Forse non tutti sanno che l’italiano è ricco di parole inventate da Gabriele D’Annunzio. Simbolo del Decadentismo, autore di opere come Il piacere ed una serie infinita di versi e di poesie, D’Annunzio è stato, infatti, anche onomaturgo, ovvero ‘inventore‘ di parole mai esistite prima nel vocabolario italiano.
Il simbolo del Decadentismo Gabriele D’Annunzio ha inventato molte parole usate comunemente nella lingua italiana. Nessun letterato ha influenzato la vita pubblica e privata degli italiani quanto il famoso scrittore, drammaturgo, poeta, politico e patriota abruzzese; quando si pensa a D’Annunzio si pensa infatti ad un fenomeno di costume, ad uno stile di vita e ad un vero e proprio culto per la parola. Per lui l’eloquenza era a tutti gli effetti l’unica ancora di salvezza in un mondo dalle mille trasformazioni: “l’espressione è il mio unico modo di vivere; esprimermi, esprimere è vivere”.
La parola era amata da D’Annunzio in quanto capace di suscitare emozioni immediate. I termini e le locuzioni erano da lui trattate come veri oggetti preziosi. Proprio per questo il letterato era alla costante ricerca di grafie e di parole nuove che meglio si adattassero e rappresentassero i suoi pensieri e la sua ideologia. Fu lui per esempio a donare al fascismo gran parte del suo corredo esteriore: i cerimoniali, il frasario, nonché il grido rituale “Eia eia alalà”.
( http://www.supereva.it/scudetto-tramezzino-e-ornella-le-parole-inventate-da-dannunzio-7833)
Leggo anche qui :.http://www.focus.it/cultura/storia/10-parole-inventate-da-dannunzio
Scudetto - A inventare questo simbolo fu il poeta Gabriele d'Annunzio, il quale sembra che in giovane età si divertisse a giocare a calcio con gli amici, sulla spiaggia di Francavilla, vicino alla natìa Pescara (finché nel 1887, durante una partita, perse due denti cadendo e pose fine alla sua carriera da calciatore...).
La partita di fiume. L'occasione per questa particolare innovazione si presentò nel 7 febbraio del 1920, a Fiume, durante l'occupazione della città da parte dei volontari italiani guidati da d'Annunzio.
Quel giorno, infatti, fu organizzata una partita tra una squadra di militari italiani e una di civili locali. Per l'occasione gli italiani indossarono una maglia azzurra sulla quale il Vate decise di applicare anziché lo scudo sabaudo (come avveniva sulle maglie della Nazionale a quei tempi), uno scudetto (di forma “sannitico antica” secondo la definizione araldica) con i colori della bandiera italiana.
E proprio allo scudetto di d'Annunzio, qualche anno più tardi (1924), si ispirarono gli organizzatori del campionato quando stabilirono che da quel momento, la squadra che ogni anno avesse vinto il titolo, nella stagione successiva si sarebbe fregiata anche di un simbolo da apporre sulla maglia.
La prima fu il Genoa che così, nel 1925, giocò con lo scudetto sul petto.
Tramezzino - Nacque a Torino (per la precisione, presso il caffè Mulassano) nel 1925 ed era farcito con burro e acciughe. Qualche anno più tardi si arricchì di numerose varianti e, soprattutto, trovò il nome con cui è conosciuto ancora oggi: «Ci vorrebbe un altro di quei golosi tramezzini...», esclamò d'Annunzio, durante una visita allo storico bar torinese.
Il termine, che voleva essere la risposta italiana al sandwich inglese, deriva probabilmente dalla parola "tramezzo" ("Elemento situato in mezzo a due o più altri elementi", secondo la definizione del vocabolario Treccani).
Arzente - nome italiano dato al cognac dal vate.
Velivolo - "Che va e par volare con le vele" : questo è il significato della parola velivolus (velivolo), il "vocabolo di aurea latinità" che secondo d'Annunzio (poeta diventato anche esperto aviatore) è perfetto per indicare il nuovo mezzo di trasporto. È il 1910 e durante una conferenza sul "Dominio dei cieli", il Vate ne spiega dettagliatamente le ragioni: «La parola è leggera, fluida, rapida; non imbroglia la lingua e non allega i denti; di facile pronunzia, avendo una certa somiglianza fònica col comune veicolo, può essere adottata dai colti e dagli incolti».
Automobile - (al femminile).
