne anziane e delle donne della classe operaia.
Negli stessi anni anche i pantaloni degli uomini cambiarono, sempre per via della Rivoluzione Francese e del ruolo che ne ebbero i cosiddetti “sanculotti”, cioè coloro che non facevano parte né della nobiltà né dell’alta borghesia e per questo non portavano le culottes, i pantaloni sotto il ginocchio delle classi più agiate. Dalla Francia la moda dei pantaloni fino alla caviglia si diffuse nel resto d’Europa, diffondendo insieme alle divise militari le tasche come le conosciamo oggi. L’ultimo paese in cui i pantaloni furono ammessi fu lo Stato della Chiesa: fino al 1827 erano infatti proibiti perché si pensava favorissero l’attrazione delle donne per gli uomini.
Un altro accessorio utilizzato dalle donne nell’Ottocento, almeno nel Regno Unito, era la “chatelaine", un tipo di spilla che veniva fissata alla cintura e da cui pendevano vari oggetti grazie a catenelle metalliche: a differenza delle borsette, che tenevano gli oggetti personali nascosti alla vista delle altre persone, questi strumenti mettevano tutto in mostra. Si chiamava chatelaine, letteralmente “castellana”, perché doveva servire a trasportare tutti gli oggetti di cui una padrona di casa poteva aver bisogno nel corso della giornata, fino a 12 o 13. Ovviamente facevano molto rumore e c'erano anche delle vignette che prendevano in giro questi scomodi oggetti.(http://ilclandimariapia.blogspot.it/2015/11/chatelaine.html)
Secondo Paul Johnson, uno storico e giornalista inglese, i pantaloni e le tasche crearono un nuovo tipo di disuguaglianza tra uomini e donne, dato che le chatelaines e le borsette, che in qualche modo occupano le mani o le braccia, limitavano il movimento delle donne e rendevano più complicato cercare gli oggetti. In un articolo del 2011 sul quotidiano Spectator, Johnson raccontò che nel 1954 lo stilista francese Christian Dior gli disse: «Gli uomini hanno le tasche per tenerci le cose, le donne per decorazione».
Comunque anche le tasche maschili sono cambiate nel tempo: fino al Settecento erano cucite all’interno dei vestiti per non lasciar intravedere gli oggetti. Nell’Ottocento avere delle tasche cucite all’esterno dei vestiti, e dunque in vista, divenne però un segno di ricchezza e ostentazione: un esempio è il taschino da orologio, che se troppo discreto veniva messo in evidenza dalla catena attaccata all’orologio.
Secondo Racked il fatto che i vestiti da donna non avessero tasche o ce le abbiano tuttora molto piccole è un residuo del sessismo del passato ed è anche una faccenda politica. Passando dalle grandi tasche del Seicento e del Settecento alle borsette degli anni di Jane Austen, le donne ebbero più difficoltà a trasportare in modo sicuro i loro oggetti ed essere indipendenti nello spazio pubblico. Alla fine dell’Ottocento le tasche divennero una questione da femministe.
Alle donne quegli spazi tanto comodi fra le pieghe degli abiti erano preclusi a causa della regola non scritta (ma assai in auge) che l’unico obiettivo dell’abbigliamento femminile fosse quello di apparire perfetto, elegante, impeccabile: e pazienza se ciò comportava, tra le altre cose, il dover indossare bustini mozza-respiro o dover portare con sé borsette di rete in cui ci stava poco o nulla.
Nel 1881 venne fondata a Londra la Society for Rational Dress: si opponeva ai corsetti e proponeva di usare pantaloni larghi per dare alle donne maggiore libertà di movimento, in particolare per andare in bicicletta. I vestiti auspicati dalla Society for Rational Dress avevano anche molte tasche – negli abiti maschili dell’epoca potevano essercene anche 15 diverse, compresa una destinata ai biglietti del tram o del treno. Le tasche da donna della Society for Rational Dress erano ampie e permettevano di tenerci dentro le mani, un gesto considerato generalmente poco educato e femminile.
Un articolo uscito nel 1899 sul New York Times scriveva che la civiltà stessa è fondata sulle tasche e che il genere femminile non avrebbe mai potuto competere con quello maschile fino a quando non le avesse avute. All’epoca le tasche erano davvero associate alle lotte per i diritti politici delle donne, tanto che un altro articolo del Times del 1910 sottolineava che i vestiti delle suffragette ne fossero pieni. Ancora negli anni Cinquanta le donne si lamentavano per la mancanza di tasche; Gwen Raverat, intagliatrice nipote di Charles Darwin e membro del Bloomsbury Group, scrisse in quegli anni: «Perché non possiamo avere tasche? Chi lo proibisce? Abbiamo il suffragio femminile, perché dobbiamo ancora essere inferiori agli uomini?».
Oggi di tasche nei vestiti da donna ce ne sono molte, e a volte anche spaziose, anche se in generale, soprattutto per quanto riguarda i pantaloni, non sono grandi come quelle degli uomini. Sicuramente l’industria della moda non ha interesse a proporre tasche grandi che possano sostituire le borse: un’altra fetta del loro mercato ne sarebbe infatti danneggiata.
A quanto pare una certa dose di parità ce la siamo conquistata e ci siamo appropriate di queste benedette e utilissime tasche! Ma la borsetta, quella no, non la molliamo di sicuro! Impossibile farne senza!
Oggi di tasche nei vestiti da donna ce ne sono molte, e a volte anche spaziose, anche se in generale, soprattutto per quanto riguarda i pantaloni, non sono grandi come quelle degli uomini. Sicuramente l’industria della moda non ha interesse a proporre tasche grandi che possano sostituire le borse: un’altra fetta del loro mercato ne sarebbe infatti danneggiata.
A quanto pare una certa dose di parità ce la siamo conquistata e ci siamo appropriate di queste benedette e utilissime tasche! Ma la borsetta, quella no, non la molliamo di sicuro! Impossibile farne senza!
-Se un uomo se ne sta con tutte e due le mani in tasca, offre un'immagine di tranquilla rilassatezza e non viene visto come una minaccia, mentre se tiene in tasca una sola mano, dà l'idea di essere armato e pronto all'offensiva, quindi viene visto come minaccioso.
-Lo sapete a che cosa serve la quinta tasca dei jeans, quella piccola che non si usa mai?
Originariamente era nata come taschino porta-orologio!
-A che cosa servono i bottoncini di metallo sulle tasche dei jeans?
Senza rivetti i nostri jeans avrebbero vita molto più breve, si rovinerebbero con molta più facilità.
Intorno al 1870 erano gli operai ad indossare i denim e, facendo lavori di fatica, sottoponevano a sforzo anche i loro pantaloni, che spesso si scucivano o bucavano. Un giorno la moglie di un lavoratore decise di porre rimedio alla situazione: andò da un sarto, Jacob Davis, e gli chiese di creare un paio di denim che non si disintegrassero così facilmente. Lui ebbe un'idea: fissare alcuni "chiodi" a forma di bottone nelle aree più a rischio, quelle che entravano più in contatto con le superfici o si danneggiavano a causa dei movimenti. Davis poi contattò l'imprenditore tedesco Levi Strauss e, insieme, iniziarono a disegnare i nuovi modelli di pantaloni dotati di rivetto.
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