Fu sempre Gabriele D’Annunzio, dietro una richiesta specifica di Giovanni Agnelli, ad arrivare alla conclusione che la parola automobile fosse di genere femminile.Quando fu inventata, l'automobile era declinata quasi dappertutto al maschile. Accadde in Francia (dove si passò al femminile solo dopo l'intevento dei linguisti), in Spagna (dove ancora oggi ha mantenuto il genere originale) e, fino al 1926, anche in Italia. Quell'anno, infatti, D’Annunzio (che all'epoca era riconosciuto come un'autorità in campo linguistico) dichiarò che «automobile è femminile. Questa ha la grazia, la snellezza, la vivacità d’una seduttrice; ha, inoltre, una virtù ignota alle donne: la perfetta obbedienza. Ma, per contro, delle donne ha la disinvolta levità nel superare ogni scabrezza». E automobile (femmina) fu.
Piave - Cambiamento di genere anche per il sacro fiume d’Italia che, conosciuto come la Piave, dopo la virile vittoria militare, diventò maschile proprio grazie al Vate.
Nomi femminili - L'attrice Ornella Muti deve il suo nome d'arte (in realtà l'attrice si chiama Francesca Romana Rivelli) indirettamente a d'Annunzio: sarebbe stato proprio il poeta abruzzese, infatti, a coniare questo nome di battesimo e a usarlo per la protagonista della tragedia "La figlia di Jorio" (1904). Tuttavia, secondo il Dizionario Storico dei Nomi italiani della Utet, all'anagrafe italiana risultava già nel 1900 una persona registrata con quel nome.
Altri nomi inventati da Gabriele, sono Liala e Cabiria.
Vigili del fuoco - Alla nascita, nel 1935, il Corpo Nazionale creato per svolgere servizio antincendio e di protezione civile, derivò il nome dall'analogo corpo francese: i pompieri.
Tre anni più tardi - in piena autarchia culturale - il francesismo fu abbandonato e sostituito da “Vigile del Fuoco”: anche in questo caso l'idea fu di Gabriele d'Annunzio, che si ispirò ai "vigiles" dell'antica Roma.
Fusoliera - La parola che oggi indica la parte dell'aereo "di forma allungata nel senso del moto", secondo la definizione del vocabolario Treccani, e destinata a equipaggio, passeggeri e carico, fu per la prima volta usata da Gabriele d'Annunzio nel romanzo "Forse che sì, forse che no" (1910): “... immaginò di ritrovarsi nella lunga fusoliera che formava il corpo del suo congegno dedàleo tra i due vasti trapezii costrutti di frassino di acciaio e di tela, a, dietro il ventaglio tremendo dei cilindri irti d’alette, di là dai quali girava una forza indicibile come l’aria: l’elica dalle curvature divine".
Il marchio Saiwa - All'inizio era una piccola pasticceria nata a Genova nel 1900. La sua specialità erano i sugar wafer, biscotti inglesi che il titolare aveva imparato a conoscere durante un viaggio in Gran Bretagna. Nell'arco di vent'anni la produzione aumenta, si amplia la distribuzione e... la "piccola pasticceria" diventa una delle prime produzioni industriali di prodotti da forno. Cambia sede e nome: nel 1922 diventa - su suggerimento di d'Annunzio che è un soddisfatto consumatore - la Società Accomandita Industria Wafer e Affini. Era nata (dall'acronimo) la SAIWA.
Parrozzo - Rimanendo in tema dolciario, si deve alla fervida fantasia dell’autore de “Il Piacere” anche il nome “parrozzo”, tipico dolce abruzzese.
Milite ignoto - Alcuni attribuiscono a d'Annunzio anche la definizione di “milite ignoto” con cui, dal 1921, viene indicato il militare italiano non identificato, caduto nella Prima Guerra mondiale, sepolto presso l'Altare della Patria a Roma. Non esistono, tuttavia, documenti che provino che l'espressione sia stata effettivamente coniata dal poeta, mentre è accertato che proprio d'Annunzio abbia svolto un ruolo fondamentale nella scelta, tra le salme non identificabili recuperate nei campi di battaglia, di quella che sarebbe poi diventato il simbolo di tutti i caduti e i dispersi del primo conflitto mondiale.
La Rinascente - Nel 1865 i fratelli Luigi e Ferdinando Bocconi aprono, in via Santa Radegonda a Milano, il primo negozio in Italia dove si vendono abiti preconfezionati. Nel 1917 il grande magazzino viene distrutto da un incendio e ricostruito: per l'occasione Gabriele d'Annunzio lo ribattezzò Rinascente, marchio con cui ancora oggi si identifica quella che, nel frattempo, è diventata una catena di negozi presenti in molte città italiane.|
Folla oceanica - figura iperbolica: che ha la vastità, la grandiosità dell’oceano, quindi immenso, enorme, specialmente nelle espressioni – di origine dannunziana, poi particolarmente usate dalla stampa fascista – adunata o., folla o.; analogamente clamore o., simile al rumore delle onde dell’oceano: la folla ... manda sul vento, da lontano, il suo clamore oceanico (D’Annunzio).
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